Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

Logo
Stampa questa pagina
30 Giu
Vota questo articolo
(0 Voti)

Intervista all'autore - Antonia Dartizio

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere per me è provare e trasmettere emozioni. Scrivo, infatti, quando le mie emozioni sono tanto forti da non riuscire a contenerle. Chiaramente si tratta di emozioni autentiche, dettate da determinati argomenti, esperienze vissute che mi appassionano, che mi permettono di sentirmi viva. Le mie emozioni come la gioia, la serenità, si possono riassumere, quindi, nel benessere psico-fisico che provo scrivendo.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

In ciò che ho scritto c’è molto della mia vita reale perché sono gli episodi, le persone che hanno segnato la mia vita, in senso positivo o negativo, che mi stimolano a scrivere. A poco a poco, quasi inconsciamente, si passa dal personale al generale, al punto da permettere ad ogni lettore una propria identificazione.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Scrivere quest’opera per me ha significato, innanzitutto, fare un omaggio ad una grande città d’arte e di tradizioni. È innegabile il mio rapporto viscerale con Matera, la mia terra, anche se sono nata a Grassano, un paese della Basilicata. A Matera ho però vissuto la maggior parte della mia vita. Come potevo reprimere tutto quello che sento soprattutto da quando è stata designata Capitale Europea della Cultura 2019? La cultura, che è stata presentata in ogni sua manifestazione come una grande rete che procura benefici psicofisici a chiunque se ne nutra e che permette di collegare le persone tra di loro! Come succede, infatti, alle sei protagoniste, delle quali, nella prima parte dell’opera, vengono narrate le microstorie. Con vissuti diversi, grazie alla rete, a Facebook, si ritrovano e si confrontano, nella seconda parte dell’opera, nella città di Matera. La conoscenza di alcuni misteriosi e segreti angoli e/o episodi della città, offre alle amiche il trait d’union che permette loro di consolidare il rapporto di amicizia che le lega. È questo, infatti, l’altro argomento trattato: l’amicizia, la vera amicizia, come espressione significativa dell’essere umano. L’introduzione delle numerose immagini, infine, offre un contatto visivo e reale con quanto descritto mediante la parola.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

La scelta del titolo è stata semplicissima. I temi che avevo intenzione di sviluppare si ritrovano nel titolo, infatti: “le amiche” perché si parla dell’amicizia, la “@” che indica Internet, la rete e, quindi, Facebook, che ha permesso alle amiche di ritrovarsi e “Matera” perché viene presentata la città. È stato il titolo che mi ha guidata nella stesura del contenuto che è stato anche raffigurato in copertina con una bella immagine di alcune ragazze che, mentre contemplano Matera, si stringono in un abbraccio affettuoso nel quale viene inglobata anche la città.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Vorrei con me innanzitutto “Madame Bovary” di Gustave Flaubert perché mi richiama il periodo universitario quando l’ho letto per la prima volta, le riflessioni che mi ha permesso di fare sulla concezione della donna, sulla sua evoluzione fino ai tempi nostri, sulla complessità del suo mondo interiore e l’insegnamento che si deduce visto che come era depressa e insoddisfatta Emma lo sono tante altre donne oggi per cui lo ritengo sempre attuale. Porterei con me anche i miei tre libri perché riesco sempre a provare emozioni quando rileggo qualche passo e brevi romanzi, anche di autori non conosciuti, perché sono quelli che, nella loro semplicità riescono, a volte, a coinvolgere soprattutto a livello emotivo e a trasmettere messaggi significativi.



6. E-book o cartaceo?

Io preferisco il libro cartaceo per il fascino che sprigiona a livello visivo, tattile… Certamente l’e-book sarà sempre più usato. Innegabili sono, infatti, gli aspetti positivi che rispondono ai nuovi stili di vita dei giovani che viaggiano spessissimo in Italia o all’estero per lavoro, per vacanze...



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Io non ho deciso di intraprendere la carriera di scrittrice. Ho incominciato a scrivere, infatti, da quando sono in pensione perché sono molto attiva per cui ho bisogno di essere sempre impegnata. Sono, inoltre, sensibile e riflessiva su tutto quello che mi circonda e che accade a me e intorno a me per cui sento il bisogno di esternare, scrivendo, i miei pensieri.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

L’idea di questo libro nasce dal bisogno mio e di alcune mie amiche, che ho ritrovato su Facebook, di rivederci e dal doveroso omaggio che sentivo di fare a Matera dopo la designazione di Capitale Europea della Cultura 2019 . Un aneddoto piacevole, che mi piace raccontare, è senz’altro quello di aver desiderato, con le mie amiche, trascorrere una notte, durante il soggiorno a Matera, insieme, a casa di una materana del gruppo, per poter raccontarci, ascoltarci, senza remore, ridere e piangere anche. Quando, poi, distrutte, alle prime luci dell’alba, abbiamo deciso di andare a letto, siamo tutte crollate al punto da svegliarci a mezzogiorno. Incredibile! Per una volta ci siamo comportate come i giovani che, spesso, non riusciamo a capire e giudichiamo male quando fanno “la grasse matinée”.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

È senz’altro gratificante e stimola a continuare. Oltretutto è come se fosse già tutto scritto nella mente. Le dita scorrono sulla tastiera e il contenuto si genera da sé. È come se qualcuno dettasse. Ecco perché quando scrivo preferisco essere sola, in silenzio, nel mio mondo ovattato.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Nessuno. Ho cercato di leggere qualcosa a mio marito per avere un suo giudizio ma d’un tratto il pianto mi ha impedito di continuare e ho preferito rinunciare.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

L’audiolibro ha tanti aspetti positivi anche se non potrebbe, assolutamente, secondo me, sostituire la lettura tradizionale. In primis permette a chi ha problemi di disabilità, di difficoltà di lettura, di non sentirsi diverso, escluso. Educa all’ascolto, all’espressione i bambini che non sanno ancora leggere. L’audiolibro permette, inoltre, di cogliere ed esaltare anche gli aspetti sonori, musicali, ambientali. E poi, da non sottovalutare la possibilità e il piacere di ascoltare e fare altro contemporaneamente, visto che spesso non si ha tempo per leggere. Quanto è importante, infine, servirsi dell’audiolibro per imparare una lingua straniera!

 

Acquista il Libro sul nostro ecommerce

 

 

Venerdì, 30 Giugno 2017 | di @BookSprint Edizioni