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21 Ott
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Intervista all'autore - Mario Verrina

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato a Mandatoriccio, un piccolo paese della provincia di Cosenza, ignorato, fino a qualche anno fa, persino dalle carte geografiche. In Calabria affondano le mie radici, ma, come avevano fatto prima di me i miei fratelli e tanti miei conterranei, che amavano studiare, ho lasciato il paese all’età di quattordici anni per andare in collegio. In quel lontano paese del Sud, il massimo grado di scolarità era, allora, la terza media. Ho trascorso parte della mia esistenza in Umbria, che porto sempre nel cuore, e da oltre trent’anni vivo e lavoro a Milano, città che amo profondamente. Il desiderio di scrivere è nato molti anni orsono, ma ho amato, al contempo, altre forme di manifestazione artistica: la pittura e la poesia. I ritmi incalzanti del lavoro non mi hanno consentito di coltivare contemporaneamente più interessi. Ho deciso, pertanto, di mettere da parte, momentaneamente, pittura e poesia, per dedicarmi a nuove forme creative. Rielaborando le considerazioni che avevo annotato nel corso della mia esistenza, circa due anni fa, ho iniziato a scrivere questo romanzo.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Vivere in una città come Milano, ricca di stimoli culturali e variegate suggestioni, ma soggetta a ritmi frenetici di vita e di lavoro, e pensare di poter coltivare, non solo in qualità di spettatore, ma anche come protagonista, numerosi interessi artistici, è impresa ardua. E’ giocoforza dedicarsi alle occupazioni creative, e, in particolare, alla scrittura, nei giorni che dovrebbero essere riservati al riposo: il sabato e la domenica.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Umberto Eco.



4. Perché è nata la sua opera?

Già dagli albori dell’adolescenza, coltivavo il desiderio di scrivere un libro. Mi fermavo a lungo a contemplare il paesaggio del Sud, che generoso si presentava ai miei occhi, elargito da una natura provvida e benigna e annotavo il flusso delle piacevoli sensazioni che fluttuavano nell’animo. Osservavo le persone, scrutavo l’espressione dei loro occhi, i movimenti dei loro corpi, per cogliere quelle verità custodite gelosamente. Vedevo giovani partire per mete sconosciute, in cerca di fortuna, e madri lacerate da separazioni dolorose. Cercavo di catturare il variegato panorama degli umani sentimenti. Speravo di poter, un giorno, rendere partecipi coloro, che non avevano vissuto esperienze analoghe, di quanto fosse difficile, e, per taluni aspetti, ingiusto, sottoporsi a simili privazioni. E, al contempo, maturavo il desiderio di condividere, attraverso le pagine di un libro, con quanti le avevano vissute, emozioni e speranze. Intanto, annotavo le mie considerazioni, che, oggi, si trovano, in parte, condensate nel romanzo: “IL VIAGGIO DELL’ANIMA”. In verità, ho sempre amato ogni forma di creazione artistica. Ho iniziato a dipingere da bambino, e già dai primi anni dell’adolescenza mi sono dedicato alla poesia. Il motivo determinante è stato sempre lo stesso: manifestare, attraverso l’Arte, la bellezza dei sentimenti più puri. Dopo essermi cimentato, per molti anni, nella pittura e nella poesia, ho pensato che un romanzo potesse meglio rappresentare e, nel contempo, completare, il ciclo delle intense emozioni che ho avuto il privilegio di vivere.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Direi che è stato determinante! Ogni esperienza di vita ha influenzato il mio universo interiore e con esso il desiderio di manifestarlo. Mi sono dedicato alla lettura dei grandi del passato, perché in quelle pagine sublimi vedevo rappresentata, nella loro multiforme complessità, l’intera gamma dei sentimenti umani. Il contesto nel quale sono vissuto, prima, in Calabria, poi, in Umbria, e, infine, a Milano, mi ha fornito il privilegio di affacciarmi su tre mondi diversi. Ho potuto raffrontare esperienze differenti e trarne elementi di riflessione. Non posso, tuttavia, dimenticare il negozio di mio padre, nel quale facevano bella mostra, tra le altre cose, i libri ben rilegati e lucidi, dall’odore acre e gradevole, che hanno sollecitato la mia giovanile fantasia. Né posso dimenticare i numerosi esempi che mi provenivano da ogni parte: studenti volenterosi ed irreprensibili, partiti col desiderio di rendere orgogliosi i genitori, e, ritornati alla terra d’origine, dopo aver realizzato le loro aspettative. Miei giovani coetanei, meno fortunati di me, costretti a partire per terre lontane. L’esempio di tante persone umili, che avevano coltivato il desiderio di riscattarsi da una condizione di disagio. I nobili sogni e lo stile di vita semplice dei miei genitori e fratelli, nonché del fratello maggiore, costantemente impegnato, sin dall’adolescenza, nello studio dei grandi classici del passato. Né posso tralasciare di parlare di mia moglie, che ha condiviso con me speranze ed emozioni, e reso più agevole, col suo amore infinito, la realizzazione dei miei propositi.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Non esiste una risposta univoca alla domanda. Dipende dall’esperienza di ciascuno di noi, che è assolutamente irripetibile e dai differenti momenti della vita. Ci sono scrittori per i quali la scrittura diventa un’evasione dalla realtà, a volte, troppo amara e crudele. E ve ne sono altri che, invece, amano rappresentare quella stessa realtà, nel suo effettivo articolarsi e nei suoi più oscuri contenuti. Nel mio caso, posso dire, che, come ogni forma di manifestazione artistica, che amo coltivare, è l’uno e l’altro. Si può descrivere una realtà e nello stesso tempo sottrarsi, attraverso la sublimazione di taluni aspetti del vivere quotidiano, ad una vita spesso vuota e povera di sentimenti. Nel descrivere un passato ricco di bellezza e suggestioni, si può rappresentare il reale, e trovare, nello stesso tempo, rifugio in un mondo magico e lontano. Si possono alzare gli occhi al cielo e scoprire infiniti tesori, descriverli nella loro sublime bellezza, e sognare, per nascondere, per qualche istante, il tenebrore del nostro strano mondo. Realtà ed evasione, pertanto, possono coesistere.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C’è il desiderio, sempre vivo, irrefrenabile, di comprendere l’uomo, senza mai fermarsi all’apparenza; la ricerca costante di una verità che si sottragga all’esame superficiale del fenomeno per andare alla scoperta del lato nascosto dell’anima, nel tentativo di attingere realtà inattingibili. Il desiderio di amare - nonostante la contraria evidenza dei sensi - l’umanità; l’aspirazione a valorizzare un mondo che non è più: quello dei ricordi; il bisogno di cogliere l’attimo fuggente.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

In un momento particolare della mia vita, ho deciso che era giunto il momento di condensare in un romanzo sentimenti ed emozioni, e l’ho fatto. Ispiratori dell’opera - frutto di esperienze e fantasia - sono tutti coloro che popolano il palcoscenico dei miei più genuini ricordi, e del mio presente. E’ un universo di propositi e speranze.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A mia moglie.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Se osservo il variegato panorama dell’attuale società, nel suo effettivo e quotidiano articolarsi, non mi rimane che rispondere in modo affermativo alla domanda. Tuttavia, non posso non ricordare, con una lieve nota di malinconia, quanto fosse bello vedere giovani e meno giovani - oggi sempre più attratti, dai potenti mezzi tecnologici - con un libro in mano mentre sottolineavano, pazientemente, nel contesto delle pagine, i concetti o le definizioni ritenute degne di particolare attenzione. Osservando il presente e proiettandomi, con l’immaginazione, nel futuro, posso dire, che quanto più rimarrà vivo il desiderio di estendere il confine delle proprie conoscenze, tanto più l’e-book rappresenterà uno strumento idoneo al raggiungimento dello scopo, per quanti intendano avvalersi dei moderni supporti informatici, tanto più se si considera, la rapidità nel reperire il libro desiderato. Un altro elemento da non sottovalutare - nella valutazione sostanzialmente positiva - è la considerazione che l’e-book è accessibile anche a quanti non sono soliti recarsi in una libreria, mentre trovano agevole ricorrere al libro elettronico. Sotto questo profilo, il libro digitale appare accessibile ad un numero maggiore di utenti.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Il mio è un giudizio positivo. Può servire a quanti, dopo una giornata di intenso lavoro, desiderino ascoltare un buon testo, senza il minimo sforzo. Ma rappresenta una indubbia utilità anche per quanti, avendo già letto un determinato libro, vogliano rilassarsi nel riascoltarne la lettura, attraverso le suggestioni generate da una voce narrante. Non poche volte, anch’io, dopo una giornata lavorativa, mi abbandono a questo piacevole e proficuo passatempo. L’invito all’ascolto - lo dico per esperienza personale - se formulato nei confronti di quanti non amano la lettura, può determinare effetti sorprendenti.

 

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Venerdì, 21 Ottobre 2016 | di @BookSprint Edizioni

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