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17 Dic
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Intervista all'autore - Cristina De Bellis

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
E come intraprendere un viaggio. All’inizio ci si sente soli. Poi, mentre la scrittura prosegue e vengono le idee, sembra di essere in compagnia. È quello che sprona ad andare avanti. Non si vuole perdere l’attenzione del compagno di viaggio che aspetta di saperne di più.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Direi la vita lavorativa e il gruppo di amici. Ma la protagonista è ovviamente più giovane e si scosta dalla realtà. Alcuni episodi sono verosimili. Il bar descritto nel libro è reale.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Mettermi alla prova. È il primo libro che scrivo per intero. Non è stato facile. Molto entusiasmo e idee all’inizio. Poi mi sono dovuta confrontare con i personaggi, l’evoluzione delle loro vite, I tempi, la storia e come farla proseguire. Non bastano solo certi spunti. La strada è lunga.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Facilissimo. È stata la prima cosa che ho deciso. Il libro è ruotato intorno al titolo.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Direi Cronin. Avremmo molto di cui parlare. Era un medico credo. Adoro leggere situazioni sulla medicina, guarigioni, medici, infermiere. Gente che aiuta il prossimo. Adoro l’atmosfera che si crea intorno ad un ospedale e alle vite parallele. Forse perché’ mio padre era medico.
 
6. Ebook o cartaceo?
Entrambi anche se prediligo il cartaceo.
Come tanti, amo avere un libro tra le mani e girare le pagine. Tenere un libro in mano è come andare in un posto lontano, è come tornare indietro nel tempo.
Ho un kindle per quando mi sposto e non posso portare dietro diverse scelte di libri. In più, se leggo una buona recensione di un libro che vorrei comprare, lo posso scaricare subito. Ma la sera, è il cartaceo che scelgo di leggere. Ha un fascino tutto suo.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ci avevo già pensato anni fa, ma lavorando non avevo mai tempo. Ho scritto diverse poesie. Quelle sono rapide e fini a se stesse. Me le hanno pubblicate. E ogni volta mi dicevo che se piacevano quelle, dovevo convincermi a scrivere.
Ogni anno mi prefiggevo delle date per cominciare. Mai rispettate.
Da un anno è diventato un obbiettivo. Sento che lo devo a mio nonno che era giornalista. Sento che è quello che devo e so fare.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Una sera il mio collega di ufficio storico mi parla di un’enoteca che ha visto passando per venire dalle mie parti per la solita uscita serale del fine settimana. Mi ha convinto ad andarlo a vedere.
La prima volta che entrai mi sentii subito a casa o come se fossi già stata in un posto simile. È stato amore a prima vista. Il vecchio pendolo alla parete che ricordava un episodio tratto da David Copperfield o Sherlock Holmes, mi ha incantato. Soprattutto il fatto che era fermo alle 7 meno 5. Grande ora per l’aperitivo.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una sensazione che ti fa sentire qualcuno. Tipo, missione compiuta. Come passare un esame.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La vostra redazione. Non l’ha letta ancora nessuno.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una buona idea. Per molto tempo ho avuto problemi con la vista, come tanti. Diverse diotrie tra un occhio e l’altro. Facevo fatica a tenere gli occhi sulle righe del libro a lungo. Ho acquistato due audio libri per avere qualcuno che leggesse per me. È come avere qualcuno che racconta una storia. Mi piaceva quando mi leggevano le storie. Ora leggo benissimo quindi per il momento prediligo i libri o ebook. Ma so che riproverò l’audiolibro molto presto. Ne ho uno vecchio di Sherlock Holmes...
 

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Martedì, 17 Dicembre 2019 | di @BookSprint Edizioni