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22 Apr
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Intervista all'autore - Martina Tarantino -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Mi piace scrivere perché in questo atto ho trovato il mio mondo, un mondo creato solo da me. È lì che costruisco la mia persona a 360 gradi.
Le emozioni che provo sono sincere, spesso positive e speranzose, e attraverso la scrittura riesco a esprimere ciò che a volte non trovo le parole per dire a voce.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Sicuramente l'80% del libro è fatto da valori che condivido o da situazioni che ho vissuto, o che spero di vivere. Ogni pagina riflette una parte di me, delle mie speranze, delle mie emozioni e delle esperienze che mi hanno formata. Scrivere mi ha permesso di esplorare ciò che è reale e ciò che immagino, unendo la mia realtà interiore con il mondo che desidero costruire attraverso la mia vita e le mie parole.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Per me scrivere questo libro rappresenta, in un certo senso, una rivincita personale. Non per dimostrare qualcosa agli altri, ma per dimostrare a me stessa che posso esprimere ciò che sento e costruire un qualcosa di significativo, una traccia che rimanga nelle vite di coloro che frequento.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata tutt'altro che semplice. Ho combattuto molto tra tante alternative, cercando quello che meglio rispecchiasse l’essenza del libro e ciò che volevo comunicare. Alla fine, il titolo che ho scelto è quello che mi è sembrato più autentico e rappresentativo.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In un’ipotetica isola deserta, porterei con me Don Luigi Maria Epicoco, perché mi piace molto il suo modo di vedere le situazioni e la sua capacità di arrivare direttamente al cuore delle persone con un linguaggio chiaro e sincero. Le sue riflessioni hanno sempre il potere di far luce anche nei momenti più difficili.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo, senza dubbio. È tutta un'altra storia. Il piacere di tenere un libro tra le mani, di sfogliare le pagine e sentire l'odore della carta, è qualcosa che l'ebook non può davvero sostituire.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Attualmente non mi sento una scrittrice affermata, né tantomeno era il mio scopo nella vita. Tuttavia, scrivere è stato un sogno che sono riuscita finalmente a realizzare.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea del libro è nata per caso, ma è stato solo dopo aver letto un passo in un libro di San José María Escrivá, Cammino, che ho trovato un'affermazione che mi ha colpito profondamente: 'Lascia traccia'. Da quel momento, ho sentito una vera e propria vocazione a provare a pubblicarlo. L'aneddoto più bello legato alla scrittura di questo romanzo è sicuramente quando l'ho fatto leggere alla mia cara nonna. Vedere i suoi occhi emozionati mentre leggeva è stato un momento che ha ripagato ogni sforzo.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro è un'emozione unica, difficile da descrivere. È come vedere un sogno che si realizza, un processo che ti emoziona profondamente e ti fa sentire un mix di gratitudine e orgoglio. Come direbbe il grande Pino Daniele, è un 'amore senza fine', che continua a vivere dentro di te ogni volta che sfogli quelle pagine.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La mia migliore amica.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che l'audiolibro rappresenti una nuova e interessante generazione di lettori, che rende accessibile in modo pratico e moderno la lettura, soprattutto per chi ha poco tempo o preferisce ascoltare piuttosto che leggere.

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