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07 Set
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Intervista all'autore - Beppi Repetto

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Siccome non credo di avere un carattere particolarmente espansivo, penso che la scrittura sia per me un ottimo veicolo comunicativo, un’espressione sincera, aperta e senza filtri. Soprattutto la poesia, con cui ho iniziato negli anni ’80. Ed è stato proprio con la poesia che, alla ricerca di confronti e valutazioni in vari premi letterari, ho avuto piacevoli giudizi e buoni risultati.
Tessere storie e costruire un romanzo è sempre stata una mia aspirazione che però mi appariva molto difficile da realizzare. Per farlo ho avuto bisogno di tempo. La poesia è un lampo, una folgorazione che arriva e passa veloce; sta a te fermarla, catturarla e renderla tua. Il romanzo si costruisce lentamente con la pazienza del contadino e la meticolosità dell’artigiano. Mi ricordo che uno stimolo forte è stata la lettura de “I cieli della sera” di Michele Prisco, non so perché ma mi ha fatto scattare improvvisamente una scintilla. Così il problema è stato conciliare il tempo disponibile, che era sempre poco. Ecco, scrivere un romanzo per me è stata una nuova prova, lanciare una sfida, vedere come può andare a finire, un po’ come con le prime poesie. Ho provato con il primo romanzo nel 2009 “La casa del ritorno” e mi è piaciuto moltissimo. Costruire la storia mi appassionava e così, sempre compatibilmente con i tempi di una normale vita lavorativa sono arrivato a questo nuovo libro “Non sono lontano”.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho scalette temporali, non mi sono fatto un criterio di lavoro. Ho avuto un grosso vantaggio quest’anno perché, essendo andato in pensione, sono libero da orari lavorativi imposti. Posso ritagliare tempo per me e la scrittura come meglio credo, salvo i piacevoli impegni di famiglia/marito/nonno.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ammiro la profonda coerenza uomo-scrittore di Erri De Luca. Lui è nella nostra letteratura quello che Francesco Guccini è nel panorama musicale, sempre se stesso, sincero, mai futile. Mi affascina la montagna vissuta e raccontata da Paolo Cognetti e l’intelligenza intellettuale di Alessandro Baricco.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Non ne ho potuto fare a meno! È stato il racconto che mi ha coinvolto e preso per mano.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Nello scrivere so solo esprimere e raccontare ciò che conosco, chi conosco oppure ho conosciuto, quello che mi sta intorno. Non saprei raccontare ambienti o modi di vivere non miei. Questo credo sia il mio limite su cui lavorare per migliorare, cercando di ampliare su altri ambienti del vissuto. Per ora quello che racconto mi piace ed è un vestito che mi sento addosso a pennello.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo che non si possa raccontare se non qualcosa che già esiste o è esistito. Non si scrive di fantasia perché non si può immaginare ciò che veramente non esiste. Italo Calvino diceva che lo scrittore è colui che prende la realtà, la lavora e manipola come se fosse creta e poi la ripresenta al lettore.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Quando si scrive, anche inventando storie e trame, non si può non mettere a disposizione del lettore qualcosa di sé. Se vuoi una scrittura efficace non puoi barare, ti devi mettere in gioco e dare tutto te stesso.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non una persona in particolare, ma tutti i miei compagni di vita sono stati e continuano ad essere un serbatoio che alimenta il mio motore di idee.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mi è sembrato naturale coinvolgere prima di tutti mia moglie Emilia e poi i figli, Filippo e Caterina che mi hanno saputo dare utili consigli, incoraggiandomi a proseguire nel progetto di pubblicazione. E poi Paola, un’amica che mi ha spronato nel lavoro, aiutandomi con sensibilità e professionalità nella fase di editing.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Vedo l’ebook come un ottimo strumento da affiancare però all’edizione cartacea, che per me rimane sempre, per ora, il supporto principe del testo scritto. Il libro non è soltanto il testo puro e semplice, è un’opera che comprende anche il tipo di carta che soddisfa la sensibilità del tatto, una copertina che deve essere amalgamata in modo appropriato con il contenuto del racconto sia nell’immagine che nella consistenza. E poi l’oggetto libro può essere tramandato, regalato, prestato, ereditato, lasciato in una cassa in soffitta da far scoprire ai nipoti, dimenticato in un bar, lasciato su una panchina…
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È uno strumento molto utile e, se costruito in modo professionale, ha sicuramente una sua identità qualificante e arricchita dall’interpretazione. Praticissimo supporto in situazioni di viaggio, studio, lavoro, oltre ad essere un valido aiuto per gli ipovedenti.
 

 

 

 

 

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Martedì, 07 Settembre 2021 | di @BookSprint Edizioni