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23 Apr
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Intervista all'autore - Domenico Falduto -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È una possibilità privilegiata di qualità, di utilità e intensità di vita.
Il tutto trascende ogni semplice e fugace emozione. Avverto, semmai, sensazioni: di commozione, di energia e di ampiezza.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Nell'insieme, di più o di meno di quello di cui ho consapevolezza. In tal senso, non ne ho un'aritmetica. Alla fin fine, tutto, in questo campo, è riconducibile all'autobiografia (salvo che non si copi!).
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
"Giuro che ho vissuto": ad alta quota e potenza, al di sopra della mia normalità più ordinaria.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Non ho dovuto combattere. Mi sono consultato con me stesso e alla fine sono stato d'accordo sulla scelta.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Non uno, ma almeno due: i Saggi di Montaigne e lo Zarathustra di Nietzsche. Sono due autori incatalogabili: immensi, autentici, inesauribili, per capirli occorre arrampicarsi, scivolare e riarrampicarsi.
 
Ebook o cartaceo?
Dovendo scegliere, non c'è partita, cartaceo! (Ma perché scegliere e scartare?)
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Innanzitutto, il concetto di carriera per scrivere, non mi appartiene. Inoltre, non c'è un momento in cui ho deciso: è un'inclinazione (vocazione?) che mi è cresciuta dentro, senza una precisa consapevolezza assodata, ma in cammino.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Primo non è un romanzo: non so scrivere romanzi. L'idea nasce dall'intento ancestrale di lasciare qualche minima traccia per un paio di generazioni (forse) e, almeno, per una cinquantina di persone.
Aneddoto: una sera di qualche anno fa, immerso nello scrivere, ho dimenticato di andare a dormire e ho sognato, senza dormire (mi sono appisolato?)
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una incontenibile soddisfazione, orgoglio e sfacciata vanità (spesso malcelata).
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
In modo più completo, mi sono auto-letto, parzialmente in famiglia (mia moglie) e una mia collaboratrice Sig.ra Pamela, le quali mi hanno preziosamente assistito nella stesura e perciò conservo sincera gratitudine.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un'opportunità eccellente, che prima era riservata soprattutto ai non vedenti, ma che ora viene estesa a chiunque la preferisca. Tuttavia, a seconda della circostanza pratica dell'utente, richiede prudenza contestuale, ossia intelligenza. Dopo tutto, le vie della cultura, devono essere infinite, o almeno quasi.

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