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09 Ago
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Intervista all'autore - Nicoletta Poli

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono genovese e abito a Bologna da circa 35 anni. Sono filosofa, consulente filosofica, scrittrice, poetessa, presidente di AICOFI (Associazione Italiana Consulenza Filosofica) e direttrice della Scuola Parresia per filosofi pratici. Collaboro con l’Istituto di Clinica Psichiatrica dell’Università di Ferrara e col Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna. Ho vinto diversi premi letterari e filosofici a livello nazionale ed internazionale. A sei anni ho scritto la mia prima poesia e a nove una specie di testo teatrale. Credo di avere deciso di diventare scrittore prima dei 10 anni di età.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Generalmente al tramonto. Mi impongo di scrivere almeno un paio di pagine tutti i giorni.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono molti gli autori contemporanei che prediligo, ma mi piace molto Paolo Giannubilo.
 
4. Perché è nata la sua opera?
“Sul ponte dell’arcobaleno” nasce, come al solito ed anzitutto, dall’esigenza di vivere più vite e di immedesimarmi in personaggi anche molto diversi da me per sperimentare nuove emozioni ed apprendere sempre più dall’infinita variegata natura umana. Ma nasce anche dall’esigenza di denunciare un sistema gravido di contraddizioni, permeato da una totale assenza di etica in un’Italia che avvalla le mafie e deride l’onestà di molti cittadini che vorrebbero un mondo migliore. E poi nasce dalla consapevolezza della nostra mortalità, di quel destino comune che dovrebbe stimolarci a lasciare un segno di benevolenza su questa terra. Infine, uno stimolo importante è stato rappresentato dal mio amore per gli animali e per la natura.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Abbastanza, ma non in maniera così forte. Ho scritto romanzi e poesie che esulano dal contesto sociale e storico in cui ho vissuto e che, invece, si inerpicano su terreni immaginari senza legami con la realtà attuale.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere non è né una evasione dalla realtà né un modo per raccontare la realtà. Il tema è che, a mio modesto parere, per essere efficace, uno scrittore deve attenersi alla verosimiglianza anche se il tessuto narrativo è completamente fuori dalla realtà. Un personaggio deve essere credibile anche se vive ed opera su Plutone. Insomma, la realtà c’entra poco. C’entra più la capacità di inventare delle storie credibili anche su un terreno poco credibile e di scindersi in tante anime differenti che possono dialogare tra loro. Forse la scrittura è più un’operazione di dissolvimento dell’ego in tanti io, una sorta di operazione schizofrenica. Talvolta terapeutica e talvolta no.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto e niente. Quando ho terminato un libro rimane ben poco di me, perché è stato tutto trasformato, scisso, manipolato, dissolto.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Qualcuno no. Più che altro la memoria del mondo, la meravigliosa gioia di vivere e raccontare.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al prefattore Gian Ruggero Manzoni che stimo oltre misura come artista a 360 gradi.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Può essere interessante. Penso però che una buona parte dei lettori sia legata al libro cartaceo, alla sua sacralità, al rumore e al profumo delle pagine che sfogli. Altri, la minoranza e forse più i giovani, preferiscono i libri digitali per comodità, essendo magari più avvezzi ad usare la tecnologia e avere una biblioteca portatile sempre con sé.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Anche questa formula è interessante. Ci sono utenze particolari che dovrebbero avere accesso gratuito agli audiolibri, tra cui, per esempio, i non vedenti o gli ipovedenti, o soggetti con altre disabilità, o chiunque abbia difficoltà di apprendimento di altra natura. Io dico che la cultura è l’unica arma che può far davvero migliorare il mondo, per cui ben venga qualsiasi mezzo che la possa trasmettere e diffondere capillarmente.
 
 

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Venerdì, 09 Agosto 2019 | di @BookSprint Edizioni