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BookSprint Edizioni Blog

10 Mar
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Intervista all'autore - Giuseppe Terracciano -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato ad Acerra, provincia di Napoli, dove attualmente vivo e dove sono cresciuto. È un posto molto tranquillo, dove non succede quasi mai niente di interessante e se capita ci siano avvenimenti curiosi si tende a ignorarli.
Anche se è sempre una sciocchezza: chi si fa gli affari propri non si diverte. L'adoro. Anche se vorrei non morirci, per il momento ho il desiderio di andare altrove sebbene mi manchi la volontà di spostarmi in località diverse.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Il ritratto di Dorian Gray, di Oscar Wilde. Certo può risultare noioso e lento, e in certi punti lo è effettivamente, ma è una storia che insegna tanto e solo cose vere. La morale è non trattare gli altri come cose, è un promemoria: bisogna ricordare che gli altri hanno sentimenti ed emozioni, che non sono oggetti dei quali servirci e verso i quali permetterci di essere crudeli solo perché ci sentiamo di fare una cosa giusta o semplicemente perché vogliamo divertire noi stessi. E soprattutto insegna che il cinismo, il gusto per il bello e per il piacere sono semplicemente rifugi e surrogati, sostituiti dell'amore; ma l'amore non può essere sostituito che dall'amore, nulla gli può somiglia e niente è come l'amore salvo l'amore, appunto. E poi è un romanzo soprattutto spiritoso che, attraverso ragionamenti i quali sono, in verità, poche volte paradossali, fanno riflettere il lettore e vacillare convinzioni che, purtroppo, sono rimaste per certi versi ancora oggi "vittoriane". Ma tutta la produzione Wildiana è testimonianza della vita e dei suoi dintorni, si vedano le favole per bambini o i racconti brevi, e non ultime le commedie; se poi si vuol conoscere la persona dietro il personaggio Wilde, si leggano le sue lettere ad amici e non, e ovviamente il De Profundis.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Il progresso spesso causa feriti, ma di rado fa morti. Era inevitabile la nascita di tale fenomeno, che reputo positivo e al quale tutti possono con una certa facilità adattarsi. Personalmente credo che la carta non morirà e sono certo che il fenomeno sia la ragione per cui un lettore voglia avere anche la versione cartacea del libro che più lo ha appassionato.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Un amore ponderato. Anche se, per quanto mi riguarda è un amore finito che non finirà mai; io spesse volte mi prendo lunghe pause dalla scrittura e non perché non abbai idee ma perché semplicemente non le ritengo valide abbastanza per dare loro una forma definita tramite la scrittura. Per tornare alla domanda, sicuramente i miei racconti, visto che il romanzo è arrivato dopo altre storie che non so se venderanno mai la carta, nascono tutti da ragionamenti e periodi di riflessione. Penso molto alla stesura di una storia prima di darle vita; penso al contesto storico, ai personaggi e alle loro personalità, al titolo e al finale. Non scrivo mai di getto, senza pensarci, ovviamente succede alle volte ma sono stralci di dialoghi, una battuta o una massima spiritosa. Il resto è preparazione e studio.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La noia e il tempo libero, che sono la stessa cosa, e la mia immaginazione. Ho pensato a un personaggio che ricordasse quelli di Wilde ma più incoerente e umano, fragile in un certo senso; Ettore Biancofiore nasce in questo modo. Ho modellato la sua personalità su alcuni tratti della mia, soprattutto per il suo essere assai indolente e li ho esagerati molto. Attenzione, però a confondere il personaggio con l'autore: Ettore è ciò che vorrei essere ma che non potrò mai essere. Da questo nasce il mio romanzo, che all'inizio aveva un titolo e un finale diverso, ma soprattutto era pensato per essere un racconto breve; così non è stato semplicemente perché la prima idea che avevo per il finale cominciò a starmi troppo stretta, per questo passai alla seconda opzione che avevo in programma ed è stata quella che poi ho effettivamente usato.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Quello di non essere troppo rigidi, di essere più fluidi soprattutto per quanto riguarda il modo di pensare e di vedere il mondo; anche a costo di sembrare incoerenti. Chi non cambia mai idea o ha ragione o semplicemente non ne ha ancora altre. Soprattutto vorrei che il lettore fosse convinto di una cosa di cui sono certo sarà già ampiamente consapevole, e cioè che la propria esistenza può essere stravolta da avvenimenti dei più disparati e che si ha, quasi sempre, il potere di decidere come reagire. Si ha la possibilità di tornare sui propri passi quanto di camminare altrove. In fondo, se esiste la libertà, l'uomo se ne può avvalere solo per scegliere questo: per cosa soffrire e per cosa gioire.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
È stata una curiosità, poi un bisogno e infine un passatempo. All'ultimo anno di superiori, in letteratura, stavamo studiando i poeti del novecento ed Eugenio Montale richiamò la mia attenzione; soprattutto fui affascinato dalla sua poesia: "spesso il male di vivere ho incontrato". Fu questo a spingermi verso la poesia. Prima di allora non avevo scritto mai niente e mai avevo provato il bisogno di farlo, poi mi accorsi di avere troppa fantasia per il verso e passai alla prosa. Autori vari, come Edgar Allan Poe, Howard Philip Lovecraft, Italo svevo, Luigi Pirandello, Oscar Wilde ed Emil Cioran, mi hanno ispirato nella forma e nei contenuti dei miei primi racconti. Io ho inserito semplicemente me stesso e ciò che più mi diverte nella trama di ogni storia ed eccoci qui.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Il cambio di titolo e di finale! All'inizio avevo pesato al titolo "Amore e nobiltà" giacché era ciò che nel romanzo presento. Dopo una breve ricerca ho scoperta dell'esistenza di una storia che aveva già tale nome e pensai ad altro. Il finale sarebbe dovuto essere, come detto sopra, un altro, il primo che mi venne in mente in fase" sceneggiatura " se così posso dire; sarebbe stato molto tragico, con la morte dei due protagonisti principali, Ettore e Sergei. Non mi convinceva fino in fondo e alla fine decisi per l'idea secondaria. È una cosa che faccio con tutti i miei racconti, penso sempre a più di un titolo e più di un finale.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Una sola volta, quando terminai il capitolo undicesimo, pensai che fosse una storia troppo lunga e soprattutto non così originale, volevo per questo interromperla. Mi dissi, però, che l'avrei detto solo a cose concluse; sapete io detesto l'asciare incompiuto un compito, deve annoiarmi terribilmente perché lo lasci perdere. È capitato solo in questo caso, solo con questo mio primo e forse ultimo romanzo.
 
Il suo autore del passato preferito?
Ovviamente Oscar Wilde! È un autore spesso incompreso, anche perché egli non faceva molto per farsi capire, anzi si divertiva molto a non farsi capire dagli altri e il mondo, alla fine, non lo ha mai capito. Oggi si tende a considerarlo uno scrittore brillante, arguto ma nulla di troppo impegnato; è una cosa da superficiali. Wilde ha portato l'instabilità nel pensiero comune; fa dubitare gli altri circa argomenti conosciuti da tutti. Attraverso i paradossi ribalta l'idea consolidata; la gente non è più sicuro di quello in cui ha sempre creduto. Era anche e sicuramente un abile conversatore e probabilmente uno scrittore molto capace e di talento, era un ottimo conformista sebbene si creda il contrario, ed era soprattutto e prima di tutto un uomo buono. Se c'è una cosa, tra le tante che Wilde ci ha insegnato, è la potenza dell'amore. Su questo non mi dilungo, consiglio la lettura del De Profundis per capire tale concetto.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ne penso tutto il bene di questo mondo! Prima di leggere la carta, io ho ascoltato la carta; la metà degli autori citati fino a questo punto, li ho conosciuti tramite audiolibri. Credo che un libro se letto bene ad alta voce, anche da professionisti della voce e della recitazione possa trasmettere pienamente le atmosfere, i personaggi e le loro intenzioni al lettore.

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