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24 Gen
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Intervista all'autore - Patrizia Borgese

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Non mi piace rispondere con le solite banalità ma non troverei risposta migliore anche se la cercassi per ore... scrivere è tutto come lo è leggere... ma scrivere mi aiuta a distrarmi da quello che la vita reale mi ha bruscamente caricato sulle spalle... scrivendo mi libero da ciò che pesa sul cuore e a volte sullo stomaco… è la mia medicina, la mia psicoanalisi, il mio antidepressivo ...
Provo serenità e sono gli unici momenti in cui sono io... semplicemente io...
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Moltissimo... anzi forse quasi tutto il testo parla di me e della mia vita, c’è molto poco di inventato, quelle poche cose sono state inserite quando la forza di raccontare tutta la verità mi mancava ...allora ho spaziato, cercando un appiglio per riprendere fiato mentre mettevo nero su bianco la mia vita.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
L'ho sempre sostenuto a gran voce e continuerò a farlo, quest'opera, anche se definirla un opera a me ancora sembra irreale, ha significato dolore...tanto, sono le mie lacrime e il mio sangue perché non è facile mettersi a nodo e far sapere al mondo intero chi sei, cosa c’è dietro quel sorriso che tutti vedono... non è mai facile presentarsi per chi si è veramente perché la paura di essere giudicati e di non essere più guardati allo stesso modo spaventa...
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
No, non è stata semplice.
Ero partita con "quando il freddo arriva al cuore" , poi non lo trovavo azzeccato allora ho cambiato ancora pensando di intitolarlo "Tornare a respirare" .
Ma non ero ancora sicura della mia scelta... il titolo per me è stato davvero un impresa fin quando ho perso mia madre circa 5 mesi fa e la scelta del titolo è arrivata certa e sicura .
Dovevo prendere in mano la mia vita e ricominciare senza di lei, e dovevo farlo da sola riuscendo ad essere padrona di tutto senza più il suo supporto.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Il primo libro che lessi in giovane età fu "Il gatto nero" di Edgar Allan Poe.
Mi piacque tanto anche se mi spaventò... forse ero troppo piccola per un romanzo di quel calibro.
Un giorno, in una corsia di ospedale mi capitò fra le mani " Va dove t'importa il cuore"... me ne innamorai e mi innamorai di Susanna Tamaro.
Porterei con me quel libro anche se l'ho riletto milioni di volte negli anni e gradirei senz'altro la compagnia della scrittrice anche se preferirei stare sola...
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo tutta la vita.
Non ho mai acquistato un ebook e credo mai lo farò.
Credo che ti tolga tutto... io sono ancora molto tradizionalista e non rinuncerei mai ad avere fra le mani il mio libro, a sfogliarlo, a sentire il profumo della carta nuova, a tenerlo sul comodino per poi afferrarlo quando il sonno tarda ad arrivare ... quindi no... la scelta per me resterà sempre cartacea .
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non c’è mai stata una scelta.
Non ho mai pensato e non lo penso neanche oggi di intraprendere questa carriera.
Ho iniziato a scrivere per contrastare gli attacchi di panico.
Ho iniziato a scrivere per evadere dalla dura realtà che mi aveva colpito ed oggi scrivo ogni giorno una sorta di diario per mia madre .
Le dedico una pagina, due a volte anche tre al giorno perché scrivendole mi sfogo e penso che le posso raccontare ancora tutto...
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Come ho detto ho iniziato a scrivere per calmare gli attacchi di panico, quando ne venivo colta mi accorgevo che nel momento in cui iniziavo a scrivere, l'attacco passava, quindi divenne per me una cosa quasi comandata.
Scrivendo non stavo male allora iniziai.
Quando vidi che le cose che avevo scritto stavano diventando tantissime perché stavo male di continuo, pensai che se univo quei piccoli racconti alla mia vita forse potevo ricavarne una sorta di manoscritto.
E così ho fatto...
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un’emozione indescrivibile.
Ci si sente importanti, bravi... si hanno delle emozioni bambinesche passatemi il termine...
Ho solo un grande rammarico... non averlo fatto prima...
Avrei voluto condividere questa grande emozione con mia mamma e renderla fiera di me... invece non è così che è andata purtroppo.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia madre...
Lei non amava leggere, tanto è vero che quando tornavo a casa con pile e pile di libri lei mi sgridava sempre.
Mi diceva "basta...non sappiamo più dove metterli, mi hai riempito anche la cristalleria..."
Non amando leggere fui a farlo per lei.
Una sera ci mettemmo nel lettone e glielo lessi tutto d'un fiato
Mi disse "Non sapevo di avere una figlia così brava" .
Lo disse a tutti che avevo scritto un libro e mi aveva soprannominato la "mia scrivana".
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia una gran frontiera... tutto qua.
Penso ciò che ho detto per l'ebook, con l'unica differenza che credo sia però utile tutte quelle persone che non possono vedere.
Penso che convertire un testo in un dialogo verbale sia di grande aiuto per chi non può leggere da solo ed abbia voglia di evadere anche lui da tristi e opprimenti realtà...
 
 
 
 
 

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Venerdì, 24 Gennaio 2020 | di @BookSprint Edizioni