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07 Set
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Intervista all'autore - Giusy Chiacchio

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
La mia vita, per quanto noiosa possa essere, è impegnativa. Tra tanto dolore: Molestie, silenzi e bullismo subito in questi anni sono riuscita a prendere in mano il controllo di tutto.
Vivo a Napoli, una città bellissima con tanta cultura e storia ma anche tanto giudicata, questo ha influenzato poco sulla mia scelta di vita, sul voler intraprendere questa strada.
Ho deciso di diventare una scrittrice all'età di 15 anni, a 13 anni scrivevo poesie e piccole storie che custodivo gelosamente, mi rifugiavo in esse quando al di fuori non c'era nulla per me. Ho provato a smettere ma è la più bella droga che ci sia su questa terra, leggere e scrivere è importante per me.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Preferisco dedicarmi alla scrittura durante il calar del sole, quando il cielo si dipinge di arancione e la luce è fioca. È fonte di ispirazione ma soprattutto amo scrivere di sera, quando tutti ormai sono andati a letto e io sono sola nel silenzio, con i miei pensieri.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore contemporaneo, amo follemente le opere di Oscar Wilde, Lewis Carroll, Virginia Woolf e J. K. Rowling. Ma se dovessi sceglierne uno in particolare, se si può definire contemporaneo, allora è sicuramente Stephen King
 
4. Perché è nata la sua opera?
Inizialmente è nata come storiella da tenere solo per me, qualcosa di unico che non riuscivo a trovare in nessun libro, come lettura personale mi piaceva molto, nel tempo ha subito varie modifiche finché non ha preso davvero forma, alla fine l'ho interpretato in modo diverso: è ambientata nella città in cui sono nata, dove spesso molte persone non hanno speranze e si accontentano di ciò che dà la vita, ho realizzato di averlo scritto anche per me, per non arrendermi, come segno di protesta, qualcosa di diverso che avrebbero potuto leggere tutti e capire che non c'è nulla di cui aver paura in una città come Napoli ma soprattutto volevo poter spingere molte ragazze e ragazzi a credere ancora nell'amore, nonostante tutto.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Vivo in una famiglia molto umile, cercano di tirare avanti con lavori semplici e questo inizialmente mi ha spinta a intraprendere un percorso differente. Ho iniziato con la moda, per poter entrare a far parte del mondo che apparteneva a mio padre, non di certo a me. O di mia madre, che ogni lavoro sarebbe andato bene una volta finito le superiori, mentre io volevo studiare, andare avanti e non essere monotona, non volevo accontentarmi. Instagram mi ha aiutata molto, ho una page dove scrivo piccole storie a capitoli per far conoscere alla gente la mia passione e la mia creatività.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Tutto dipende dalle prospettive. Io ho iniziato a scrivere per evadere dalla realtà, nulla di tutto quello che vivevo sembrava essere giusto, non mi piaceva niente di quello che mi accadeva.
Scrivere mi allontanava da tutto, c'erano due Giusy: la prima restava in silenzio e si lasciava scivolare addosso le cattiverie e la poca voglia di vivere soffrendo da sola.
Mentre l'altra aveva un forte desiderio di fuggire, raccontare, esprimersi con le parole, farsi capire senza dover parlare. Colei che ho più amato era proprio la ragazza che si nascondeva in una realtà che non esisteva, mentre l'altra era solo una sagoma di cartone che lasciava la sua presenza e l'impronta in un mondo ingiusto.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Caratterialmente parlando: le protagoniste dei miei libri hanno un misto di me ora e una me timida e chiusa di anni fa. Emma, la protagonista del mio libro ha soprattutto le mie ansie, le mie preoccupazioni, la mia allegria e voglia di conoscenza, la vecchia me è del tutto sparita in lei ad ogni riga che ho scritto.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, il mio ragazzo Mario e mia nonna. Due persone meravigliose che non hanno perso la voglia di sognare e lottare, non si rassegnano nonostante la vita sia dura e crudele. Mi davano la spinta necessaria ad andare avanti quando stavo per crollare. Ho desiderato spesso fermarmi e mollare tutto, fingere di non aver mai avuto una passione simile e abbandonarmi a uno dei tanti lavori che potevano offrire la vita quotidiana, ma loro mi impedivano di mollare tutte le volte e li ringrazio ancora oggi.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al mio ragazzo, Mario. Mi ha aiutata soprattutto a rivedere delle cose, essendo molto più attento di me ha potuto aiutarmi, mentre io scrivevo e basta, la mia mente volava insieme alle dita sulla tastiera, solo alla fine mi soffermavo su errori, anche se banali, che avevo scritto. Mi bastava lasciar andare i pensieri, questo mi rende felice.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook è sicuramente il futuro, molto più semplici da trovare, scaricare, leggere ovunque senza il peso di un libro. Ma nulla è paragonabile al cartaceo. Sfogliare quei fogli bianchi, quell'odore inconfondibile che proviene dalle pagine.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Apprezzo il fatto che ci sia, sono dell'idea che sia geniale. Penso ai non vedenti, con l'audio saranno capaci anche loro di immaginare proprio come una persona che legge, o più semplicemente per una persona come me che soffre d'auto. Nonostante preferisca comunque leggere, l'audiolibro mi aiuta a "leggere" senza dover chinare la testa verso il basso. Chiudo gli occhi e ascolto, mi lascio trasportare proprio come se nella mia mentre io leggessi un libro
 
 
 
 
 

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