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09 Dic
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Intervista all'autore - Elisabetta Panico

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Non credo si decida di diventare scrittori, probabilmente le cose avvengono quando meno te lo aspetti, o probabilmente, arrivi al momento in cui prendi nota delle cose che ami fare e investi in esse. Diventi consapevole. Fin da ragazzina avevo dei diari, dove annotavo semplicemente ciò che accadeva. Sempre in tenera età amavo scrivere storie inventate, farne delle illustrazioni e fantasticare ad occhi aperti. Crescendo la scrittura non mi ha mai abbandonato, per un breve periodo ho scritto testi che arrangiavo con la musica, poi sono arrivate le parole senza suono. La poesia è quella sintesi, quella riflessione che ti concedi, e concedi agli altri. Non molto distante dalla musica, dall'arte… ti prende, e smuove le corde dell'animo.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Per motivi di studio, mi capita spesso di viaggiare in treno. Guardare fuori dal finestrino, accompagnata inevitabilmente da un sottofondo musicale che scelgo io stessa a seconda del mio umore. Tutto ciò mi eleva a una realtà non più concreta, e allora scrivo...Potrei dire di scrivere in quel momento prima dell'abbandono meditativo, quel momento in cui, la situazione si annulla, e ci sono solo io e pensieri che emergono come in una scatola precedentemente chiusa, ma che si libera, e ogni giorno caccia fuori cose dimenticate, o che valga la pena ricordare. Che sia di mattina, o di sera, questo tipo d'ispirazione non da avvisi.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Alda Merini è senz'altro una donna che apprezzo troppo per non citare. Un autrice dalla sensibilità singolare, che ha fatto della triste realtà quotidiana, un sentiero di luce! Dalla sua sofferenza, nasce un fiore, e dal suo amore, lacrime.



4. Perché è nata la sua opera?

In realtà, non mi piace nemmeno troppo, definire questa raccolta di versi, "opera". La fa sembrare autoritaria, e inevitabilmente la mette su un gradino diverso rispetto al lettore. Invece questi pensieri nascono per sentirsi più vicino all'altro, per mano di sensazioni che noi tutti proviamo, e, nascono, anche con l'unico ruolo per cui nasce l'arte in sé. Mettersi a nudo! La condivisione di essi, con "l'altro", è secondaria quanto necessaria, e avviene dopo! Il mio sfogo, nasce per mettere un punto, riflettere sulla malinconia, da non confondere col pessimismo, ed abituarsi ad essa, aiutata da attimi di serenità.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Vivo in un piccolo paesino che non offre certo quegli stimoli culturali necessari, e non insegna la bellezza come si dovrebbe. Non si mastica arte, fonte necessaria a parer mio, per educare la sensibilità di un individuo, e aprire le menti, guardare oltre..."Quest'oltre", che raramente ho trovato nel luogo in cui vivo, ho provato a edificarlo nella mia mente, prendendo ispirazioni da libri, film, da tutto ciò che accendesse la scintilla della creatività e mettesse in moto la fantasia. In quest'oltre, ho trovato sempre un posto sicuro dove potessi stupirmi, ed essere me stessa. Quella tranquillità necessaria per poter scrivere, e riflettere... Quindi per quanto bizzarro possa sembrare, ringrazio il luogo in cui vivo.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere è un modo per dire la propria, sulla realtà, e per poterlo fare bisogna essere per un attimo, spettatori consapevoli di essa, quindi evadere.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Tutto ciò che scrivo, serve prima a me, quindi la mia scrittura per certi aspetti diventa terapia, motivo di sintesi e riflessione. Potrei dire che non c'è nulla che non parli per me, nelle parole che metto su carta.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Tutte le persone che incontro in viaggio mi danno inconsapevolmente qualcosa. Fondamentale non è il "chi" in sé per sé, ma il "cosa" ognuno di essi riesce a comunicarmi inconsapevolmente, mentre sono sulla quella mia isola lontana e li guardo a distanza. Forse alcune persone approdate su quell'isola, per brevi periodi o lunghi, hanno influito maggiormente la mia ispirazione, ma tutto sommato, è la sintesi di tutti questi volti ad aver spinto la realizzazione dei versi.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Alla me stessa abitante di questa realtà concreta, e non più sull'isola.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Il fascino del cartaceo, non ha nulla a che vedere con l'azione del ditino che preme su uno schermo per quanto mi riguarda! Nonostante ciò, non possiamo ignorare l'evoluzione che va per la sua strada, sperando solo che non dimentichi mai la cultura a un semaforo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Non mi sono mai affacciata a quest'esperienza, sono tradizionalista per quanto riguarda la lettura. Ho sempre usato gli occhi per leggere, le orecchie però sono altrettanto capaci di trasmettere e arricchire. Forse è il caso di non avere pregiudizi al riguardo di questa nuova frontiera, ma lasciarla fare, purché si legga.

 


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