Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

Logo
Stampa questa pagina
15 Feb
Vota questo articolo
(1 Vota)

Intervista all'autore - Filippo Valzano

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato e cresciuto a Ferrara. Ho iniziato a scrivere la mia prima opera intorno al 2011/2012, quando frequentavo le scuole medie. In un primo momento non ero pienamente consapevole del fatto che, mettendo per iscritto ciò che immaginavano nella mia mente, sarei diventato uno scrittore. Tale consapevolezza si è fatta sempre più chiara nel corso del tempo e, soprattutto, man mano che l’opera raggiungeva la propria versione definitiva. Solo dopo averla ultimata, ho compreso di essere diventato uno scrittore. Non l’ho deciso di mia spontanea volontà, ma lo sono diventato col tempo.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Il momento che dedico alla scrittura è certamente la notte. Non è stata una scelta a caso, poiché durante il giorno frequentavo la scuola. La notte era l’unico momento libero della giornata dagli studi o dall’attività sportiva.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Le mie letture si concentrano prevalentemente su opere di autori del passato, partendo da Omero, passando per i fratelli Grimm per arrivare fino a Giorgio Bassani. Perciò è molto difficile per me rispondere a questa domanda. Comunque, uno dei libri contemporanei che più mi è rimasto impresso nella mente è certamente “Gli effetti secondari dei sogni” di Delphine de Vigan. La veridicità con cui l’autrice francese è in grado di rappresentare situazioni drammatiche presenti nel mondo di tutti i giorni l’ha resa una dei miei autori contemporanei preferiti.
 
4. Perché è nata la sua opera?
L’opera è nata per rispondere ad una mia personale esigenza. Ho iniziato a scriverla nel 2012, un periodo particolarmente buio per l’Italia, in particolare per la situazione economica e, di conseguenza, sociale. I telegiornali proponevano ogni giorno notizie angoscianti che impressionarono notevolmente i miei tredici anni. Mi sono domandato, quindi, l’origine di così tanto dolore e la mia giovane mente ha trovato risposta nella mitologia greca. Per questa ragione ho immaginato un passato mitico governato dalle divinità elleniche, in perenne conflitto tra loro, dalla cui sofferenza sarebbe sorto l’animo umano.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Di certo il contesto in cui vivo ha influito notevolmente nella mia formazione letteraria. Ferrara è, infatti, una città estremamente attiva dal punto di vista culturale. Concerti, mostre o spettacoli teatrali sono all’ordine del giorno, mentre per le sale del Castello estense si possono rivivere le atmosfere tipiche del Rinascimento. Molti sono i poeti che a Ferrara hanno trovato ispirazione per le proprie opere eterne, capolavori della letteratura italiana e non solo, come Boiardo, Ariosto e Tasso. Le scuole ferraresi studiano con particolare riguardo questi nostri autori.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Potrei definire la mia scrittura come un’evasione necessaria per raccontare la realtà. Lo scopo della mia opera è quello di comprendere e descrivere l’animo umano attraverso la mitologia greca. Utilizzo, quindi, qualcosa di totalmente estraneo alla realtà per descrivere ciò che di più reale possa esistere: noi stessi.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
La maggior parte della mia opera risulta prevalentemente impersonale ma le vicende dei personaggi da me raccontate sono la proiezione nel mondo mitico di ciò che osservo ogni giorno. L’aspetto più personale del libro è di certo rappresentato dalle riflessioni poste a conclusione di ogni notte, in cui rifletto sul contenuto del capitolo stesso.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Se sono riuscito a concludere la stesura dell’opera lo devo soprattutto alla mia ostinazione. Dal 2012 fino ad oggi, infatti, ho sempre creduto in ciò che stavo scrivendo, senza mai arrendermi e continuando ad inseguire questo grande sogno. In alcune occasioni è stato difficile trovare tra i numerosi impegni il tempo necessario per continuare l’opera, ma, nonostante tutto, sono riuscito a realizzare ciò che desideravo.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima lettrice del mio romanzo è stata mia madre. Da quando ho iniziato a scriverlo fino ad oggi sono passati parecchi anni. Per tutto questo tempo non ho mai detto nulla al riguardo né alla mia famiglia né ai miei amici perché non volevo renderli partecipi di qualcosa di incompleto e disorganico. Così gli anni sono passati, ho completato il romanzo e alla fine ho svelato il mio segreto.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ho scritto la prima versione dell’opera a matita su un vecchio quaderno. In seguito l’ho ricopiata a penna su un secondo quaderno e la terza versione l’ho passata a computer. Tutte queste modifiche sono state possibili perché ho deciso di lavorare, fin da subito, sul cartaceo e non sul digitale, rendendo il romanzo non perfetto, ma almeno soddisfacente. Inoltre il contatto fisico e concreto che si può avere con il cartaceo fa in modo che si crei un particolare legame tra l’opera e l’autore ma, soprattutto, tra il libro e il lettore, che l’ebook non potrà mai sostituire. Per tutte queste ragioni, a mio avviso, il futuro della scrittura non risiede nell’ebook ma nella carta e nell’inchiostro, come è sempre stato.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
La nuova frontiera degli audiolibri rappresenta di certo un’importante innovazione tecnologica nel campo della lettura ma, così come è diverso scrivere a penna rispetto che al computer, credo che esista un’immensa differenza tra il leggere e l’ascoltare. Leggendo si presuppone una concentrazione superiore rispetto a quella che si richiede all’ascolto e, quindi, solo leggendo si può realmente comprendere ed imprimere nella memoria ciò che c’è scritto in un libro. Perciò, secondo me, gli audiolibri rappresentano un’alternativa gradevole ma non ottimale.
 

Acquista il Libro sul nostro ecommerce

 

 

Venerdì, 15 Febbraio 2019 | di @BookSprint Edizioni