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24 Giu
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Intervista all'autore - Agata Bonanno -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono siciliana e fiera della mia meravigliosa terra.
La passione per la scrittura ha fatto parte di me fin dall'infanzia.
Tuttavia ho iniziato a pubblicare in tarda età i miei scritti, grazie al bisogno sempre più pressante di voler comunicare le mie emozioni, così come per questo racconto "Ci vediamo in Piazza Majdan".
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo negli orari più disparati, di giorno o di notte, o ancora fermando i pensieri nella mente fino al momento di poterli mettere nero su bianco.
Scrivo in viaggio, al mare e tutte le volte che sono ispirata.
La scrittura è vita, per me un bisogno viscerale.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Leggo con il medesimo interesse i classici e gli autori contemporanei.
Apprezzo molti autori siciliani e in questo momento sto leggendo "Al contrario" di Giuseppina Torregrossa.
 
Perché è nata la sua opera?
L'opera "Ci vediamo in Piazza Majdan" è nata in poche settimane dal bisogno di raccontare questo tempo difficile, scandito dalla guerra tra Russia e Ucraina, che rappresenta, nella storia narrata, l'elemento portante che condiziona la vita dei personaggi.
Nel 2040, subito dopo il compimento del diciottesimo anno di vita, Vittoria scopre di essere figlia di genitori ucraini e di essere stata adottata.
Una frase sul diario scritto dalla sua mamma naturale sarà la chiave che la porterà a fare un viaggio a Kiev, città dove è stata concepita e dove avrà modo di scoprire altre verità.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale ha influito marginalmente.
I miei genitori avevano appena la licenza elementare, ma una visione della vita lungimirante.
Sono tra l'altro convinta che la voglia di conoscenza, la passione per la lettura e la scrittura facciano parte dell'indole personale di ognuno.
Ad ogni modo penso che un contesto sociale dove si respira cultura possa facilitare il percorso letterario di una persona.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere abbraccia entrambi i due mondi, quello fantastico e quello reale.
L'opera "Ci vediamo in Piazza Majdan" racconta la realtà della guerra che si sta consumando in Ucraina, narra l'esodo di una donna incinta in fuga da questa terra martoriata e si sviluppa poi in un periodo futuro, quindi fantastico, riuscendo a trasmettere al lettore quel filo di continuità che lega entrambi i periodi della narrazione.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nell'opera "Ci vediamo in Piazza Majdan" ci sono le mie emozioni, lo sgomento per gli orrori che sta provocando la guerra e anche la speranza di credere in un domani fatto di pace.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
In verità, no.
"Ci vediamo in Piazza Majdan" è stato scritto di getto, apprezzato dalla Casa Editrice BookSprint Edizioni e pubblicato con rapidità sorprendente.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A una mia cara amica alla quale è piaciuto molto per il messaggio di augurio di pace e di gloria alla vita che si prefigge di trasmettere.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook è senza dubbio uno strumento importante di lettura, il cartaceo resta tuttavia il mio preferito.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che si dovrebbe dare maggiore risalto a questa nuova frontiera che è l'audiolibro.
Solo che i costi per la sua realizzazione risultano spesso troppo elevati per l'autore e non permettono a tutti di poterne usufruire.

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