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22 Apr
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Intervista all'autore - Enrico Roccatani -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Ceccano, un piccolo borgo in provincia di Frosinone, città industriale nel Lazio, in Italia, dal Prof. Ettore, specialista in Chirurgia Medica, e Carolina Mariani, una grande madre completamente dedita alla cura della casa e della famiglia.
Ho perso i miei genitori molto presto (mio padre è morto nel 1962, quando avevo solo 5 anni, mia madre quattro anni dopo, nel 1966). Ma non ho perso il mio amore per la vita, grazie a tutti i miei fratelli e sorelle (sono ultimo nato di sette figli, il "piccolo" della famiglia): in particolare grazie a mia sorella Anna, che mi ha dato educazione e amore come una madre, dopo la morte dei miei genitori. A Ceccano ho effettuato i miei studi per l'istruzione primaria (elementari e medie) fino alla seconda media. Successivamente un trasferimento nel capoluogo ciociaro (Frosinone) dove ho frequentato la terza media, con risultati alquanto disastrosi dovuti anche alla situazione difficile che stava attraversando la mia famiglia. Successivamente mi sono trasferito per prendere finalmente la licenza media a Perugia nel Settembre 1971, nel Collegio ONAOSI per orfani di medici. Ho iniziato lì a studiare il pianoforte da quando avevo circa dodici anni; ivi ho completato i miei studi. Parallelamente ho sempre avuto l'inclinazione a scrivere, soprattutto poesie e brevi racconti, ma mai avuto occasione di pubblicarli.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Intorno e dopo la mezzanotte. Non so perché, ma sono i momenti in cui l'ispirazione prende il sopravvento. Sarà perché come musicista amo il jazz.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Uno scrittore contemporaneo (anche se del secolo scorso): il grande Alberto Moravia.
 
Perché è nata la sua opera?
Per un desiderio di comunicare quanto ho potuto sperimentare in questo viaggio che è la vita, specialmente in relazione alla difficoltà superate grazie anche ad un percorso di cammino spirituale. Quando si trova una via che ti aiuta a superare le sofferenze, ed è reale, ritengo importante trasmetterne l'essenza. Anche se comprendo che ogni situazione è personale e relativa ad ognuno.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto. Dal modo in cui ho vissuto la mia particolare infanzia, ai periodi della scuola e alle difficoltà incontrate all'ingresso nel mondo del lavoro.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me è sinceramente un tuffo nella realtà, un approfondimento della conoscenza della vita. Assolutamente non è evasione.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto e di più.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia figlia senza dubbio. Poi un apporto importante le persone della mia Comunità parrocchiale, che sono come fratelli e sorelle, con i quali ho da tanti anni condiviso tutto.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A una delle mie sorelle più grandi, che è colei che mi ha cresciuto da quando sono orfano.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
È un utile supporto, senz'altro. Ma la carta non verrà mai superata. Il digitale è utile ma avere la presenza di un libro da toccare e sfogliare è tutta un'altra sensazione.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Utile per dare possibilità ai non vedenti. Di farli partecipi e destinatari di un prodotto culturale.

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