Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è divertimento. Scrivere è la prova provata che esisti e che vivi.
Lo puoi fare raccontando, raccontandoti o ragionando su qualcosa dello scibile.
Fin tanto resta nelle videate del pc hai sempre paura di non aver espresso quello che volevi.
Poi quando vedi il cartaceo ti prende una dolcezza che rasenta una carezza fatta o ricevuta da una donna. E in quella carezza dimentichi le notti insonni e le giornate che pensavi inutili perché le pagine restavano vuote.
Infine, un po' presuntuosamente, sai che vivrai per sempre. Non è poco.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In Proud Mary c'è molto della mia vita. La mezzadria, il boom economico, le ricorrenti crisi economiche e sociali, gli studi, il lavoro e l'altra metà del cielo, che mi ha aiutato e mi ha preso spesso per mano.
E la canzone dei Creedence Clearwater Revival che conobbi quando avevo quattordici anni l'ho voluta presentare come colonna sonora dei giorni vissuti.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Me lo ero ripromesso tanto tempo fa. Mi ero detto che al penultimo step avrei dovuto raccontarmi. Per ragionare non solo su quello che era successo, ma anche per tracciare un consuntivo della vita che avevo vissuto.
Prossimo alla pensione ho deciso che il tempo era maturo.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo come detto è un ricordo, da sempre portato con me, e che esplicito nel libro.
In verità doveva chiamarsi Roadhouse Blues, ma le mie prime lettrici, da sempre e per ogni libro, mi fecero desistere per le critiche sulla fine del libro e per (oggettivo anche per me) un corposo interludio che, papale, papale, mi dissero: “Guarda che quella parte non quaglia". Quando due amiche da sempre ti dicono così, si fanno voler bene ma ti dicono anche che qualcosa non va. Peraltro lettrici accanite che han messo su un gruppo di lettura.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Non potrei mai portare solo un libro.
Sarebbe da sciocchi. Anche perché i miei scrittori preferiti sono diversi e sono tutti saggisti.
Mi porterei sicuramente carta e penna per scrivere o un computer con un'autonomia illimitata. Come dico anche nel libro, l'isola deserta è non plus ultra dell'attuale momento che vivo.
Ebook o cartaceo?
So di essere un "boomer”, per cui sono affezionato al cartaceo e quando entro in libreria entro in un mondo affascinante che neanche il corriere che mi porta il libro ordinato può scalfire.
Ma sono anche abbastanza realista per capire che l'Ebook è il futuro. Peraltro mia figlia mi insegna.
Vorrei solo che il cartaceo rimanesse finché sarò in vita.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Gli inizi hanno avuto a che fare con il lavoro. Dovendo commentare leggi, o giustificare scelte politiche e tecniche che mi avevano visto coinvolto.
Poi mi sono accorto che mi piaceva scrivere. L'ho fatto solo attraverso saggi, se mi si permette.
Quindi Proud Mary è il primo racconto (o romanzo) in cui mi cimento.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'aneddoto è riportato all'inizio del libro. Ed è il motivo della sua nascita.
Alcune colleghe di lavoro avendo già letto altre cose del sottoscritto, mi hanno sfidato a raccontarmi, prima di andare in pensione. Ed ecco Proud Mary.
Pare abbiano intuito ciò che mi balenava già in mente.
Naturalmente sono state le prime a leggere e commentare i miei periodi.
Avuto il loro benestare mi sono attivato.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
E', come detto, come se nascessi e vivessi di nuovo.
Ora attraverso le tue considerazioni nei tuoi saggi. Ora raccontando la tua realtà, come ti appare e come l'hai vissuta.
Allora, frase da sempre abusata, il libro è come un figlio, un fratello o un padre che ha accompagnato le tue idee e accompagna la tua voglia di esistere.
Quando inizi a scrivere il libro è già tutto nella tua mente. Hai solo da trasferirlo per essere leggibile e renderlo condiviso.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Ho tre amiche che leggono da Carofiglio a Scurati, passando da tanti altri che non conosco perché come detto la mia biblioteca, salvo alcuni mega-classici, è un repertorio di saggistica.
E sono loro che decretano se il libro è pubblicabile. C'è da dire che non sono per niente accondiscendenti con il sottoscritto in materia. Se lo scritto non le appassiona te lo dicono in faccia come se non ti conoscessero.
Peraltro è per questo che le ho scelte, o forse, mi hanno scelto.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
In verità come si ascolta una canzone si può ascoltare anche un narratore che ti legge un libro.
Ma secondo me si perdono due occasioni.
La prima è la particolare atmosfera che si instaura tra lettore, autore e libro.
La seconda è l'attenzione riguardo alle voci narranti.
C'è chi preferirà Eminem e chi Robert Plant.
Non sto a dirvi chi potrei seguire.
