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19 Ago
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Intervista all'autore - Claudia Vignolo

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nata nel 1964, a Ceva, piccolo centro in provincia di Cuneo, poi, dopo il matrimonio, mi sono trasferita a Villanova Mondovì, a poche decine di km di distanza. Da molti anni ho lasciato il lavoro di commessa, per dedicarmi completamente al ruolo di mamma e moglie a tempo pieno. Amo la lettura e, da sempre, ho l’abitudine di mettere per iscritto le cose più importanti della mia vita e di quella dei componenti della mia famiglia. I miei appunti sono stati riuniti insieme per diventare un libro, quando Valentina, cominciando la scuola media, si è ritrovata in classe con parecchi compagni nuovi, che non la conoscevano affatto. Ho chiesto di poter essere io la sua voce, per favorire il suo inserimento con i ragazzi e gli insegnanti. Valentina non parla, e questo non è che uno dei tanti aspetti correlati alla malattia genetica rara da cui è affetta: la Sindrome di Rett.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Normalmente, se Valentina sta bene e si riposa ascoltando la sua musica preferita e se in casa non ci sono altre persone, il pomeriggio è il momento che dedico alla scrittura.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Come ho già detto in precedenza, amo molto la lettura, in particolare i gialli, i libri polizieschi e quelli infarciti di misteri e arcani, che mi lasciano con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Possiedo tutte le opere di Giorgio Faletti, ma nella mia libreria ci sono anche i libri di Patricia Cornwell, Ken Follett, Stephen King, Jeffery Deaver



4. Perché è nata la sua opera?

Penso che “Solo con gli occhi” possa essere un valido supporto, quasi un “libretto istruzioni”, che sarà di aiuto a tutte le persone che oggi, o un domani, si troveranno ad avvicinarsi o saranno costretti a prendersi cura di Valentina, perché al suo interno troveranno le risposte, i suggerimenti e i consigli per farla vivere al meglio, rispondendo alle sue necessità. Ritengo altresì che altri genitori di bambini disabili, che vivono situazioni simili alle mie, possano trovare conforto nel sapere che non sono soli, e, perché no, forse troveranno degli spunti da applicare nel loro quotidiano. Siamo stati scelti per un compito niente affatto semplice, ma sapere che altre famiglie sono sopravvissute, in qualche modo, potrebbe essere un punto di partenza per recuperare la speranza e unire le forze per affrontare le difficoltà di ogni giorno.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

A 14 anni ho cominciato a lavorare. Studiare era un lusso che non ci potevamo permettere, per questo non ho alcuna formazione letteraria. Ho frequentato l’università della vita, quella che non ti dà un titolo, ma, a volte, ti lascia cicatrici profonde. Ho constatato con mano, che, in certi casi, l’esperienza conquistata sul campo è più importante della laurea di alcune persone che ho conosciuto.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

“Solo con gli occhi” è la realtà, la mia realtà degli ultimi 23 anni. Nello stesso tempo, però è un modo per analizzare la mia vita, per cercare di vedere le cose da un altro punto di vista, per mettermi in discussione e per staccarsi dalla realtà e immaginare come gli altri mi vedano.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Tutto. Nel libro c’è la mia vita, con il mio dolore, la rabbia, la delusione, la rassegnazione, ma anche la gioia, l’affetto delle persone care, l’amore e la speranza di un futuro sereno.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Ho scritto da sola, ma in seguito, negli anni in cui, prima della pubblicazione, ho ricevuto il giudizio delle persone che l’avevano letto, il ricevere commenti positivi, mi ha dato la forza e l’ardire nel provare a far valutare l’opera.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Dopo la stesura definitiva, completa dell’aggiornamento, ho regalato il libro ad una coppia di teneri ed affiatati amici di Cuneo. In cambio ho ricevuto una lunga lettera piena di complimenti ed apprezzamenti positivi, che conserverò gelosamente, insieme alle cose più preziose.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Appartengo ad un’altra epoca. In casa nostra, pur essendo una famiglia di condizioni modeste, facevano bella mostra di sé moltissimi libri, vocabolari ed enciclopedie costose. Ai miei tempi, le ricerche per la scuola le facevamo materialmente sui libri. Negli ultimi anni mi sono avvicinata al computer e al mondo infinito di internet, ma se voglio leggere, voglio un libro vero, di carta. Amo il profumo della carta stampata, il fruscio delle pagine; mi piace poterlo portare con me ovunque, senza preoccuparmi di essere in un punto coperto o meno dalla rete! Adoro leggerlo e rileggerlo, regalarlo, imprestarlo o conservarlo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Appartengo ad un’altra epoca.



 

 

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