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13 Apr
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Intervista all'autore - Mario Italo Fucile

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nato nel primo dopoguerra in un allora piccolo paese friulano, non ancora provincia, Pordenone, ho vissuto in famiglia con grande disagio interiore la miseria e l'esclusione, sia interna alla famiglia, in cui le aspettative attorno a me erano considerate come riscatto sociale e personale da parte dei miei genitori, sia nella stessa società esterna che vedevano i meridionali e i militari come occupanti o come un fastidio in più.
Ci chiamavano terroni e ovviamente non disdegnavano di storpiare il nostro cognome con parole come “sciopet", schioppo, cannone, mitraglia, etc. A scuola di benestanti imprenditori, gli stessi insegnanti avevano dei pregiudizi nei confronti di me e delle mie sorelle (ero il secondo, unico maschio di quattro fratelli). Povertà sociale, povertà morale etica ed emozionale, il sentirsi esclusi, non adeguati, hanno moltiplicato le mie forze e le mie energie psicofisiche, spinte anche dalle attenzioni genitoriali su di me (unico maschio). Una grossa responsabilità che si è poi travasata a favore anche degli altri e ovviamente verso i più deboli, sentendoli più simili a me. Obbiettivi troppo alti da raggiungere contro una base psicofisica fragile, ha fatto in modo che non accettassi compromessi e perdessi occasioni in cui non mi sentissi perfettamente preparato. Ciò che ho sempre sentito impellente era il fatto d'esprimermi, di farmi capire, di fare conoscere le mie idee e le mie potenzialità. Alle superiori agli esami di maturità tecnica fui promosso per un tema di sei pagine che i commissari considerarono un capolavoro di letteratura. Avevo scoperto quel giorno quale sarebbe stato il mio futuro: dire attraverso righe la verità, mettere a nudo le manchevolezze e le ipocrisie come le leggerezza e le Fragilità o bugie di chi ci circonda. E questo mi fu fatale.

 

2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivevo molto di notte, quando lo facevo intensamente. Riuscivo a scrivere consecutivamente decine di poesie o di articoli. Per proteggermi avevo ideato un blog, il primo generale, http ://valcimoliana.blogspot.com " in salotto con gli amici" in cui mi divertivo, dopo averlo impostato in argomenti a scrivere un po’ di tutto, dalla fotografia, al design, alla poesia, alla cucina, racconti, citazioni, hobby, articoli, etc. Un blog poi abbandonato perché lo scopo per cui era stato creato (difesa personale) era diventato inutile. Il mio personale interesse attivo sia in politica che come attivista in comitati, mi aveva creato diversi nemici nell'ambiente di lavoro e forse anche in regione. Successivo a questo ho aperto un blog esclusivamente per le poesie http:// poeticandoconilcuore.blogspot.com. A dir la verità non ho mai curato la scrittura né la punteggiatura e nemmeno la grammatica come avrei dovuto fare. Per me interessava "il messaggio", quello di una persona sensibile che desiderava (anche come politico) che qualcosa cambiasse, per il bene dei miei concittadini. Sono passati trenta anni da allora e ci siamo forse.





 

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non leggo molti libri se non di psicologia o filosofia; non amo i romanzi, desidero qualcosa di concreto. Leggo Roberto Saviano e Elio Veltri, un amico di pensiero e di battaglie. Mi piace anche Cacciari e molte menti libere, il corregionale Pasolini e molti altri con un Quoziente intellettuale molto superiore alla media.


 

4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata perché sono nato io. Mi serviva solo capire cosa fosse veramente alla mia portata economica. Ogni cosa è poesia per me. Un quadro, un aereo, una casa, una città, ma soprattutto una società che senza limiti e con difficoltà potrebbe espandersi a gran parte del mondo. Proprio come sto cercando di fare su Facebook attraverso i gruppi che ho creato e che seguo. Primo fra tutti "tuttoilmondoperamico" il verbo e la cultura come politica che unisca e non divida, che non crei differenze ma anzi cerchi di smussare le punte visibili ed invisibili di iceberg pericolosi per il quieto vivere.


 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo, anzi è stata basilare. Un piccolo paese bigotto e di ipocriti borghesi.


 

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È un modo per evadere da questa realtà e per raccontare una realtà realizzabile, senza che venga bloccata dalla fatidica parola "UTOPIA" Qualcuno ha pur detto “rimane utopia fin quando ci sarà uno solo a credere in quella cosa.” È stato così per Grillo e per molti altri nella storia.


 

7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Metà.


 

8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ogni donna e ogni cosa e/ o paese che ho amato.


 

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Lo ha infascicolato e mi ha spinto a scriverlo, un'amica bulgara con la copertina intitolata "Perché la poesia"; in quel fascicolo ci sono anche le sue bellissime poesie scritte in bulgaro e da me tradotte che vorrei prossimamente far pubblicare sia qui che in Bulgaria, come le mie, considerandomi di casa.


 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Dal punto di vista economico sarà il futuro e anzi sarà un ebook che con voce di donna o di uomo ci leggerà il contenuto. La poesia infatti è ciò che desideriamo sentire o sentirci dire. Avremo un Ebook da portarci a letto nelle giornate tristi e chissà che non avrà le sembianze umane. Il tempo ci sfugge fra le mani, troppa convulsione. Altro per chi tempo ne ha a josa e ama lo slow Life. Allora il libro rimarrà il ritorno al passato, alla quiete, da leggere con un compagno o anche da soli/e. Impareggiabile.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ho già espresso questo pensiero, se la voce dovesse essere calda e alimentare emozioni intense benvenuta.


 

 

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Venerdì, 13 Aprile 2018 | di @BookSprint Edizioni