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02 Mag
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Intervista all'autore - Mario Taglialatela -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Si può dire che io sia nato in fuga da quelle bombe che, nell’agosto del 1941, piovevano su Napoli e dintorni.
Mia madre, in prossimità del parto, trovò conforto ed assistenza in casa di una zia ostetrica nel comune di Santa Maria a Vico in provincia di Caserta. Degli anni della mia prima fanciullezza, da “sfollato” ne parlo diffusamente nel racconto “Era l’Eden”. Quando poi nel 1952, all’età di 11 anni, sono rientrato con tutta la famiglia a Napoli, nella ”mia Napoli”, ho avvertito subito l’abbraccio ed il calore di questa città dalla quale non ebbi i natali solo per contingenti motivi bellici. In questa Napoli dove, malgrado tutte le sue contraddizioni, i suoi difetti, la sua complessità, ho voluto impiantare salde e robuste le mie radici e dalla quale non mi sarei mai più allontanato. Ho trascorso qui la mia fanciullezza in allegra compagnia di tanti ragazzini come me in un palazzo di un certo decoro, dove un cortile ampio e disponibile ci accoglieva allegri e chiassosi. Quel cortile nel quale ci rifugiavamo nell’orgoglio della nostra giovinezza e nel quale quando ci ritrovavamo, ora mi rendo conto, ci sentivamo di vivere quella condizione di comunanza ineffabile, meravigliosa, una sorta di stato di grazia. Dove si progettavano in adolescenza interminabili giochi di gruppo e, in giovinezza, gite e viaggi in moto….io con la mia Vespa 125 di terza mano che non reggeva il passo con le Gilera e le Ducati fiammanti degli amici più abbienti…..eppure si andava, con intrepida spavalderia. Non ho frequentato il liceo né tantomeno ho fatto studi umanistici, il mio titolo di studio finito è un diploma di ragioniere che, come diceva Totò, “è la pasta e fagioli dei titoli”. Ho frequentato per qualche anno la facoltà di Economia e Commercio dalla quale fuggii per una mancanza certificata di volontà e di attitudine allo studio, ma ho trovato nel lavoro soddisfazione e successo. La mia carriera lavorativa ebbe inizio come “assistente” al capo contabile in una piccola agenzia marittima ed è terminata, con costanti approfondimenti, studi e seminari in Italia e all’estero, come dirigente aziendale, consigliere di amministrazione in S.p.A. e consulente di società quotate in borsa. Ora faccio il nonno.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Quelli che ho letto io. Ai più piccoli suggerirei di leggere almeno due libri di Charles Dickens: “Oliver Twist” e “David Copperfield”. Ritengo siano libri scritti con una prosa semplice, mai complicata e che lasciano scoprire al piccolo lettore ambienti e circostanze di una vita d’altri tempi. Ai tredicenni e più consiglierei di tuffarsi nelle avventure di Capitan Nemo e del suo Nautilus in “20.000 leghe sotto i mari” di J. Verne, una narrativa fantascientifica di altra epoca, oppure “Il richiamo della foresta” di Jack London. Chi invece è più grandicello dovrebbe leggere quel piccolo libro, ma grande capolavoro, di Ernest Hemingway “Il vecchio e il mare” e ancora di Jack London “Martin Eden”.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Non ne penso granché bene. Ma questa è una valutazione del tutto soggettiva, personalmente preferisco il libro cartaceo del quale, ancor prima di leggerlo, apprezzo il formato, la copertina, l’odore, lo spessore, la carta, insomma mi piace maneggiarlo, toccarlo e sentirlo mio. Senza contare che un libro cartaceo lo leggo ed apprezzo con maggiore concentrazione e mi facilita l’immedesimazione nella trama, rispetto ad un e-book dove spesso l’occhio focalizza alcune parole, alcune righe e tende a saltare quelle successive. Probabilmente è solo questione di una mia abitudine maturata e consolidata nel corso di tanti anni e posso comprendere che i piccoli lettori, gli adolescenti e i giovani trovino molto più agevole, pratica e gradevole la lettura di un e-book. Se poi dovessi giudicare il cartaceo e l’ e-book da un punto di vista “ambientalista”, a maggior ragione esprimerei la mia preferenza per il cartaceo la cui produzione, pare, generi per un solo libro appena 4 chili di CO2 contro i 120 chili di un e-book ….sarà vero? Ma poi…che ne facciamo delle librerie? A me piacciono e mi turberebbe molto se dovessero scomparire.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Né l’uno né l’altro. Credo che sia il risultato di una buona educazione e di un buon esempio. Ho iniziato a leggere da piccolo perché in casa mia tutti leggevano libri: mio padre aveva sempre un libro sul comodino che leggeva a letto prima di prender sonno, mia madre leggeva i suoi libri nel pomeriggio seduta su una sedia in cucina, mio zio leggeva quando andava in bagno (anche lì si legge bene).E poi entrambi i miei genitori spingevano ed esortavano, noi figli, a leggere, alimentando così amore ed interesse per la lettura.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Il racconto degli anni della prima adolescenza nasce per caso, per dare un motivo e un contenuto a quelle interminabili ore di vuoto passate forzosamente in casa durante il lockdown del 2020. Le poesie sono una velleitaria attività che nasce già da ragazzo quando l’anima e il cuore si infiammavano per qualche compagna di classe, tutti versacci che poi ho distrutto con ignominia e disdoro. Non amo i versi che recitano l’amore, spesso troppo banali, mielosi, scontati, preferisco raccontare altri stati d’animo che hanno accompagnato momenti difficili della mia vita o che denunciano l’indifferenza e l’inadeguatezza di questa nostra umanità che continua a generare disastri in ogni dove. Non ho disdegnato tuttavia di mettere in rima e in chiave umoristica (spero), anche un aspetto un po’ dissacrante e irriguardoso dell’amore per una donna improponibile….Amalia.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Per farlo dovrei calarmi nella veste di uomo saggio e maestro di vita…e non è non un abito che mi calzi a pennello. Però alla mia età potrei anche permettermi il lusso di suggerire che quando la vita inaspettatamente ti mette uno sgambetto e ti manda a gambe all’aria, bisogna avere la forza di rialzarsi e ricominciare…anche da zero; che questo mondo va preservato, salvato, ricostruito; che la natura non sia più violata, martoriata, offesa e che la follia di un despota si plachi per tempo, prima che su uno schermo bianco appaia la parola: “FINE”.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
No, non era un sogno nel cassetto. Al di là di quel mio vezzo giovanile di appuntare su carta spiritosaggini più o meno accettabili, più o meno irrisorie nei confronti di compagni o professori e recitarli per burla fra gli amici più intimi, non ho mai avuto la presunzione di poter scrivere un libro. Il sogno nel cassetto è maturato solo negli ultimi cinque-sei anni, quando avendo già scritto un certo numero di poesie, fantasticavo poterne fare una raccolta stampata per una mia intima soddisfazione. Ma spero possa stuzzicare anche la curiosità e l’apprezzamento dei lettori.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ricordo che nel 1972 scrissi la poesia in napoletano “ ‘O matrimonio”, probabilmente per esorcizzare quella strizza che in quel periodo ogni tanto mi prendeva pensando al mio prossimo matrimonio già preparato e predisposto per il mese di maggio dell’anno successivo. Avevo completato le prime quattro strofe e una sera le lessi a mio zio; gli piacquero, le apprezzò, si diverti molto e mi esortò a terminare la poesia. Poi accadeva che ogni sera veniva nella mia stanza per aggiornarsi su quali e quanti progressi avessi fatto nella stesura del testo. …e questa sua attenzione mi inorgogliva.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Non ho mai pensato che potesse diventare un libro fin quando non inviai ad un mio amico il racconto “Era l’Eden” per rispondere alla sua richiesta di come avessi impiegato il tempo del lockdown e per soddisfare la sua curiosità. Fu lui che, in seguito, mi suggerì, senza alcuna moneta di scambio, di provare a farlo stampare. Così mi decisi e raccolsi prosa, poesie ed argomenti vari in un unico testo, letto e riletto più volte per valutare, quanto più asetticamente possibile, contenuto e forma e convincermi che potesse realmente accedere al privilegio di una veste tipografica. Più volte ho pensato che non ne avesse i requisiti. Alla fine mi son dato bonariamente una pacca sulla spalla e mi son detto: “Vai”.
 
Il suo autore del passato preferito?
Nikolaj Gogol : “I racconti di Pietroburgo”, raccolta di una prosa surreale, grottesca, con personaggi assurdi che trasmettono tutto il pathos di autentiche e minuscole condizioni umane.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Audiolibro?... Ottimo per i non vedenti.

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