Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è un bisogno vitale, un’esigenza profonda che nasce dall’urgenza di dare forma ai pensieri e di dare voce alle emozioni più intime. È un atto creativo attraverso un processo di esplorazione interiore, un viaggio dentro sé stessi e oltre i confini del reale, alla ricerca di significati nascosti.
Attraverso la scrittura, cerchiamo di comprendere il mondo, di dare senso all’esistenza e di lasciare una traccia di noi stessi. Ogni pensiero è un frammento di vita.
Scrivere è il potere di viaggiare senza muoversi, di vivere più vite in una sola.
Ma scrivere è anche memoria: un modo per fissare il presente, per trattenere istanti destinati a svanire. È vivere due volte: una nel momento in cui si sperimenta la realtà, l’altra nel momento in cui la si rielabora sulla pagina.
Alla fine, scrivere è l’unico modo che conosco per lasciare una traccia del mio passaggio, per esistere oltre il tempo e rendere eterno ciò che altrimenti andrebbe perduto.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In ogni pagina di questo libro è presente una parte di me. Alcune esperienze affondano le radici nella realtà, altre sono rielaborate, ma tutte nascono da qualcosa che ho vissuto, sentito o immaginato profondamente.
Scrivere è inevitabilmente un modo di raccontarsi, anche quando si pensa di celarsi dietro la finzione. Forse non troverete episodi esattamente riconducibili alla mia vita, ma le emozioni, quelle sì, sono autentiche.
Potrei dire che questo libro è come un cocktail: un equilibrio tra vita vissuta, fantasia e un tocco di mistero. Quale ingrediente prevale? Lascio al lettore il piacere di scoprirlo.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest’opera è stato un viaggio dentro me stesso, un percorso attraverso cui ho dato voce a pensieri ed emozioni in cerca di espressione. È stata al tempo stesso una sfida e una rivelazione, un modo per confrontarmi con i miei limiti, rileggere il passato e immaginare il futuro attraverso le parole.
È stata un’avventura intensa, faticosa e meravigliosa, simile a scalare una montagna: ci sono stati momenti in cui la fatica sembrava prevalere, in cui ho pensato di fermarmi, ma arrivare fino in cima ha ripagato ogni sforzo con una soddisfazione indescrivibile.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
I titoli sono come le storie: alcuni si svelano subito, altri si fanno rincorrere a lungo
Curiosamente, il titolo è arrivato prima ancora della storia. È stato il punto di partenza, una sorta di bussola che mi ha guidato nella scrittura.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei con me un’opera di Giacomo D’Acquino, perché le sue parole sono state per me una vera e propria bussola, una costante fonte di ispirazione e saggezza. In un luogo lontano da tutto, la sua scrittura sarebbe come una compagnia silenziosa, capace di offrire conforto e di guidarmi nel viaggio solitario.
È stato il mio mentore e un maestro di vita, e anche nel silenzio assoluto di un’isola deserta, le sue parole continuerebbero a essere un faro che illumina il cammino.
Ebook o cartaceo?
La scelta dipende dalle circostanze. Per la lettura quotidiana o quando sono in viaggio, l'ebook è sicuramente comodo e pratico. Tuttavia, quando ho il tempo di fermarmi e immergermi completamente in una lettura, non c’è nulla che possa eguagliare l’esperienza del cartaceo.
Il cartaceo ha un fascino unico. C’è qualcosa di magico nell’aprire un libro, nel sentire la texture della carta tra le dita e nel respirare il suo profumo. È un’esperienza sensoriale che l’ebook, per quanto utile, non riesce a offrire.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non c'è stato un momento definito, ma piuttosto un percorso continuo di scoperta di me stesso attraverso la scrittura. Ho iniziato a scrivere perché sentivo un'esigenza profonda di esprimere ciò che abitava dentro di me, di dare forma ai pensieri e alle emozioni che mi attraversavano.
Non è stata una decisione repentina, ma piuttosto una consapevolezza che è maturata lentamente, un desiderio di trovare ordine nel caos della vita e, allo stesso tempo, di condividere questo cammino con gli altri.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea di Non è mai troppo tardi è nata da un momento di riflessione sulla vita, sulla nostra capacità di reinventarci e di ripartire, indipendentemente dall’età o dalle difficoltà. Spesso ci lasciamo condizionare dai tempi e dalle aspettative, ma ho voluto scrivere una storia che ricordasse a tutti che non c'è mai un punto di non ritorno, che ogni nuovo inizio è possibile.
Un aneddoto che mi piace ricordare risale a quando, seduto al mio tavolo, avevo appena concluso una parte che mi sembrava perfetta. Ma poi mi resi conto che, nel momento di difficoltà, il protagonista doveva compiere un ulteriore passo, osare di più. Quella decisione non riguardava solo la trama, ma spingeva anche me a superare i miei limiti. Fu in quel momento che capii che il libro non era solo un messaggio per il lettore, ma rifletteva il mio stesso cammino durante la scrittura, un percorso di crescita e di sfida personale.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un’emozione unica, quasi surreale. Vedere le parole scritte su carta trasformarsi in un libro tangibile è come assistere alla nascita di qualcosa che, in un certo senso, hai creato dal nulla. Ogni pagina, ogni capitolo, racchiude una parte di te, e quando finalmente lo stringi tra le mani, c’è un misto di soddisfazione, incredulità e un po' di timore. È il risultato di ore di lavoro, di riflessioni e di sforzi, ma è anche un viaggio che non finisce mai, perché il libro continua a vivere nelle mani dei lettori.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona che ha letto il mio libro è stato un anziano maestro di scuola, che per me è stato una guida non solo durante gli anni scolastici, ma anche nella vita. È stato lui a farmi capire il valore delle parole e della scrittura. Quando gli ho dato la prima copia, mi sentivo come se stessi condividendo una parte di me con qualcuno che aveva avuto un’enorme influenza sulla mia crescita. La sua opinione è stata per me un dono, e sapere che era il mio primo lettore mi ha emozionato e reso ancora più consapevole del valore di ciò che avevo scritto.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che l’audiolibro rappresenti una fantastica evoluzione del modo in cui fruiamo della lettura. Offre un'opportunità unica di vivere una storia mentre siamo in movimento, magari durante un viaggio o mentre svolgiamo altre attività. In un certo senso, rende la lettura più accessibile, avvicinando nuovi lettori e superando barriere di tempo e spazio. Però, sebbene apprezzi la comodità e l'innovazione dell’audiolibro, credo che la magia di un libro cartaceo, con la sua fisicità e il silenzio che crea un rapporto intimo con il lettore, rimanga insostituibile.
