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12 Giu
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Intervista all'autore - Paolo Manzione -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ho sempre amato la libertà, non riesco ad adeguarmi, non subisco stare da solo, non voglio essere comandato né voglio comandare.
Vengo dalla terra, da chi ha costruito, da chi non è caduto nel peccato dell’indifferenza, da chi ha vissuto con coraggio e con coraggio, indignato, ha praticato l’azione.
Sono un testimone del tempo, con il declino della modernità affioreranno i valori della civiltà contadina, quelli veri, ci sono ancora testimonianze di quell’impronta mentale e culturale non del tutto scomparsa. Di una civiltà ricca di valori riconosciuti da sempre, quando i valori sono veri resistono.
Non sono nato scrittore, ho l’interesse di scrivere e descrivere tratti di vita, di riflessioni che mi spingono a raccontare significati ulteriori verso i nostri puri e più necessari bisogni.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Di notte, scrivo prima che risorga il sole, la serenità della notte, in un momento vero, perfetto, il silenzio, l’oscurità della natura, la calma fascinosa delle tenebre da cui scaturiscono tanti concetti, tanti significati, fatti narrati, per raccontare fenomeni che esaltano esperienze umane vissute e patite. Un modo di stare nel testo.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
La lettura mi affascina, mi porta in altri tempi, in altre vite, prediligo tutti gli autori capaci di portare pensiero, riflessione, emozioni.
 
Perché è nata la sua opera?
Ero appena ragazzo, ero affascinato dai racconti delle generazioni precedenti, erano i custodi della natura, dell’ambiente, della tenuta sociale, una profonda cultura arricchita dai saperi popolari, della conoscenza tramandata attraverso il racconto, una narrazione che offriva un sapere sull’ identità popolare, potente, infinita; esempio di valori mai andati perduti. Ho parlato della famiglia, degli amici, dei parenti, dei vicini, che erano considerati benevolmente; come anche la terra, l’acqua, la natura, erano rispettati. Il racconto era un’attività fondamentale per l’apprendimento dell'identità educativa, dava alla famiglia un suo proprio senso di appartenenza, senza mescolanze, né alterazioni. Testimonianze, insegnamenti, attraverso i quali un familiare si considerava appartenente a un'entità di gruppo, con la conseguente presa delle regole e dei valori in essa condivisi.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tutto; l’ambiente sociale in cui vivo è il pilastro del mio essere, delle mie abitudini di vita. La cultura popolare, i gruppi con cui interagisco, le tradizioni sono stati elementi costitutivi, strettamente correlati al buon comportamento, alla moralità.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Chi scrive racconta sé stesso, il mio scrivere racconta di realtà vissute con onore, lealtà, dignità, di un tempo passato da poco, nello scrivere, con po’ di sforzo dell’immaginazione, torno in quel tempo. Il mio mai sopito desiderio e di tornare ancora con quelle magnifiche persone, uomini di valore, di fermezza mentale che nella loro vita, al primo posto, mettevano l’onore, la dignità.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto; sono ciò che ho raccontato, sono ciò che sono stati, non sono mescolato in nessun ammodernamento, sono e sarò parte di loro, sono il seguito.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La cultura di un popolo ricca di conoscenze, di valori e tradizioni, la storia dell’identità popolare che ha regolato i rapporti degli uomini con la natura. Fin dai primi anni di vita ero mosso dal fascino dei racconti di tre generazioni: dei bisnonni, di un nonno eccezionale e dei miei genitori, riguardanti la percezione del tempo, della memoria, della loro capacità di vivere in armonia con la natura.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
In primis ha letto il mio scritto una persona speciale, che porge dedizione, sentimento e passione; già scrittore, autore di diverse opere importanti. Un grande e stimato dirigente scolastico.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
I libri vanno accarezzati, annusati, e sfogliati, leggere, soffermarsi e pensare, riprendere, deliziati dal piacere della lettura. L’ebook è solo una tecnologia nel mondo della lettura. Una favorevole possibilità per chi ne ha bisogno.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una tecnologia che porta la lettura fuori dalla riflessione, dal pensare, ascoltare in modo rilassato e addormentarsi nella noia. L’audio libro non stimola l’immaginazione di essere te stesso il protagonista nella lettura del racconto. Di vero c’è che nonostante la minore immersività l’audio libro è uno strumento fondamentale per le persone con difficoltà visive.

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