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10 Nov
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Intervista all'autore - Roberto Bencivenga

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nasco uomo di teatro a tutto tondo, cominciando dal canto lirico che è stato il mio primo amore, per poi passare alla prosa, alla regia e, da sempre, alla scrittura. Questo libro raccoglie alcune mie opere teatrali, dal 1980 ad oggi. Sono le commedie e i drammi originali scritti da me e più rappresentati, sia dalla mia Compagnia Teatrale, che da altri.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Magari avessi un momento! Purtroppo la mia vita è piena di impegni lavorativi, quindi i periodi nei quali riesco a scrivere sono quelli che trascorro d'estate nel paesino in Toscana che porta l'altisonante nome di Montecarlo. Là riesco a ritagliarmi dei momenti per pensare, riflettere e quindi scrivere, molto spesso per esigenze di lavoro teatrale, come nel caso di questo libro, scritto in diverse estati toscane.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Adoro Dino Buzzati, ma di teatro ha scritto poco o nulla. In teatro trovo la comicità di Achille Campanile assolutamente geniale. Non sono proprio contemporanei, ma soprattutto nel teatro, non si può prescindere da ciò che il '900 ci ha lasciato di buono, a cominciare da Pirandello.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per esigenze di lavoro: dovevo scrivere delle opere da mettere in scena con la mia compagnia, e mi sono lasciato tentare da argomenti che a me interessavano molto, in specie quelli storici. Un grande lavoro di ricerca e l'applicazione di anni ed anni di esperienza teatrale.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, non a caso due dei drammi che chiudono il libro narrano vicende storiche accadute a Roma, la mia città, durante la seconda Guerra Mondiale.
Le commedie si rifanno meno al personale, ma sono invece idee nate in momenti particolari della mia vita: scrivendo "Folli, sempre folli, fortissimamente folli, sono riuscito a ironizzare su un tema, la follia appunto, a me sempre molto caro, in un momento in cui avevo una fortissima depressione. E ho detto tutto!
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Chiaramente, in questo libro, ambedue le cose: raccontare la realtà attraverso il teatro, quindi vicende umane, spesso vere, raccontate con un linguaggio diverso da quello di tutti i giorni, affinché lo spettatore si identifichi nella storia e venga portato a riflettere attraverso una messa in scena della realtà, anche quando la realtà sembra lontana.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non scrivo mai in modo autobiografico, raccontando me stesso, ma ovviamente in tutto ciò che esce dal nostro pensiero c'è una grande parte di noi stessi: i nostri interessi, le nostre riflessioni, le nostre opinioni.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Quando si scrive per il teatro si ha presente, molto spesso, il cast, gli attori, per i quali scrivi. Quindi si cerca di scrivere dei ruoli avendo presente chi dovrà interpretarli: mi è accaduto per esempio con il personaggio di Settimia Spizzichino in "Roma-Auschwitz andata e ritorno", o anche nelle commedie. Lì a dire il vero ho scritto per attori che poi non hanno recitato in teatro, perché, nella mia giovinezza, sognavo di avere grandi interpreti della scena di quel momento. Ma la cosa più bella è che in seguito ho avuto occasione, nella mia carriera, di incontrare alcuni di quegli attori e hanno apprezzato tantissimo ciò che io avevo scritto, senza sapere che a loro mi ero ispirato.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Trattandosi di commedie, le ho fatte leggere prima di tutto ad alcuni amici di vecchia data, e poi ai miei attori, con i quali dovevo metterle in scena.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non lo so, forse sì, ma io resto legato al cartaceo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Può essere un valido strumento. Personalmente io devo leggere il foglio stampato, per apprezzare appieno quello che ho davanti.
 
 

 

 

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Sabato, 10 Novembre 2018 | di @BookSprint Edizioni