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08 Apr
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Intervista all'autore - Mamidi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Il mio nome di battesimo è Marcella. Ho scelto, poi, di chiamarmi Mamidi per due fondamentali motivi: Il primo, semplicissimo, nasce dalla necessità di abbreviare la mia firma nelle mie opere d' arte; il secondo, non certo per rinnegare le mie origini, ma per la consapevolezza di sentirmi "diversa" dallo stereotipo di ragazza dei miei tempi.
Sono una scrittrice, ma prima ancora di saperlo, mi conoscevo semplicemente "Artista". Dentro quest' armatura, potevo permettersi di pensare liberamente e di interpretare la realtà, senza problemi, in una piccola comunità come quella di Sutera, luogo di nascita. Un'armatura che mi difendeva da inutili pregiudizi, che mi consentiva di essere me stessa e di sognare. Da quello che ho appena detto si può facilmente dedurre che la mia non è stata una vera e propria scelta di vita, bensì una spinta interiore e naturale. Certo, non è stato tutto così facile come sembra. Già da piccola ho dovuto beccarmi le prime bacchettate e tra queste, quelle del maestro che mi scopriva a disegnare, dietro la lavagna. Ho dovuto incassare, in silenzio, gli schiaffi di papà che mi rimproverava di aver imbrattato con i miei disegni i muri del quartiere dove vivevo (allora non si chiamavano murales).
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo spesso di notte e durante le vacanze perché mi piace fare bene la mamma e l'insegnante, ma non manco di trasferire ai bambini ed ai colleghi la mia esperienza, i miei pensieri, i miei progetti e quindi il mio aiuto. Scrivere di notte non è un sacrificio, anzi! è un vero privilegio vedere il buio che schiarisce. È un vero spettacolo!
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio autore preferito è Andrea Camilleri. Sono innamorata, come lui, della mia terra Una terra difficile, ma impossibile non amare. Il suo modo rispettoso di rapportarsi col lettore mi somiglia. Mi piace come descrive i suoi personaggi e i paesaggi, anche se i miei romanzi, ancora inediti, sono più plastici e coloriti.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Il mio libro, “Penna e tavolozza” nasce dalla voglia di evadere e trasmettere emozioni, ricordi, pensieri, valori e sogni. Nasce in soli sette giorni. Una sfida, fra le tante, per mettere alla prova le mie capacità espressive ed immaginative.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale in cui ho vissuto e vivo, ha certamente influito ed influisce nella mia formazione e crescita letteraria. Forse non sarei la scrittrice o l'artista di adesso se non mi fossi sentita parte integrate di una società così grande che supera ogni confine nazionale.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Come ho già detto, scrivere mi permette di evadere, di raccontare, pensare, ma anche di immaginare. Non posso fare a meno di immaginare un mondo migliore e questo doloroso momento di guerra invisibile che stiamo vivendo tutti, lontano e vicino da tutti, è la riprova di quello che scrivo e che penso.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tanto quanto basta con molta fantasia.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
C'è sempre qualcuno che ci spinge a fare qualcosa, ma i bambini, i ragazzi sono di un'importanza immane. Di loro ammiro la spontaneità, la curiosità e la sincerità.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il mio libro “Penna e tavolozza”, a cui seguiranno atri due romanzi, lo ha letto per prima la stessa "Marcella" per essere sicura di aver trasferito se stessa ed il pensiero di tanti che come lei non hanno la possibilità di esprimersi.
In un secondo momento, è stato letto da un bambino ed un ragazzo che con i loro occhi mi hanno comunicato che ho scritto qualcosa di speciale.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook è certamente la lettura del futuro. Una lettura rapida, facilmente fruibile ed economica, ma il libro cartaceo rappresenta il pilastro di un gigantesco palazzo con tante finestre aperte che si chiama "cultura".
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L' audiolibro, come l'ebook è una di quelle finestre di cui ho appena parlato, da cui si possono affacciare anche persone con difficoltà pratiche, fisiche e non. Sono mezzi assolutamente innovativi, tecnologici che, a mio avviso, non devono sostituire il libro cartaceo. Un libro fra e mani, rimane sempre il sogno di tutti e rimane nei ricordi.
 

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Mercoledì, 08 Aprile 2020 | di @BookSprint Edizioni