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27 Ott
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Intervista all'autore - Franco Checchin

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vivo e lavoro a Spinea-VE, sono Psicologo e Psicoterapeuta. Sono alla mia seconda esperienza di scrittura che, in entrambe le occasioni, mi ha visto impegnato intorno al mondo della Psicologia. Ho sempre avuto una forte predilezione per il mondo della saggistica (Filosofia, Antropologia, Sociologia) e non ho incontrato particolari difficoltà nello stendere il testo di quest'ultimo libro, anzi mi auguro di riprendere presto con un nuovo impegno. Scrivere mi impegna essenzialmente in un dialogo silenzioso con me stesso.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sono un dormiglione incallito e non riesco a destarmi se non in tarda mattinata. Da qui la scelta obbligata della sera o del silenzioso fascino della notte come momenti da dedicare alla scrittura.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
A conferma della mia attenzione al mondo della saggistica in ambito filosofico e psichiatrico, non posso non citare Umberto Galimberti, Eugenio Borgna, Massimo Recalcati, che sono i miei punti di riferimento anche nel mio impegno professionale.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Pura e semplice risposta emozionale a un libro che porta il titolo. "Chi non si accontenta gode". Al suo interno non si parlava d'altro che di un connubio strettissimo tra soldi e successo. E, visto che la mia vita mi ha aiutato anche nei momenti di "fallimento", mi son preso carta e penna e via col mio "Chi si accontenta gode - tra successi e fallimenti".
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ampiamente, e ripetutamente. Fin da ragazzino ero fortemente attratto dal NOI, più che dall'IO o dal TU.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Forse né l'una, né l'altra: semmai interesse forte per la relazione Individuo e Società, oppure analisi del rapporto Corpo/Mondo di radice Fenomenologica.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Ma! Mi definisco ironicamente: postino di grandi autori, ne senso che provo a portare il loro pensiero a chi ha la pazienza di ascoltarmi quando parlo (o scrivo).
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Qualcuno proprio no. Ma qualcosa di sicuro: gli enigmi della vita.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno. Me lo sono riletto io un paio di volte.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
La tendenza all'ebook è sicuramente dettata dalla forte influenza che la Tecnica esercita sul quotidiano di ognuno, sul tempo che non è mai abbastanza per sfogliare un libro in biblioteca, e magari regalarne qualcuno alle persone più care.
Per ora, direi, la carta è più piacevole al contatto della plastica di uno schermo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ascoltare è pur sempre un modo efficace di conoscere, di fantasticare, di imparare, di comunicare. Ai bambini la gioia di farsi raccontare una fiaba da un genitore gentile non si è mai esaurita. Perché no l'audiolibro?
 

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Mercoledì, 27 Ottobre 2021 | di @BookSprint Edizioni