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23 Feb
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Intervista all'autore - Manuela Fagone

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono una donna di quarant'anni e vivo a Palinuro, un piccolo paese turistico che si affaccia sul mare, nella costa cilentana della provincia di Salerno. Da sempre vivo con un handicap motorio che mi vede su una sedia a rotelle, ma non per questo mi sono preclusa mai la possibilità di realizzare alcuni obiettivi e le mie ambizioni più grandi. Sono laureata in psicologia e specializzata prima come sessuologa e poi come psicoterapeuta con indirizzo cognitivo comportamentale. Esercito la mia professione con tutta la vocazione che nutro e tutte le scelte che ho preso, anche quelle più difficili o che richiedevano un impegno e uno sforzo maggiore, seguivano sempre una passione e una dedizione personale.
Caparbia e sognatrice, attenta a prendermi cura di chi abita nel mio cuore, testarda, forte e fragile allo stesso tempo, osservo molto, interpreto e vivo le mie emozioni con una sensibilità che me le amplifica. Più che una vera e propria decisione, quella di scrivere è stata un'esigenza di raccontare e condividere qualcosa altrimenti tenuto dentro e inespresso. Mi sono cimentata in un'attività che sapevo già che mi piaceva e mi entusiasmava, e soprattutto verso cui mi sento portata, e ho scoperto solo man mano quanto mi prendesse realmente e quanto la realtà di gratificazione andasse anche oltre le mie aspettative.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivere mi coinvolge molto e cerco sempre di relegare un tempo e uno spazio ben preciso nell'arco della giornata per dedicarmi a farlo. Se mi sento ispirata o carica e motivata a portare a termine un progetto che io vedo nella mia testa, concentro la totalità del mio tempo e delle mie energie a farlo, ritagliando anche piccoli inframezzi di tempo tra altre cose e altre attività. Non c’è solo un momento e capita in alcuni periodi che dalla prima mattina alla notte inoltrata, fino a prima di dormire, riservo le mie energie e il mio entusiasmo a scrivere.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ci sono alcuni autori che recentemente mi è capitato di leggere, non conoscendoli, e che conseguentemente mi sono riproposta di continuare a leggere e mi hanno stimolato la voglia di scrivere. Leggendo Ammaniti e Mazzantini tra quelli italiani, e Jojo Moyes, mi sono ritrovata particolarmente nello stile. Ritengo che siano questi gli scrittori che apprezzo maggiormente e che preferisco veramente, individuando in loro anche una certa dose di ispirazione
 
4. Perché è nata la sua opera?
Ho accumulato esperienze e panoramiche diverse nella mia vita, e mi sono ritrovata tante volte a dire, "Devo scrivere un libro!", forse per un bisogno di esprimere qualcosa di me che non potevo tenere chiuso. E ricordo che mia madre era quasi divertita di questa cosa e per me i suoi sorrisi erano consensi ed approvazione, fin quando il mio bisogno è diventato voglia, e quando mia madre è venuta a mancare gliel'ho promesso. Ho iniziato quasi subito a lavorarci ma forse non era il momento giusto. Ho continuato a percorrere la mia strada ma soprattutto ho continuato a credere che la vera forza è la voglia, e la mia voglia era quella di raccontare una vita, ma non semplicemente fatta di fatti ma fatta di emozioni, e tutto questo era spinto dalla voglia ancora più grande di mantenere quella promessa fatta a mia madre.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Io credo che la mia formazione così come la mia voglia di conoscere si è sviluppata ed è cresciuta indipendentemente dal contesto in cui vivevo. Non ho mai assorbito le reticenze e le chiusure mentali del paese piccolo che mi ha sempre ospitato; ho maturato le mie passioni, le mie attitudini e di conseguenza le mie ambizioni a prescindere da ogni forma di limite sociale verso cui non mi sono mai voluta adattare.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Personalmente credo che nel momento stesso in cui ci si appresti a scrivere, per quanto si voglia raccontare qualcosa di reale, avviene comunque una sorta di alienazione dalla realtà. Nel mio caso posso dire che sono riuscita a trovare nell' evasione stessa una dimensione reale e questa è stata la chiave per esorcizzare ciò che di reale era scomodo per me e difficile da gestire in altri modi.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C’è tutto di me nel mio libro. Posso dire di essermi messa a nudo. C’è la mia storia, i passaggi che mi hanno segnato e il motivo, ci sono le mie sensazioni nel momento in cui vivevo determinate cose, ci sono le mie emozioni, c’è quanto di più concerne quello spazio più personale che è l'anima.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Quello che veramente credo sia stato fondamentale è una Me che credevo non esistesse più, fatta di grinta, determinazione e caparbietà. Le persone a me più vicino sicuramente mi hanno sostenuto, in particolare uno zio ha creduto forse più di tutti in me e nel mio progetto e dal primissimo momento, spronandomi tanto e incentivandomi nella maniera più positiva possibile, ma devo veramente tutto a quella parte di me che nella stesura dell'opera ho ritrovato.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La primissima persona è stata mio fratello e non vedevo l'ora. Subito dopo di lui ha voluto leggerlo lo zio che ho menzionato prima e non mi aspettavo che mi proponesse lui stesso la sua intenzione di leggere il mio libro ancora prima dell’ufficializzazione ma sono stata entusiasta e contenta di condividere anche la fase della lettura con lui.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente la tecnologizzazione rappresenta una porta verso un mondo nuovo che fa parte sicuramente del domani, e l' eBook ne fa parte. Onestamente però penso che per quante porte si possano aprire non è mai giusto chiuderne certe altre, per cui spero che il futuro della scrittura non sia affidato totalmente all' elettronica e che non ci si privi mai completamente del piacere del tocco e dell'odore della carta.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che la versione audio di un libro o di un testo scritto svolge un aiuto prezioso e uno strumento compensativo fondamentale sicuramente per quelle persone affette da patologie visive o motorie particolari. Ritengo però che nonostante la comodità dell'ascoltare anche mentre si svolgono altre attività, rimane sempre necessario riservare uno spazio e un tempo esclusivo alla ricezione, per consentire una dose di concentrazione maggiore al testo, al romanzo o a qualsiasi approfondimento tecnico si ascolti.
 
 

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