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24 Lug
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Intervista all'autore - Loretta Maria Gagliardi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nata in Calabria e. precisamente a Cosenza, una bella e piccola città, nel lontano 1939. Ci conoscevamo tutti! All'epoca per me era molto importante avere parenti ed amici sempre molto vicini e presenti... Avevo perso mio padre il 31 maggio del 1942 stroncato da un male incurabile (il cancro dei fumatori). Io avevo solo tre anni e cinque mesi: questo dolore mi è rimasto sempre dentro rodendomi l'animo come un tarlo cattivo. Mio fratello aveva quasi sei anni, mia mamma, una donna meravigliosa, ci ha fatto sempre sentire come ovattati e protetti dal suo grande amore. La seconda guerra mondiale sarebbe finita più o meno dopo un anno e mezzo! Io non posso dire che la guerra ci abbia fatto soffrire.... ero molto piccola. Eravamo andati ad abitare dalla nonna di mia madre che accolse tutti i pronipoti nella sua grande casa con un bel giardino pieno di alberi da frutta.

Quante "scorribande" con i nostri cuginetti: meno male che zio Carlo, il fratello di mia madre che aveva 16 o 17 anni, era sempre con noi e cercava di proteggerci dai vari piccoli incidenti! Poi cominciai a frequentare le scuole, mi piaceva molto e quando ero agli ultimi anni del liceo classico, il "Bernardino Telesio" di Cosenza, forse per emulare mio padre (poeta e giornalista) incominciai a scrivere poesie. Le mie erano poesie ironiche, scanzonate, divertenti e venivano pubblicate nel giornalino del Liceo. I miei professori dicevano di apprezzare molto la mia "verve"! Purtroppo, non le ho conservate! Ho ripreso a scrivere poesie dopo i quarant'anni. Per lo più poesie d'amore, ma anche poesie ispirate da fatti di cronaca nera o da eventi politici o sociologici, naturalmente, dopo aver analizzato in modo crudo e attento l'animo umano. Da più di venti anni compongo in lingua francese adattamenti di canzoni classiche napoletane.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Bella domanda: io non sono una scrittrice, sono una poetessa. Scrivo solo quando qualcosa o qualcuno mi colpisce in modo particolare. Scrivo all'alba, a mezzogiorno, sulla metropolitana, di notte, sul treno... ecc.. Scrivo solo sotto "ispirazione", e finisco sempre la poesia di getto.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Giorgio Faletti che, purtroppo, è morto! Ce ne sono anche altri: a me piace molto leggere e leggo sempre libri cartacei e, mentre leggo, mi isolo per immaginare tutto quello che l'autore descrive... Quando finisco il libro, ci resto male. Vorrei che continuasse all'infinito!



4. Perché è nata la sua opera?

Io ho sempre amato le canzoni classiche napoletane: le ho lette e rilette fino a quando non mi sono entrate nell'anima, poi le ho scritte in lingua francese rispettando la metrica poetica, la metrica musicale e l'animus del poeta originario, in modo che anche i miei adattamenti si potessero cantare con le stesse assonanze e con le stesse armonie dei versi delle canzoni classiche napoletane. Uniche al mondo! Io ho voluto scriverle in lingua francese solo perché il francese nel mondo è più diffuso della "lingua" napoletana. Così, gli stranieri, che apprezzano tanto la musica delle canzoni classiche napoletane - se conoscono il francese - potranno apprezzarne anche i versi. Ecco perché, secondo me, la diffusione del mio libro nei paesi francofoni è molto importante!



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Indubbiamente, hanno influito moltissimo nella mia formazione letteraria il contesto sociale nel quale ho sempre vissuto, gli studi classici e universitari, lo studio di mio padre le cui pareti avevano librerie stracolme di libri, letti e riletti da me sia per esorcizzare la sua morte, sia per sentirmelo più vicino.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

L'una e l' altro. Alcune volte si scrive immaginando delle situazioni, che ti fanno evadere dallo stress quotidiano, simpatiche e divertenti. per cui, scrivendo ti rilassi. Altre volte, invece, si scrive proprio per descrivere delle realtà che non ci appartengono ma che esistono realmente e, che, anche se non ci sono congeniali e non riflettono la nostra vita quotidiana, se siamo scrittori o poeti, vogliamo capire nella loro essenza e, solo dopo, scriverne senza aggiungere e senza togliere niente alla realtà.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C'è molto di me nel mio libro anche se non è un romanzo, ma un libro musicale! Leggendolo si sente l'amore che ho per Napoli. Questa splendida città con i suoi difetti e i suoi innumerevoli pregi, ti accoglie e ti fa sentire a casa tua. Io ho avuto la fortuna di venire a Napoli quando ero ragazza perché dovevo frequentare l' Università e in Calabria l'Università ancora non c'era. Dopo la mia laurea, ci siamo trasferiti a Napoli dove io vivo tuttora!!!



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Si! Mio padre! Lo so, sembra un paradosso ! Mio padre era un giornalista e un poeta... un poeta anche molto apprezzato dai maggiori esponenti del mondo letterario del suo tempo: Roberto Bracco, Ugo Betti, Lucio D'Ambra, Guido Mazzoni , Antonino Anile , che gli scrivevano lettere e "cartoline postali"(che noi conserviamo gelosamente), complimentandosi con lui e facendo un'analisi approfondita e accurata delle sua poesia. Il DNA esiste realmente!



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A chi me lo ha chiesto! Io non ho scelto nessuno, non per superbia, non amo forzare nessuno.... Se tu dai una copia del tuo libro a qualcuno, questo qualcuno è costretto a leggerlo, magari non vuole farlo, non è interessato, non ama leggere e allora, lo legge malvolentieri e… non gli piace!



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

No! Per una prima lettura, magari sì. Il libro, in effetti, se è un libro valido, lo senti come un'entità palpabile che ti tiene compagnia durante le serate di pioggia, in riva al mare, sul treno, prima di addormentarti. Ti affezioni alla trama, ai personaggi e cominci ad accarezzare, inconsapevolmente, le sue pagine con le tue mani... L' e-book per me è asettico! Sarà la mia età?



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Quando si ascolta un racconto ci si può anche distrarre, si possono fare i cosiddetti "voli pindarici", perdere il filo e non apprezzare veramente ciò che viene detto, come accade alcune volte quando si ascolta una conferenza e il relatore non è un "affabulatore", cioè non è capace di tenere in pugno l'uditorio. Quando invece si legge un libro cartaceo, il cui autore, sin dalle prime pagine, riesce a catturare l'interesse del lettore, il lettore comincia da subito a sentirsi preso dalla trama, vuole arrivare fino in fondo e non si distrae. Fantastica e si crea le immagini descritte. I personaggi sembrano persone vere, alcune amate, alcune odiate, altre indifferenti. Quando il libro finisce, il lettore si sente defraudato: i suoi personaggi, amici, non esistono più. Come sarà la loro vita da questo momento? Se lo chiede e alcune volte è il lettore che diventa autore e . continua a scrivere il libro con la propria immaginazione!



 

 

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Venerdì, 24 Luglio 2015 | di @BookSprint Edizioni

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