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24 Apr
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Intervista all'autore - Anna Maria Bonamore

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata in una zona centrale di Roma dove tuttora vivo. I miei genitori erano giunti dalla vicina provincia nella Capitale perché mio padre, che apparteneva all'Arma dei Carabinieri, era stato qui trasferito. Attratta dal mondo della letteratura sin da bambina, ho scelto di frequentare il liceo classico e poi l'Università, laureandomi in Lettere Classiche con il massimo dei voti. Da lì è iniziata la mia professione di Insegnante, che ho sempre svolto con responsabilità e amore. Già dall'adolescenza ho cominciato a comporre poesie che ho tenuto per molto tempo nel cassetto. Solo anni dopo, con maggiore maturità e consapevolezza, ho pubblicato i miei scritti, confluiti in quattro volumi di poesie: "La favola infranta", "Perla di fiume", "Attimi di poesia", "Dietro il velo".
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Per molti anni mi sono dedicata esclusivamente alla poesia e mai in momenti precisi della giornata. Per me, la poesia nasce da un'idea o da un singolo verso (il lampo della poesia) e solo in un secondo momento sviluppo l'intero brano, nel desiderio di lasciare un messaggio che possa essere condiviso anche dal lettore.

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
La mia formazione culturale e letteraria si basa sullo studio dei classici che ritengo insuperabili. Ciò non vuol dire che non apprezzi anche eccellenti autori contemporanei, ma non ho al momento un autore preferito.
 
4. Perché è nata la sua opera?
"Storie così" è stato il primo libro che ho scritto in prosa. Mi è nato improvvisamente il desiderio di raccontare, in modo più esteso, storie vere o verosimili, per inviare un messaggio più chiaro e più facilmente fruibile ad un pubblico più ampio e variegato. Ho continuato su questa scia anche con un libro contenente storie legate al mondo della scuola, raccontando aneddoti e personali esperienze con i miei alunni: "Tutti a scuola con me".
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale in cui sono nata e cresciuta non ha avuto, secondo me, molta influenza sulla mia formazione letteraria, che è sorta e si è sviluppata secondo il mio interesse e le mie aspirazioni. Certamente la città di Roma può offrire molte più opportunità rispetto ad un centro minore, ma ritengo che ciò sia del tutto relativo, in un mondo che oggi offre maggiori possibilità rispetto al passato.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere non ha mai rappresentato per me una sorta di evasione dalla realtà, anche se l'ambito della poesia, da cui sono partita, è di per sé molto soggettivo. Mi interessa la realtà in cui mi trovo e con la quale interagisco, per esprimere poi tutto un mondo di sensazioni e di emozioni che da essa mi nasce. Con la prosa ritengo che ciò sia anche più facile, perché la narrazione risulta in genere più chiara e immediata.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
I miei racconti non sono autobiografici, ma rispecchiano situazioni in buona parte vere, perché ho visto oppure ho sentito parlare di persone che hanno vissuto determinate problematiche, che sono poi quelle legate, almeno in questo libro, alla condizione femminile che, da sempre, mi sta molto a cuore. Tuttavia, in ogni opera, c'è sempre qualcosa legato alla sensibilità dell'autore, che vede e considera le varie situazioni secondo un'ottica personale.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non ci sono persone che si sono rivelate fondamentali per la stesura dell'opera se non, come ho già detto, quelle di cui ho conosciuto alcune esperienze di vita. Il resto è fantasia.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ho fatto leggere qualche brano dell'opera ad una mia amica carissima che conosco da moltissimi anni e con la quale ho un rapporto privilegiato; tuttavia, preferisco mostrare il risultato ad opera finita, perché ritrovarsi tra le mani un libro da sfogliare e da condividere è sempre un'emozione grandissima.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente l'ebook può essere considerato uno strumento efficace e moderno, anche se un'opera cartacea rappresenta, secondo me, una lettura privilegiata che fornisce emozioni più immediate e durature.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'uso dell'audiolibro, che ho già sperimentato in passato per alcuni miei brani poetici, è interessante e divertente; diventa poi una vera necessità per alcune persone che hanno problemi o difficoltà riguardanti l'uso della vista. Può essere considerata una grande opportunità, insieme all'ebook. Ma, per favore, non toglietemi la bellezza di un buon libro fatto di carta!
 
 


 

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Venerdì, 24 Aprile 2020 | di @BookSprint Edizioni