Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vivo ad Ivrea dal 1984 ma le mie origini sono sarde. Sebbene in me abbia sempre prevalso la passione per il disegno, ho voluto cimentarmi nella scrittura del romanzo TEXA per avere la possibilità di comunicare al lettore,
oltre alle informazioni visive, anche le emozioni generate dall’immaginazione, cercando di trasfondere in lui tutto ciò che proviene dalla mia creatività, dalla mia fantasia.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Solitamente la sera è il momento migliore per raccogliere le idee, seguire l’ispirazione e scrivere oppure semplicemente dedicarmi alla lettura.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi piace molto Stephen King
Perché è nata la sua opera?
Questo mio primo, e, mi auguro, non unico romanzo, nasce quasi per caso, dopo che avevo scritto alcune sceneggiature per la serie a di fumetti Texa. Una cosa che mi appassiona ancora, dopo tanti anni, è l’avventura, essere capace di farla vivere anche a chi legge il mio racconto, descrivere in modo dettagliato situazioni e luoghi, fare emergere le diverse sfumature caratteriali di ciascun personaggio: raggiungere questo obiettivo mi gratifica profondamente.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Dato che la mia opera è ambientata nel selvaggio West del 1880, precisamente nello stato dell’Arizona, teatro di battaglie tra indiani e soldati, direi che il contesto sociale in cui vivo o quelli in cui ho vissuto in passato non hanno influenzato in nessun modo la mia formazione letteraria. Texa, la protagonista del romanzo, abita a Forte Wilson, tra mille avventure e colpi di scena quotidiani, mentre io conduco una vita semplice, nella mia tranquilla casetta di campagna in Piemonte.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose. Scrivere questo romanzo mi ha dato l’opportunità di esprimere la mia creatività per emozionare il lettore e, nel contempo, sottolineare problematiche sociali di ogni tempo. Nella mia opera compaiono molte tematiche: violenza, razzismo, prevaricazione, corruzione, tutti argomenti, purtroppo, tristemente attuali, ma allo stesso modo metto in risalto anche i sentimenti nobili come amicizia, compassione e altruismo.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di me c’è il desiderio di un mondo in cui siano le migliori qualità, i sentimenti positivi a prevalere su quelli negativi, così come accade ai protagonisti del mio racconto. Alla fine delle vicende che immagino è sempre il bene a dominare il male. È un sogno utopistico in apparenza, tuttavia lo nutro costantemente dentro di me.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
È stato molto importante il sostegno dei miei familiari: via via che leggevano i brani che avevo appena scritto, mi manifestavano il loro entusiasmo e mi incoraggiavano a proseguire. Ho apprezzato molto anche il contributo della persona che ha lavorato all’editing, e la fiducia che altri amici hanno avuto in me.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima persona che lo ha letto è stata la mia editor, assieme ad alcuni componenti della mia famiglia.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Il libro in formato elettronico è certamente un valore aggiunto, con molti risvolti positivi. D’altronde resta vero che tenere un libro tra le mani, aprirlo, sfogliarlo e infine chiuderlo ha un sapore molto diverso, una sensazione unica e speciale.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Un valore aggiunto anche questo, consente di apprezzare un’opera attraverso l’ascolto, non è certo poco. Ben vengano tutte le innovazioni tecnologiche, purché non sostituiscano definitivamente il formato cartaceo di un romanzo.
