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17 Set
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Intervista all'autore - Giovanni Napolitano -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da Cassino, un paese in provincia di Frosinone nel basso Lazio. Ho studiato presso la LUISS di Roma e dopo un periodo di perfezionamenti all’estero, ad Edimburgo, mi sono trasferito a Milano per fare qualche esperienza lavorativa e respirare un po’ d’aria internazionale.
Dopo due anni sono ritornato a nella mia città natale dove sto proseguendo le attività di famiglia tentando di ampliare il business con nuove iniziative che guardano un po’ più verso il futuro.
Ho da sempre avuto un chiodo fisso per la scrittura, in quanto l’idea di poter trasmettere pensieri e nozioni alle generazioni future o, più nel mio piccolo, a chi ci legge, credo sia il presupposto base sulla quale si fonda una comunità e che porta al progresso. Precisamente, la mia opera ha avuto la prima parola scritta su di un foglio di carta il 7 gennaio di quest’anno, dopo pochi giorni dalla nascita di mio figlio, Angelo.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Da imprenditore la mia giornata inizia molto presto, intorno alle 6:30 massimo 7. Durante i 6 mesi di scrittura ho posticipato l’inizio della giornata lavorativa di un’ora ed ho anticipato di mezz’ora la sveglia, così da dedicare quasi ogni giorno un’ora / un’ora e trenta alla scrittura, in modo tale da non perdere il filo.
Inoltre, al fine di riuscire a spiegare meglio alcuni concetti espressi nell’opera, ho dovuto studiare alcuni libri per approfondire gli argomenti e meglio riportarli al lettore.
Aneddoto: io giro sempre con un borsello a tracolla che mi aiuta a tenere sempre con me le chiavi dei negozi, oltre ai documenti personali. Durante il periodo di scrittura ero sempre accompagnato da un quadernino piccolo, di quelli che si usavano anni fa per fare magari le brutte copie dei testi a scuola. Questo quaderno mi è servito per riportare le idee su carta man mano che approfondivo gli argomenti, che solitamente studiavo subito dopo pranzo.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
(Al posto di questa domanda se fosse possibile, vorrei inserire la 9 del gruppo B: ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Risposta: tante volte. Banalmente ogni qualvolta mi vedevo bloccato nella scrittura, o magari ci sono stati alcuni capitoli che ho scritto almeno 3 volte da zero in quanto mi sembrava di non riuscire mai a trasmettere il mio pensiero.
Banalmente anche qualche mattino, in vista di una giornata particolarmente piena di impegni i magari dopo aver trascorso la precedente giornata non proprio al top, il pensiero di abbandonare c’è stato. Qualche volta mi è anche passato per la mente l’idea del tipo “e se una volta scritto il libro, le persone che mi sono vicine che magari leggeranno il libro, mi daranno esclusivamente feedback negativi?”.
Ma alla fine non è stato difficile continuare. Avevo ben in mente la strada e l’obiettivo era quello di arrivare a questo punto.
 
Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata dal desiderio di voler condividere il mio lavoro con le persone che desiderano mettersi in gioco, o che magari dopo le prime difficoltà pensano di mollare.
Nel mondo dell’imprenditoria si affrontano ogni giorno nuove sfide, dubbi, dilemmi ed indecisioni. Inoltre spesso le informazioni di cui si dispone al fine di risolvere tutte queste problematiche sono incomplete, ammesso che ci siano. L’imprenditore si trova quindi a dover prendere decisioni difficili in un contesto, quello odierno, dominato dall’incertezza.
In questo panorama ho sentito l’esigenza di voler dire ai giovani imprenditori di non mollare, di tenere duro, di provare e riprovare senza aver paura di fallire. Anzi, accogliere il fallimento come una opportunità di crescita personale.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tantissimo.
Mio padre è un imprenditore. L’ho visto lavorare son da bambino tutto il giorno, tutti i giorni. Il pranzo e la cena erano gli unici momenti in cui riuscivamo a dialogare come padre e figlio. Spesso però, anche questi momenti erano minati dalle difficoltà del lavoro e dagli impegni, ma ho sempre visto mio padre affrontare le sue giornate con la voglia di un ragazzino!
Mia mamma invece è una maestra, quindi stipendio statale ed un mondo a parte rispetto al privato. Ho sempre vissuto dentro casa il dilemma pubblico-privato, motivo in più che mi ha spinto a dover dire a chi si affaccia a questo modello di vita quali siano le vere regole che bisogna seguire e quali risultano obsolete ed occorre superarle.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Assolutamente un modo per raccontarla. Il libro parla di lavoro quotidiano, persone reali, accadimenti veritieri e riportati fedelmente. L’imprenditoria non è un mondo astratto, oggi è più vera che mai e va affrontata nel giusto modo.
L’imprenditore guida l’innovazione; l’innovazione è la base della società moderna.
Non c’è nulla di più reale.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tanto da una parte, poco dall’altra. Tanto perché è il mondo in cui vivo, le problematiche che ho tentato di esaminare nell’opera sono quelle che affronto nel mio quotidiano e che ogni giorno mi portano ad imparare cose nuove. Poco perché ci sono ancora tanti stereotipi da affrontare e superare, ed in questo il libro è un grido forte verso le nuove generazioni alla presa di coscienza.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Spesso quando scrivevo e non sapevo come spiegare una particolare situazione pensavo “se il problema fosse il mio, e non sapessi come affrontarlo, mio padre come me lo spiegherebbe?”. In questo modo ho tentato quasi di parlare a me stesso con la bocca del mio papà.
Non solo, mia moglie collabora con il CNR ed è una cervellona schematica. Spesso nel raccontare fatti accaduti per dare il senso di causa / effetto, ho utilizzato ciò che lei fa con me per spiegarmi le sue giornate in laboratorio, dove 2+2 non è per forza uguale a 4, ma dipende da molti fattori. La sua frase celebre è “io sono una donna di scienza, sé per questa assunzione ci sono dati certi che la dimostrano allora è verificata la, quindi puoi procedere”. Questo modo di fare mi è servito molto.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
In realtà a nessuno.
3 persone sanno che ho iniziato a scrivere.
1 persona sa che il libro verrà pubblicato.
Nessuno sa quando.
Sarà un ‘effetto wow’ per tutti, quanto meno lo spero.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Difficilmente sarà un futuro univoco. Il cartaceo rimarrà sempre un punto fermo in quanto, per chi è abituato a leggere libri fisici, difficilmente rinuncerà all’odore della carta ed al fruscio delle pagine che scorrono.
Ovviamente è una frontiera nuova che va cavalcata, anche perché le future generazioni sono sempre di più sin da piccoli soggetti a dispositivi elettronici, quindi essendo l’ebook più vicino ad un telefono potrebbe essere più apprezzato dai giovani di oggi.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che nel futuro prenderà sempre più piede. Difficilmente sostituirà l’ebook né tanto meno il cartaceo. Il vantaggio principale è quello che è possibile sfruttarlo come attività ‘secondarie’, magari mentre si è in viaggio o nei momenti di attesa, cosa che i libri cartacei non permettono. Inoltre per alcune persone, il vantaggio dell’ascolto rispetto alla lettura, riferito all’assimilazione di concetti, è un vantaggio, in quanto riescono a memorizzare più le parole ascoltare rispetto a quelle lette.

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