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07 Gen
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Intervista all'autore - Mariarosaria Caputo -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è dare una forma a tutto quello che ho interiormente, pensieri, immagini, sensazioni. È un po’ come quando preparo una ricetta, (per me che amo cucinare), e sotto i miei occhi si materializza il piatto che avevo in mente.
Scrivere è cibare l’anima e nutrire chi legge. L’emozione più grande è quando diventa tangibile quello che prima viveva nascosto dentro ognuno di noi.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Questo libro mi rappresenta, ed è la mia vita. Certo una vita dell’inconscio, la vita dell’anima. Parlo di me, dei miei sentimenti, ma in una dimensione globale perché leggendo ogni lettore riconoscerà la propria vita. Chi ha letto già qualcosa ha sentito proprio questo: una profonda identificazione con le sensazioni descritte nei testi.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Per molti mesi sono stata assorbita dalla scrittura. Le parole venivano fuori senza cercarle, una sorta di sblocco benefico. Mi ritrovavo in un’altra dimensione e provavo grande libertà nel poter esprimere quello che non pensavo assolutamente di far leggere ad altri.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
Ho iniziato a scrivere questi testi da una frase che mi martellava: “Ho rubato”. Quindi è stato semplice pensare alla parola “Ladra”. Però qualcuno mi ha fatto notare che “Ladra” è un titolo troppo forte per delle poesie. A “Ladra” non ho rinunciato, però ho aggiunto “povera anima”. Anche così mi sembrava che non funzionasse e allora è nato il titolo definitivo: “Anima ladra”.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Senza alcun dubbio uno dei libri di Valérie Perrin. È la mia scrittrice preferita. Sto leggendo il suo ultimo romanzo “Tata” e come gli altri ha il potere di appassionare e catturare con potenza il lettore. “Cambiare l’acqua ai fiori”, “Il quaderno dell’amore perduto”, “Tre”, li vorrei tutti con me. Ognuno a suo modo aiuta a sentirsi meno soli.
 
Ebook o cartaceo?
Non dirò subito cartaceo, perché è ovvio che chi ama scrivere, ama leggere e possedere fisicamente il libro, come in una storia d’amore che non può vivere solo in maniera virtuale. Ma l’ebook è un’opportunità che non possiamo bocciare a priori e il solo modo per alcuni di leggere.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Scrivere in ogni momento possibile, in ogni angolo è stata una continua scoperta, una continua sorpresa, ma non mi ritengo scrittrice e non sento di aver intrapreso nessuna carriera, non ho grandi aspettative. Piuttosto direi che ho iniziato un percorso. Mi auguro di continuare e di portare a termine altri progetti. Di sicuro questa è una bella sfida.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questa raccolta di testi poetici è nata nel 2013, in un momento per me difficile. Scrivevo sul cellulare in qualsiasi posto mi trovassi. Poi, ho cambiato cellulare e ho smesso. Durante il covid volevo riprendere a scrivere ma non riuscivo a recuperare i primi testi. Non so come il vecchio cellulare si è riacceso e ho copiato tutti i testi in un quaderno. Leggendoli mi sono piaciuti e ho pensato di continuare. Tuttavia, soltanto nel 2024 ho steso la maggior parte della raccolta, scrivendo prima su foglietti volanti seduta dove capitava, treno, autobus, panchina e poi ricopiando tutto al computer soltanto quando ero a casa.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere concretamente di fronte a sé il proprio lavoro è un’emozione indescrivibile. Soprattutto la copertina, devo dire la verità, mi ha scossa. La veste grafica è importante e voglio veramente ringraziare chi ha saputo interpretare così bene i miei desideri. Non immaginavo di arrivare a questo punto e quindi mi sento come chi riceve un regalo senza motivo.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Non potevo che sottoporlo a mio marito. Di lui mi fido, lo stimo. Per molto tempo nessuno ne ha saputo niente, ero quasi gelosa e timorosa di far leggere ad altri. Ma un giorno ho deciso che lui, per primo, lui, il mio compagno di vita, dovesse condividerne con me la lettura.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
La tecnologia mi appassiona molto, è un nuovo mondo a nostra disposizione e come dicevo a proposito dell’ebook, anche l’audiolibro è una chance. Immagino quelle persone che non possono leggere e che solo così avranno una voce che legge per loro. La fruizione del libro sarà diversa, ma il piacere derivante dai libri sarà ugualmente appagante. E quindi, “pourquoi pas”?

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