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30 Dic
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Un bicchiere di essenza

Si intitola “Stacci di vita” ed è la raccolta di poesie di Michele Angelo Citro. 49 pagine disponibili anche in versione ebook per un libro che l’autore stesso definisce «una raccolta di pensieri in versi. Qualcuno le chiama poesie, io le poesie le considero semplicemente distillato di emozioni». Non ama definirsi scrittore perché «scrittore è quasi una parolaccia, non voglio offendere i veri scrittori», ma questo ragazzo del ’74 di talento ne ha da vendere.

Tante le passioni che hanno attraversato la sua esistenza, al punto che Michele ha dovuto ammettere che «l’unica cosa che non ha mai abbandonato è la curiosità per tutto ciò che è vita». Oggi continua a scrivere, a suonare la sua armonica blues, ad amare la vita.

 

Il titolo di copertina nasce da una riflessione ben precisa. «Lo staccio è uno strumento usato per filtrare la sabbia, e alla fine resta la parte più sottile. La vita può essere concentrata in poche emozioni. I giorni che davvero viviamo sono pochi, uno a settimana, uno al mese, forse. Lo staccio filtra la vita; restano i momenti belli, quelli da ricordare. “Stacci di vitaè la parte più sottile di una vita, è il suo distillato, è l’essenza».

Questo libro, questo bicchiere di essenza, presenta una struttura originale a partire dai titoli dei vari componimenti. Eccone un esempio: «Ed il Walkin’ Blues si lasciò assecondare. Partii, ma viaggiando si scoprono nuovi piccoli universi paralleli».
 È lo stesso Citro a spiegare che «nessuno è un vero titolo. Sono degli incipit, è come se fosse una tela che si lega in un percorso, una sorta di piccolo romanzo. Tu parti così, con il walkin’ blues, metti le scarpe e cominci a camminare, senza sapere cosa incontrerai».
E può anche accadere che «A volte, di notte, perso tra boccali di birra, sei assalito dalle Sirene, dal loro canto mistico. Si aprono nuove porte a cui affacciarsi».

Tutto ha avuto inizio così, è questo il titolo della poesia che apre la raccolta: «Ho attraversato mari di ghiaccio e montagne di sale, \ giorni bagnati e serpenti volanti,  \ formiche giganti con soldati romani, \ aerei abbattuti e puttane spogliate \ ma nei miei occhi, nelle mie narici \ ho potuto vedere solo il profumo delle tue mani, \ il colore dei tuoi capelli, \ il sapore agre delle tue gambe, \ il profilo scoperto del tuo seno \ ma ancora non ti ho trovata, \ ancora non ti ho liberata. \ Quando un giorno riuscirò a svegliarmi \ da questo sonno che non vuole destarsi, \ solo allora con te vicino \ potrò dire di essere vivo, \ di essere nato, \contento di essere morto.»
Con questi versi Michele racconta il momento in cui si è acceso il fuoco: la fine di un amore, l’inizio della scrittura.

E il viaggio si chiude con le Riflessioni di un uomo brillo: «Sento la testa scoppiare. È tanto, troppo alcool nelle vene. A volte è una necessità. Quelle notti in cui ti senti solo, solo come un verme. Cos’è che manca? Consumato l’appello, la vita rigurgita il tuo nome».

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