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16 Mar
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Intervista all'autore - Gianmaria Airaghi

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato milanese, sotto lo splendore della Madonnina, da una famiglia milanese da diverse generazioni, che mi ha trasmesso principi morali e di rispetto nei confronti degli altri, senza distinzione di classe sociale, di colore della pelle, di rango. Per anni, il lavoro è stato la mia passione principale, in aggiunta alla mia famiglia, attorno alla quale mi sono realizzato come uomo e ai massimi livelli delle gerarchie lavorative.
Ho avuto una figliolanza numerosa, sorretto da una grande donna, con la quale ho convolato a nozze in età giovanile.
Sono stato uno sportivo, praticando con qualche successo, tennis e nuoto, convinto come sono che una seria attività sportiva può fare bene ai giovani.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Sono stato un appassionato lettore nel periodo dai 13 ai 18 anni, quando mi ero iscritto ad una Libreria, a due passi da casa, per far crescere il mio desiderio di scrivere bene, cercando di cogliere l'essenza di ciascun testo. Leggevo una media di due/tre libri la settimana, scegliendo tra quelli validi che mi venivano proposti. Questa attività mi ha dato soddisfazioni, sia durante la scuola media, sia nelle superiori, quando i miei voti nei temi in classe di italiano sono sempre stati molto buoni. L'attività lavorativa mi ha un po’ distratto dalla lettura, ma ora che ho del tempo, ho ripreso a leggere con passione, verificando l'esistenza però di molta "spazzatura".
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Devo confessare che la mia preferenza è ancora legata al libro tradizionale, che mi porto anche a letto, che mi porto appresso quando vado in vacanza al mare sotto un ombrellone, o sotto un albero al fresco di una giornata assolata.
Può essere che cambi idea in futuro, ma per ora il libro, soprattutto quando soddisfa i miei desideri qualitativi, mi dà un'idea di possesso che l'eBook non mi dà, che non sento del tutto mio.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Raramente, per me, la scrittura è un colpo di fulmine, ma è piuttosto un amore viscerale, il quale inizia magari per effetto di una folgorazione passata, ripresa durante un dormiveglia nel quale mi trovo a prendere appunti, per evitare che al mattino mi sfuggano i migliori momenti della vicenda.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Era da tempo che volevo scrivere sulla mia grande famiglia, per lasciare una traccia a figli e nipoti del vissuto accanto a una donna eccezionale, alla quale sono stato legato tutta una vita, quasi per una scommessa fatta con il Padre Eterno, che ci ha uniti prima ancora che pensassimo di essere fatti l'uno per l'altra.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il messaggio che spero di passare al lettore è espresso in una delle ultime pagine del mio trattato. L'ho enunciato così: al giorno d'oggi...
"Abbiamo più bisogno di famiglie che di posti di lavoro"
Ai nostri economisti, questa affermazione potrebbe sembrare un'eresia, eppure se ci pensiamo bene, è così! Se facciamo qualche considerazione sull'umanità, su come spendono la parte più bella della loro gioventù i nostri ragazzi, sia uomini che donne, essi inseguono miraggi che spesso bruciano i loro entusiasmi e la parte più genuina dei loro sentimenti, senza costrutto. Non resta che puntare ancora una volta sulla famiglia, che costituisce l'unico vero pilastro per l'umanità.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Il periodo più cosciente delle mie capacità di tradurre il pensiero in scritti di una certa qualità l'ho avuto sino ai 20 anni, quando sono partito per la Scuola Ufficiali di Complemento, durata 18 mesi.
Al ritorno, mi sono dovuto occupare del lavoro, della casa, della famiglia, in attività che non mi hanno dato la possibilità di pensare ad altro.
Ora sto riprendendo coscienza e mi dico che sarebbe un peccato trascurare una attività come quella di scrivere, almeno sino a quando il Signore mi darà una sufficiente capacita di raziocinio.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
L'idea di parlare della mia famiglia è maturata subito dopo la morte di mia moglie, quando gli argomenti che si sono aggiunti dopo il suo distacco, mi sono tornati alla mente in modo prepotente.
Mi sono detto che dovevo farlo per lasciare ai miei figli una testimonianza e, sia pure in tempi non brevi, sono arrivato alla conclusione.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Quando ho iniziato non avevo dubbi. Piuttosto mi è rimasta l'impressione di aver trascurato alcune situazioni che meritavano forse di far parte della storia.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Ricordo di aver letto più di una volta "Il fù Mattia Pascal" e anche "Il vecchio e il mare" di Hemingway. Ma sono tanti i grandi libri ai quali faccio ora un torto non ricordando il loro titolo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro mi sembra avrà un suo spazio. Penso alle tante persone che per ragioni fisiche siano menomate, ad esempio nella vista, alle quali la lettura, realizzata con la dizione di un valido attore, potrebbe far riprendere la gioia di rimanere aggiornati in campi diversi.
Ma anche a persone fisicamente normali, come potrei essere io, potrebbe far piacere ascoltare una bella lettura, con le cadenze e le inflessioni perfette, come solo un professionista preparato potrà offrire.
 
 
 
 
 

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Lunedì, 16 Marzo 2020 | di @BookSprint Edizioni