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26 Set
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Figlio della guerra

Antonio Gianico è un figlio della guerra. È nato nel 1944 in un Molise che dava fino a poco tempo prima, rifugio ai nazifascisti. “Figli della guerra” (516 pagine, BookSprint Edizioni, versione ebook disponibile) è un romanzo autobiografico e storico dove si racconta una parte di un’epoca che va dal primo dop oguerra fino ai nostri tempi.

La storia di “Tonino” ci dà un idea di come generalmente si viveva nel vecchio sud Italia, un sud martoriato dalla guerra appena finita, un sud in ricostruzione che vuole tornare ad essere una terra in cui poter vivere e che vuole fare ciò attraverso la forza di volontà e il lavoro di uomini e donne che fino pochi anni prima hanno dovuto osservare impotenti la distruzione della seconda guerra mondiale.

Il primo obiettivo è ricostruire, economicamente e logisticamente, ritornare ad un livello accettabile di vita, il secondo è ritornare ad una dignitosa vita, ad una sicurezza economica.

 

“Tonino” nasce in Molise nel 1944, in una regione appena liberata dai nazifascisti. Qui frequenta le scuole dell’obbligo e passa una difficile infanzia ma riesce comunque a ottenere il “Diploma di licenza di Scuola Media” da privatista. Giovanissimo è costretto ad emigrare in cerca di lavoro. Lo trova in Germania e Svizzera ma si scontra contro le durissime condizioni a cui erano costretti gli emigranti dell’epoca, impiegati per lo più in attività particolarmente gravose ed usuranti. Non potendo continuare gli studi prosegue la propria formazione come autodidatta e proprio per la sua autoformazione che passa la maggior parte del suo tempo libero fra i libri e documentari, soprattutto di storia. Solo in pensionesi concede qualche viaggio, specialmente presso alcuni Paesi dell’Est di cui ama l’architettura e le persone. Oggi vive in Campania dove ha deciso di scrivere “Figli della guerra” e dove è continuo e costante il proprio impegno presso svariate e delicate tematiche sociali.

Ciò che ci raccontaFigli della guerranon è solo la condizione post seconda guerra mondiale, ma anche come una generazione sia riuscita a risollevare le sorti di una regione, di una nazione, di come il lavoro possa essere mezzo per ritrovare attività e valori perduti e di come purtroppo tali valore non siano arrivati alla generazione successiva, condannandola prossima a rivivere una storia simile a quella di Antonio, il figlio della guerra

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Giovedì, 13 Novembre 2014 | di @

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