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10 Gen
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Intervista all'autore - Luigi Capozza

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nato a Strongoli in provincia di Crotone e cresciuto tra il luogo di nascita, Crotone, dove ho iniziato gli studi classici, Petilia Policastro e Santa Severina, dove ho concluso gli studi liceali.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

"Il Giovane Holden" di J. D. Salinger e "I turbamenti del giovane Torless" di Robert Musil, nonché "Cronaca familiare" di Vasco Pratolini.




3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

Bene in generale, dati i tempi, i nuovi costumi e le nuove consuetudini tecnologiche ed espressive, ma mi sentirei infelice e defraudato di qualcosa di essenziale alla perdita totale del libro cartaceo. Questo resta essenziale alla formazione del pensiero e della coscienza, nonché alla comprensione riflessiva della realtà, dei valori e del mondo interiore dell'uomo. Consente di godere il libro, come dire, tra le mani come un bene personale, di sospendere la lettura quando è necessario riflettere come con un amico seduto con te o per dialogare con l'autore. Ma la cosa più importante è tenerlo con sé come se si stringessero le mani ad un amico.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Un amore nato fin dall'infanzia e via via coltivato, ponderato, ricercato.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

La caparbia ricerca della verità, o forse è più esatto dire la ricerca di ciò che connota da tanto la realtà del nostro tempo e la relativa condizione spirituale dell'uomo. Ho cercato di esprimere la storia fattuale e spirituale, attraverso i versi memoriali personali e i canti spirituali, che può appartenere agli esseri umani. Mi sono sentito totalmente coinvolto in questo percorso e ho cercato così di esprimere anche la condizione spirituale dell'uomo dal momento della sua formazione, a partire dall'adolescenza nella sezione "L'età agra o dell'adolescenza". Da meridionale innamorato della propria terra, sempre più smarrita e disillusa, ho cercato anche di esprimere l'anima, la storia e la condizione meridionali. Insomma, ho sempre pensato che la scrittura letteraria, e in specie la poesia, debba avere una dimensione epica.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Di riflettere sulla propria condizione per scoprirne l'origine e le cause e operare, se lo ritiene, per un mondo, non dico migliore, ma diverso, più corrispondente alle aspirazioni esistenziali che avverte, anche se forse confusamente, come essenziali per lui, cercando di discernere però sulla loro bontà ed eticità , magari anche attraverso i miei umili versi. Importante, per come cerco di esprimere con le composizioni sull'amicizia, sarà cercare i compagni con cui condividere aspirazioni, sentimenti, progetti di vita.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Fin da piccolo, dalle elementari, mi piaceva scrivere e i maestri restavano stupiti di come lo sapessi fare e lo comunicavano ai miei. Certo, pian piano ho preso coscienza di cosa questo potesse significare di cosa mi toccasse fare per soddisfare quel piacere. Così, lentamente, già verso i 13/14 anni cominciai a buttar giù dei versi. Mi orientai verso la poesia, incantato dalle recite che gli anziani del paese - e chissà come dove e quando li avessero appresi (non sono mai riuscito a capirlo) - facevano, magari storpiando qualche parola, di passi della Divina Commedia o dell'Orlando furioso. Mi incantavano anche i cantastorie che in primavera venivano al paese e raccontavano vicende verseggiando.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Non è una domanda facile. E non c'è un episodio particolare. Ricordo che il progetto cominciò a prendere una qualche forma durante le discussioni storiche, politiche e di varia natura, tra amici, partecipando a convegni e scrivendo qualche articolo per i periodici con cui collaboravo. Ma forse potrei dire che l'"episodio", la molla fu quella di poter lasciare una testimonianza e un orizzonte di senso ai miei figli e ai nipoti.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

O sì. Non è semplice scrivere e tantomeno scrivere versi. Inoltre c'è sempre un confronto con gli autori amati per capire se si riesce ad essere all'altezza e spesso, purtroppo, si cade nello sconforto. Bisogna limare versi e parole in continuazione, leggerli e sentirne il suono, capire se si riesce a trasmettere un qualche significato, se non si scrivono banalità, se si è scritto qualcosa di incomprensibile nell'uso di metafore, immagini e così via. E non sempre si rimane contenti e si rischia di abbandonare il progetto.



10. Il suo autore del passato preferito?

Non ce n'è uno solo e francamente non saprei scegliere: Omero, Dante, Leopardi, Tolstoj, Dostoevskij ... ...



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ne penso bene. Ma è davvero nuova frontiera? Ricordo che un professore di letteratura italiana dell'Università di Cosenza tanti anni fa mi fece una proposta in questo senso per il mio primo libro di versi dopo aver ascoltato alcuni componimenti da parte di studenti. Ma poi non se ne fece niente perché avrei dovuto finanziare io il progetto.

 

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