Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Fin da subito sono stata pervasa dalla passione per la scrittura. Per me scrivere e leggere sono state sempre attività naturali.
Dall'età di 8 anni ho iniziato a scrivere un diario al quale confidare gli stati d'animo quotidiani.
Per i miei genitori, che noi figli studiassimo, era tra i loro e nostri, primi doveri.
Ultima figlia di cinque, attingevo di continuo dai miei fratelli acquisendo, sempre più, consapevolezza e desiderio di fornirmi degli strumenti giusti per la mia soddisfazione interiore. Ricordo anche, e con tanta tenerezza, le proibizioni di mio padre verso le mie letture preferite che, vertevano, solitamente, sugli autori russi di cui amava circondarsi collezionandoli tutti o quasi. Li amava tanto, ma li
riteneva anche troppo pesanti per una bambina delle scuole elementari. Lo sentivo nemico, ma ora so che aveva ragione lui. Quando non c'era correvo nel suo studio a leggere qualche pagina di Alexandra Tolstoj dedicato al padre Leone, per l'appunto "vita col padre".
La mia città di provenienza è sicuramente una componente essenziale per quella premessa di fondo, e continua ricerca, di voler a tutti i costi costruirmi
la capacità di poter un giorno decantarne tutti i meriti, le sofferenze e le bellezze di cui va fiera. Ormai da un bel po' di anni vivo in un luogo di provincia, lontana dal centro storico di Napoli dove nacqui e vissi le stagioni più belle della vita.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ci sono dubbi, sicuramente la notte. Il giorno ci travolge per tutti gli impegni
che ciascuno di noi ha da portare a termine e non ci si può rilassare nel diletto.
Di notte, invece, possiamo concederci il lusso, per chi vuole, di intraprendere attività che offrono al nostro amor proprio, la facoltà di emergere e impegnarci dove si condensano i nostri amori e i nostri piaceri più reconditi. Per esempio, la scrittura che trova nell'ispirazione poetica la sua forma più corretta di evasione dalla realtà traducendo in parole scritte le mille emozioni che travolgono il nostro animo.
Il suo autore contemporaneo preferito?
In realtà sono due. In primis la mia adorata Maraini con la quale spesso e volentieri mi apparto (in senso figurato, attraverso tutto ciò che scrive) per godermi, con leggerezza, di continuo arricchimento, pane per i miei denti che masticano bene per fagocitare tutto ciò che la succitata raffinata e delicata scrittrice offre ai suoi lettori.
Il secondo è Cesare Marchi, linguista espertissimo che tanti miei dubbi ha fugato
perché fossi erudita e sicura su ogni cosa che mi rendeva incerta. Credo di avere ogni sua pubblicazione.
Perché è nata la sua opera?
Dialogoj peri eros, volendo indagare, a partire dal titolo, mi sembra doveroso,
spiegare a chi legge che, non è mai tardi, se si decide di approfondire le proprie conoscenze sia libresche che umane. Non ho mai disdegnato di apprendere nuove cose sebbene in tarda età. Come l'apprendimento di una lingua cosi apparentemente astrusa come il greco. Infatti la protagonista del mio libro accetta lezioni impartite dal figlio liceale per l'apprendimento del greco, ma anche e soprattutto per questo scambio di esperienze che ciascuno dei due dà e prende all'altro in una fusione generazionale che sembra abbattere ogni possibile contrasto tenendo anche presente l'affidabilità del figlio adolescente con tutte le conflittualità interiori che quell'età porta con sé. Inoltre, come spiego nella sinossi, essa nasce dall'intima necessità di comunicare al mondo la sua voglia di confessare un vissuto sepolto nei meandri della coscienza facendolo rinascere con la veste nuova e dignitosa di chi non teme più l'avvenire comunque vadano le cose
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo, basti pensare alla letteratura russa cui accennavo in precedenza, e che ha dato a tutta la mia famiglia quella sensazione di essere, talvolta, sulla stessa lunghezza d'onda. Il rigore, sempre presente, nello svolgimento della vita quotidiana russa ci ha fatto avvertire spesso, nei capolavori di Dostoevskij o di Cechov un qualcosa che ci assimilava.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere ci porta spesso alla sospensione della realtà, specialmente nel caso in cui lo scritto è riferito all'accezione poetica, in cui si vive quel momento magico della creatività in grembo all'amore rivolto a qualsiasi oggetto o soggetto.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Ho sempre pensato che si può scrivere o parlare, solo di cose di cui si abbia una profonda o, almeno, marginale conoscenza. Improvvisare, sentirci ferrati, su qualcosa che non ci appartiene o che è lontanissimo dalle nostre corde, produce solo cose sterili, non edificabili. Quindi concludo con la consapevolezza che in
Martina ci sia sicuramente un po' di me.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Oltre questo breve romanzo, ho scritto tante altre cose, ma senza mai sentire velleità di gloria. Chi invece si è molto speso per la realizzazione di questo libro è stato mio marito che ne ha curato l'impaginazione ed ogni altro aspetto pratico
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al mio primo figliolo. Ricordo il giorno di circa 30 anni fa, in cui gli sottoposi la lettura del mio breve romanzo. Di primo acchito egli mi disse di non capirci nulla Poi, a lettura completata, mi disse che trovava in esso, una delle più belle storie mai lette.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo che per i più romantici e conservatori, rimanga il cartaceo il libro più votato tra quelli attualmente in commercio. Anche se, sono convinta che la versione e book, o libro elettronico, piaccia ancora molto ai giovani i quali
nella frenesia delle corse per il raggiungimento veloce degli obiettivi, non vedono altre soluzioni.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia una frontiera fantastica. Vivo da un anno una vedovanza dolorosissima. Ancora non mi riesce dormire tranquilla. Le cose sono migliorate un po' da che il mio secondo figliolo mi ha suggerito di scegliere un audio libro e mettere il cellulare sotto il cuscino che avrebbe funzionato come cassa di risonanza, cullando il mio sonno in una dolce atmosfera di racconto.