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10 Apr
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Intervista all'autore - Emmanuel Emerantien Ndjakomo -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono Padre Emmanuel Emérantien Ndjakomo, nato in una città del Camerun chiamata Ayinamba, nel distretto di Mvangan, nella regione meridionale. Dopo la scuola cattolica di Bimengué, abbiamo frequentato il Liceo di Mvangan e poi il secondo ciclo della Seminario minore Saint-Jean XXIII a Ebolowa.
Dopo aver conseguito il baccalaureato, sono entrato nel Seminario maggiore di Nkolbisson e all'Università Cattolica dell'Africa Centrale di Yaoundé, dove ho conseguito la laurea in teologia, un master in egittologia e un altro in filosofia. Ordinato sacerdote nel 2007, sono stato assegnato al Seminario maggiore de philosophie d’Otélé come economo e professore di filosofia, poi vicario, parroco e preside del college. Nel 2016 ho iniziato la mia carriera di scrittore. Nel 2020 il mio vescovo mi ha mandato a Venezia per studiare teologia. Dopo aver conseguito la Licenza nel 2024, attualmente sono dottorando presso la Facoltà di Teologia dell'Italia Settentrionale a Milano, con attività pastorale presso la Basilica di San Vittore a Varese.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Essendo le mie giornate molto impegnate tra la cura pastorale, lo studio e la ricerca, trovo sempre un po' di tempo la sera per scrivere o confrontare le informazioni raccolte. Nel mio Paese faccio più ricerche consultando persone anziane che sono delle vere e proprie biblioteche viventi.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Di fronte alla pletora di autori con cui mi imbatto ogni giorno, mi ritrovo con l'imbarazzo della scelta. Tuttavia, data l'urgente necessità di sviluppare l'Africa, siamo affezionati a Jean Marc Ela, uno scrittore prolifico e poliedrico, che offre agli africani modi per sfuggire all'impoverimento che ancora oggi li caratterizza. Inoltre, bisogna risolvere il problema della crisi d'identità, che col tempo sta diventando sempre più grave.
 
Perché è nata la sua opera?
Convinti che solo un africano sia in grado di parlare con autorevolezza del continente nero, non abbiamo resistito alla sete dei nostri amici italiani di scoprire questo lato della storia conosciuto solo attraverso i cliché. Ho solo detto che era urgente dare loro le informazioni giuste e veritiere.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
L'Africa subsahariana conobbe per la prima volta la scrittura nell'antico Egitto. Durante il pellegrinaggio per ritrovare il luogo attuale, perderà la scrittura e cederà i griot affinché diventino memoria storica, abbracciando così la tradizione orale. Abbiamo vissuto in un mondo in cui tutto è scuola. I giochi, ad esempio, oltre al loro scopo ludico, sono una scuola di vita. L'incontro con la cultura occidentale ci ha invitato a ritornare alle nostre radici.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Sono pienamente nella logica dell'arte impegnata, questo è evidente in quasi tutti i miei sei libri. Visti gli effetti dannosi che la tradizione orale ha avuto sulla coscienza dei neri, molti ricordi sono andati perduti. Questo è ciò che si riflette nella citazione di Amadou Hampaté Bâ: "Quando un vecchio brucia, è una biblioteca che brucia". Questa citazione, se da un lato mette in luce il fatto che questi ultimi sono i custodi della saggezza, dall'altro sottolinea quanto sia deplorevole il fatto che portino con sé frammenti di tradizione. Per noi scrivere significa fissare nei ricordi "il deposito tradizionale".
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Come autore che si batte per cambiare la sua società, cerchiamo di immedesimarci nelle mentalità endogene ed esogene che ne ostacolano lo sviluppo, senza tuttavia dimenticare la regola d'oro di ogni serio lavoro scientifico: la soggettività che deriva dall'epistemologia.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ovviamente si tratta di mia madre. Avendo perso mio padre quando avevo un anno, sarà lei a prendersi cura della mia socializzazione. Oltre alla scuola occidentale, mi insegnerà storie, proverbi ed ermeneutica tradizionale per cogliere gli insegnamenti.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad una signora di questa Basilica, di nome Giusi, dopo la traduzione, fu necessario aggiungere non solo un tocco femminile, ma anche quello della conoscenza della lingua italiana, cosa che la nostra poca padronanza non ci consentiva. Fu lei a scrivere la seconda prefazione e Pio la postfazione, dimostrando così il carattere interculturale di quest'opera.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Penso che l'e-book debba funzionare insieme a quello cartaceo per raggiungere un obiettivo significativo, a causa delle complesse realtà del nostro mondo.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia un pezzo indispensabile anche per chi ha problemi di vista e per chi non ama più leggere e preferisce la versione audio.

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