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03 Mar
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Intervista all'autore - Paola Viva -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivo da quando ho memoria. Scrivo quando sono felice, triste, disorientata, distratta, arrabbiata. Scrivo per sentire la vita, non limitarmi a viverla.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Come al solito, tutto. Ci sono io, nella mia completa e totale vulnerabilità, con tutto ciò che ne deriva.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere "Portami a respirare" ha significato prendere coscienza di un anno particolare della mia vita. Un anno che mi ha messa a dura prova e nel quale mi sono costretta a rallentare, perché correvo così veloce da non riuscire più a ricordarne il motivo.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
È stata piuttosto semplice.
Pochi mesi fa, quando mi son resa conto di aver ormai ripreso in mano la mia vita, ho deciso di tatuarmi sul polso sinistro "Portami a respirare", per ricordarmi che abbiamo tutti bisogno di una pausa e che perdersi è normale e naturale. L'importante è riuscire a ritrovarsi lungo la strada, a un certo punto.
Da lì, quando mi son trovata col libro pronto e con un titolo da scegliere, mi sono ritrovata a guardare il mio polso sinistro e ho sentito che non avrei potuto scegliere un titolo migliore.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Assolutamente "Normal People" di Sally Rooney. L'importanza della vulnerabilità come gesto estremo d'amore. La supremazia della comunicazione e della parola. E la conseguente difficoltà che accomuna noi esseri umani nell'applicarla quotidianamente nel modo giusto. Che poi, questo modo giusto qual è? Questo libro (tra i miei preferiti) è caratterizzato da una tenerezza disarmante e da una fragilità che (chi più, chi meno) ci accomuna tutti.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo.
Purtroppo (o per fortuna), ho il brutto vizio di scrivere, disegnare e sottolineare tra le pagine nel corso della lettura. L' eBook, per quanto sia efficace e funzionale, questo non me lo permette. Di avere un'esperienza diretta, ma profondamente personale.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Non penso di essermi mai trovata a deciderlo e non penso neanche di potermi definire una vera e propria scrittrice.
Scrivo perché mi fa bene e perché è il mio modo di amare. La vita, le persone che mi circondano, i luoghi che abito, i momenti che mi segnano.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Sono sempre andata veloce. Ho corso così tanto da dimenticarmi, a un certo punto, di respirare. L'anno scorso gli attacchi di panico sono diventati ingestibili, tanto da rendermi difficile anche riconoscermi quando mi guardavo allo specchio. Poi è arrivato un momento in cui non avevo più tante scelte da fare. Avrei dovuto concedermi di rallentare e di "perdere il passo" o avrei dovuto correre ancora più veloce. E lì ho scelto di rallentare. Ho perso il passo. Mi sono persa. Ho cambiato abitudini. Ho lasciato la scuola e ho iniziato a lavorare. E sono andata in terapia.
Mi sono concessa di sbagliare e di essere sbagliata, probabilmente per la prima volta nella mia vita. E di questo necessitavo, nulla di più. Ma, intanto, c'è una sola cosa che ho continuato a fare: scrivere. Ecco, tutto quello che ho scritto durante questo periodo è, adesso, "Portami a respirare".
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un sogno, come sempre. L'emozione è forte e non varia mai. Sapere di non essere soli, che alla fine condividiamo tutti una ferita comune. E sapersi leggere a vicenda. Questo è magico.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Nessuno, a dire il vero, prima della pubblicazione. Ma, appena pubblicato, mia madre è stata la prima. D'altronde, questo libricino (pieno d'amore) è dedicato a lei, "da cui ho teneramente ereditato la capacità di amare".
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come in precedenza per l'eBook, ritengo che siano grandi innovazioni e che servano ad allenare anche le nuove generazioni al mondo della letteratura e dell'editoria. Purtroppo, però, continuerò ad essere un'eterna tradizionalista (almeno su questo). Comprare e leggere un libro cartaceo è tutt'altra esperienza: permanente, personale e atemporale.

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