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02 Ago
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Intervista all'autore - Andrea De Luca

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere significa fermare i miei pensieri. Sento un senso di appagamento. Ho scritto il romanzo per fissare 20 anni di estrema sofferenza. Ho dato un senso alla mia sofferenza.
Solo così potevo rendere utile la mia vita. Spero che questo libro possa diffondersi molto tra i giovani. Ho fatto delle testimonianze nelle scuole secondarie. Sono molto contento per quello che ho trasmesso.
Dal 2 Maggio 2014 la mia vita è cambiata. Ho scritto per uscire definitivamente dalla dipendenza. Il romanzo è la compressione di mille emozioni che ho provato. Scrivere significa non morire per sempre!
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Moltissimo. È una autobiografia con la partecipazione di alcuni personaggi realmente conosciuti. Alcuni non ce l'hanno fatta!
Ho reso il personaggio più ricco di quello che in realtà sono.
Non ha importanza il luogo dove si svolge la storia. Non contano nulla le case, la macchina! È il mio un tentativo di descrivere ciò che la mia testa pensava nelle mie fasi di ebbrezza e di depressione. Sono stato almeno dieci anni depresso con la sola voglia di stare a letto.
La storia di Chico è la mia storia con un finale diverso. Ho reso abbastanza ricco il personaggio perché l'alcol è un fenomeno trasversale. Non è legato alla povertà. Ho conosciuto direttori di società alcolisti cronici morti di crepacuore!
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Dare un senso a tanti anni considerati perduti da me.
Ho scritto per non rendere questi anni vani e vaghi.
Sono fissati su di un foglio.
Vorrei che questo libro entrasse nelle scuole.
Ho il piacere di poter aiutare il prossimo.
Ora il mio obiettivo è quello di aprire un sito per poter aiutare chi è ancora perso dietro la sostanza.
Voglio dare tutto me stesso per gli altri.
Ancora non so da che parte iniziare. Vedrò presto di organizzarmi.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il libro è stato scritto di getto nel 2015.
Anche il titolo è venuto di getto.
Ho pensato alla morte e così ho riportato la parola "Anima".
Per me la morte è una scoperta che nessuno può raccontare.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Le memorie di Giacomo Casanova.
Mi ha fatto morire dal ridere!
In un’isola deserta meglio ridere e non pensare alla solitudine.
Se mi è permesso porto anche il "Giornalino di Gian Burrasca".
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho deciso nulla. È venuto fuori tutto in modo casuale.
Se mi fossi scervellato a scrivere qualcosa sicuramente non sarebbe stata così vera. Non ho in mente per ora un secondo libro.
Chissà forse un giorno......
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nasce per la voglia che ognuno di noi ha di essere immortale, di lasciare Qualcosa.
Nasce dalla voglia di aiutare gli altri.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Ancora non mi ci capacito.
Mi sembra tutto irreale.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Una mia amica di Palestrina.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non saprei. A me piace la carta.
Ho molti libri. Mi piace vederli sugli scaffali.
Sembrano tante persone.
Giovani, anziani, belli, brutti!
Mi piace vederli con i miei occhi tutti insieme.
Tanti amici mi sembrano. Li umanizzo!!
 
 
 
 
 

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Venerdì, 02 Agosto 2019 | di @BookSprint Edizioni