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17 Feb
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Intervista all'autore - Thomas Bentivoglio

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Vengo da Fermo, non esattamente una grande città. Direi che si tratta semplicemente del luogo in cui sono nato e cresciuto, ed è quindi inutile negare che sia un posto a me molto caro, nulla di più, e di certo nulla di meno. Per quello che riguarda la seconda domanda "Come e quando ha deciso di diventare scrittore" la risposta è certo più difficile, diciamo che non è chiaro nemmeno a me del come e del quando io abbia deciso di intraprendere la carriera dello scrittore, anzi, a dirla tutta non sono nemmeno certo di voler scrivere per il resto della mia vita, considerando anche la mia età non esattamente avanzata. Posso dire però una cosa, ovvero che scrivere è senza dubbio una delle migliori cose che io abbia mai fatto, a prescindere dalla volontà di diventare scrittore.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Decisamente la sera, non saprei dire esattamente il motivo, ma credo che sia tutto un po’ più bello la sera.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Alessandro Baricco. Non mi delude mai con le sue opere.



4. Perché è nata la sua opera?

Non c'è un motivo veramente degno di interesse. Banalmente, avevo solo voglia di scrivere qualcosa. Avevo già provato con alcune storie che però non sono mai andate oltre il primo, o il secondo capitolo. Poi un giorno (Di sera) avevo questa idea in testa, questa trama che cominciava a disegnarsi, e così decisi di sedermi al computer, e, una parola dopo l'altra, cominciai a scrivere. Il resto è stato molto più semplice e naturale di quanto si possa pensare. Effettivamente mi trovo quasi in imbarazzo nel descrivere il "Perché" di questa opera, in quanto, un perché, come spesso succede, non c'è.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Se consideriamo la formazione letteraria in un senso più ampio del termine, intesa come libri, esperienze, e momenti che ho avuto la fortuna e la sfortuna di vivere nella mia vita, allora posso dire che mi sono serviti, come spinta e ispirazione per creare qualcosa che riuscisse, indirettamente a parlare di "Contesto sociale", partendo probabilmente, anzi, senza dubbio, dal mio.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere è un modo per descrivere la realtà evadendo da questa. Credo che scrivere sia un grande lavoro di evasione dalla realtà o, per usare un parolone, trascendere la realtà e le cose in generale, per guardarle in un senso più ampio e universale, e tutto questo solo attraverso le nostre esperienze. Ma lo scopo è, probabilmente, quello di trasmettere e raccontare qualcosa che riguarda la semplice realtà. Per farla breve credo sia come una fiaba per bambini: si inventa dal nulla, usando la fantasia, e sembra non aver a che fare con la nostra realtà, però contiene figure, simboli e gesti che riescono ad insegnare molto sulla vita reale.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Molto. Scrivere è un po’ come mettersi a nudo. Alla fine ogni personaggio è nato da me, ed è effettivamente una parte di me. Ma credo che, in modo più generale, nella scrittura, nei periodi, nelle frasi, nelle azioni e nei luoghi, ci sia molto di me.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Una mia amica, la stessa a cui poi ho dedicato il libro. Mi disse di continuare a scriverlo, e alla fine l'ho pubblicato. Il bello è che alla fine lei di questa storia non ne sa nulla. Credo che le farò una bella sorpresa.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Mia madre, dopo molta insistenza (è quasi un imbarazzante cliché). 



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Non saprei, la carta mantiene ancora il suo fascino, e l'e-book è più comodo. Alla fine è la solita lotta tra vecchio e nuovo, ed è forse troppo presto per dare un parere.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

A costo di sembrare antiquato dico che secondo me toglie parte, se non tutto il piacere della lettura. Capisco il vantaggio di una "Lettura-Ascolto" più fluida e veloce, forse più pratica, ma a dire la verità non riesco a farmi piacere l'idea di audiolibro, ci tengo a sottolineare però che questa è solo la mia opinione.



 

 

Mercoledì, 17 Febbraio 2016 | di @BookSprint Edizioni