Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato e cresciuto a Canosa di Puglia, un paese agricolo e archeologico dove la storia si respira in ogni suo vicolo. Terminato il liceo, ho scelto la via più facile e sicura, decidendo di lavorare nell’azienda di famiglia, come appunto agricoltore.
Ciò mi ha permesso di viaggiare e valicare nuovi orizzonti, ma ad ogni mio ritorno, il paese mi sembrava sempre più opprimente. Da qui ho maturato la consapevolezza di imbarcarmi nella scrittura, come una nuova passione, per evadere dalla realtà quotidiana.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Preferisco la sera, quando decido di restare a casa, evitando così distrazioni e cattive abitudini.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Direi Umberto Galimberti, condividendo temi come l’alienazione della società in cui viviamo, dove io stesso nutro una critica costruttiva simile alla sua.
Perché è nata la sua opera?
Sono sempre stato favorevole all’eutanasia, ma qualcosa di più profondo mi ha spronato a scrivere questo libro, affinché fosse un grido di protesta, lui: il mio forte è audace cane corso Barone. Ammalatosi di leishmaniosi, morì di stenti fino al suo ultimo respiro, mentre lo osservavo giorno dopo giorno spegnersi silenziosamente; tutto questo, solo perché mio padre era contrario al mio pensiero. Ricordo ancora con rancore questo episodio.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Fortunatamente l’unica scelta giusta che ho fatto da adolescente, è stata l’iscrizione al liceo. Tale scuola mi ha arricchito di amicizie sane e regolari. Una scuola diversa avrebbe di sicuro alterato il mio futuro.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Dipende dal mio umore. Inizio a gettare le basi del progetto lasciandomi ispirare dal mio status mentale.
Ps: ne ho parecchie di idee in cantiere.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto. In ogni personaggio c’è molto di me, dall’inizio alla fine del racconto.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi tutti i parenti che purtroppo sono passati a miglior vita e che ho visto in prima persona soffrire, fino a quando la ragione ha lasciato i loro corpi.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Sono una persona molto riservata, quindi mostrare quel che scrivo mi crea un certo disagio. Ma con questa mia prima opera tenuta in segreto per quasi un anno, mai avrei pensato di farla leggere ad una amica conosciuta da poco.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Personalmente preferisco il cartaceo, sfogliare le pagine e leggerle in modo naturale. Tuttavia credo che il futuro sia già presente nelle nostre vite. Leggere un libro su e-book rende tutto più semplice, acquistando uno o più libri in pochi secondi e portarli con sé ovunque si vuole. Siamo abituati a ritmi alti nel nostro quotidiano, ecco perché l’e-book avrà vita facile.
Ma leggere un libro su carta ti regala una sensazione di “full immersion” ed è come se si bloccassero gli orologi.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ai tempi del liceo, registravo i testi da studiare e li ascoltavo in seguito durante la notte con le cuffie. Il giorno dopo, nel momento dell’interrogazione, mi sentivo super preparato. Credo che gli audiolibri possano essere un modo per staccare dalla realtà, ascoltando la narrazione mentre si è indaffarati o magari quando si è ad occhi chiusi a rilassarsi.
