Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Direi che per me scrivere è voler comunicare agli altri ciò che passa nei miei pensieri in certi momenti della vita. È un'emozione particolare che mi pervade ogniqualvolta mi frulla per la testa un'idea.
In genere mi assale una strana irrequietezza che si placa solo quando termino ciò che voglio scrivere.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Alcune cose: l'accenno al brevissimo periodo all'università; i fatti di cronaca sul sangue infetto durante il periodo di quando era stato scoperto l'AIDS; il mio lavoro come cameriere nei locali da ballo; la conoscenza di coppie sposate e no con diversi anni di età l'uno dall'altra. Tutto il resto è frutto di immaginazione pensando a come mi sarei comportato io se avessi vissuto un'esperienza del genere. Cercando insomma di immedesimarmi nelle varie fasi della vicenda.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Una grande soddisfazione per essere riuscito a scrivere un romanzo. Ad aver creato una storia come un vero scrittore.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Diciamo che inizialmente volevo scrivere un semplice racconto che volevo intitolare: “La ragazza dal cappellino rosso”. Poi mi sembrava che ricalcassi il titolo di “Cappuccetto Rosso”. Allora vi ho rinunciato. Ma poi invece di un racconto mi sono trovato a scrivere molte più pagine, ma soprattutto a riscrivere più volte le stesse pagine per poter poi aggiungere nuovi episodi. A un certo punto della storia il personaggio femminile principale della storia muore e prima di morire ripete più volte il nome Dakar e allora il titolo mi venne facile perché il compagno le dice: “Ci rivedremo a Dakar!”. Ovviamente per capire tutto il discorso bisogna leggere il libro. Comunque ci tengo a dire che ci sono voluti anni e che il testo l'ho riscritto ben diciotto volte.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
“I sessanta racconti” di Dino Buzzati. Ho letto soltanto: “I sette piani” e “Il mantello”. Vorrei avere il tempo per leggere gli altri.
Ebook o cartaceo?
Sicuramente “cartaceo” perché sulla carta posso scrivere qualche mia impressione, sottolineare qualche frase, fare le orecchiette per tornare a leggere le frasi o i passi che ritengo interessanti. Insomma per me il libro cartaceo è uno strumento di studio.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
La passione per lo scrivere mi è nata intorno ai vent'anni quando ho voluto riprendere gli studi per conseguire il diploma di ragioniere. Dapprima ho scritto delle poesie e successivamente ho provato a scrivere dei racconti. Ecco perché il romanzo è nato come un racconto. Poi ho incontrato mia moglie e insieme ci siamo cimentati sia sulla poesia che nei racconti. E tutt'ora scriviamo e autopubblichiamo le nostre opere.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea nasce in seguito a soventi incontri con una giovane del mio, diciamo, quartiere nelle ore che io andavo a lavorare e lei aspettava l'autobus per andare a scuola. Questa ragazza mi sorrideva sempre quando ci incontravamo. Aveva un sorriso molto bello ed espressivo.
Ovviamente io avevo parecchi anni più di lei e non potevo pensare di comportarmi da stupido, però il mio pensiero da sognatore faceva dei viaggi tutti suoi. Ecco spiegato in breve tanto la nascita dell'idea, quanto gli aneddoti che hanno stimolato la creazione della storia. Insomma quegli incontri, quei sorrisi stimolavano la mia fantasia. "Tutta la vicenda in fondo nasce da un sorriso mancato."
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
É come veder prendere vita le proprie fantasie.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie, Evelina Lunardi, anche lei autrice di poesie e racconti.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non so cosa dire perché a me piace il cartaceo per i motivi che ho già spiegato.
