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19 Giu
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Intervista all'autore - Carmela Crescenti

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata e cresciuta a Roma e vi ho vissuto da bambina negli anni del boom economico che per noi, famiglia con 5 figli, ha significato avere la televisione con il Carosello serale, la "macchina" e la fornitura di scarpe, con pagamento a rate. Negli anni Ottanta e Novanta ho potuto constatare il degrado progressivo della città che nel frattempo è diventata megalopoli per la popolazione, ma non per le infrastrutture. Crescendo ho capito che per me l'unico bene che valesse la pena coltivare era quello Assoluto, sicché dopo l'amore in famiglia, il sapere e la cultura sono stati pilastri della mia formazione, anche distinguendo tra erudizione e conoscenza.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Più che un libro specifico, consiglierei di accompagnarlo in libreria (come ho fatto con le mie figlie) e dargli un bonus per fargli scegliere da uno a tre libri di suo gradimento.
Comunque le saghe di Ulisses Moore e quella di Harry Potter penso siano buone letture per degli adolescenti. Ma anche i tre Moschettieri, i Ragazzi della Via Paal, o la Capanna dello zio Tom...
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Che è una effettiva perdita, per l’organo della vista e per la ricchezza dei contenuti che nell'eBook è sempre qualitativamente in minor piano, rispetto alla quantità. Inoltre gli eBook hanno un che di maggiormente aleatorio rispetto alla conservazione centenaria che dà un buon libro cartaceo.
Comunque sono convinta che l'eBook non prevarrà sul cartaceo e si arriverà ad un punto di convivenza pacifica di entrambe le possibilità di lettura. Diverso è il discorso dell'audiolibro di cui sto personalmente apprezzando sempre di più i vantaggi e quasi vorrei che ogni libro avesse il suo audio annesso (purché ben fatto).
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Amore molto ponderato e soppesato, che mi ha accompagnato da quando ho iniziato ad usare la penna stilografica per poi passare alla macchina da scrivere e al pc, ma la carta e penna sono sempre le migliori, per l'ispirazione, anche quando i manoscritti in prima bozza diventano un groviglio di cancellature, pasticci, correzioni e rimandi.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La necessità di fare un omaggio a Dante in occasione dei settecento anni dalla morte, così come il desiderio di far uscire dal contesto scolastico un'esperienza didattica speciale in cui i bambini potessero dire la loro su cosa è semplice da capire oppure no, su cosa può essere interessante ed anche entusiasmante parlando di cose considerate "noiose", "difficili", "lunghissime" e "medievali" o "antidiluviane".
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Non fermarsi mai alle apparenze. Approfondire. E considerare i bambini come "persone che possono pensare" non solo utenti di un'agenzia di informazione e di educazione.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccola o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Attualmente è una seconda pelle. Come ho detto non ho smesso di scrivere da quando ho appreso l'uso di carta e penna. Quando supero i quindici giorni senza aver scritto qualcosa di nuovo e "creativo", comincio a diventare nervosa, irritabile, mi sento "piena da scoppiare" e dopo che ho scritto un minimo di due o tre pagine, mi ritrovo più leggera, piena di vita ed energica, pronta a ricominciare appena possibile. Scrivo prevalentemente saggi, ma ho cominciato con le poesie dell'adolescenza e anche se leggo e apprezzo la letteratura in svariati generi, la saggistica legata ai miei campi di indagine è quella di cui mi occupo di più nello scrivere.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Beh la “nascita” e l’adeguamento del copione per le recite e il fatto che tra i due copioni le differenze sono legate non alle parole di Dante, che era l’eredità speciale che volevo lasciare ai “miei” bambini di quinta, ma ai caratteri dei ragazzi, che mi hanno dato spunto per la scelta delle scene. Per esempio ad un certo punto, ho dovuto fare i conti con due bambine, in ugual misura “prime donne”, che si sarebbero conteso fino all’ultimo il ruolo di Beatrice. Per accontentarle entrambe, ho inventato un discorso sull’Amor platonico, da far fare in Paradiso ad una Cunizza da Romano riveduta e corretta.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Sì certo, diverse volte e poi, anche quando era "finito" ho pensato di non pubblicarlo affatto. Ho pensato di rinunciare, perché, dopotutto, la soddisfazione personale di averlo scritto l'avevo avuta e la pubblicazione comporta oneri in termini di tempo ed energie mentali non indifferenti. Ma l'idea di vedere il mio nome di maestra associato a Dante è stata una forte spinta.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Senz'altro Dante che non ho smesso di studiare. Ma anche Leopardi, Pascoli...e attualmente Rumi che non è italiano, ma porta la latinità nel nome.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ottima soluzione per la diffusione della conoscenza e della letteratura. Non solo per i non vedenti o gli ipovedenti, ma per tutti. Personalmente preferisco gli audiolibri agli eBook. Amo ascoltare e leggere contemporaneamente. Mi sento accompagnata nella condivisione delle emozioni che il libro mi dà, oltre a riceverne di nuove e diverse per il timbro, la voce, l'intonazione.
 

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