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BookSprint Edizioni Blog

03 Gen
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Intervista all'autore - Anna Ackermann -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono una docente in pensione. Solamente da un anno ho smesso di praticare la professione e devo ammettere che mi mancano molto i miei studenti, i momenti in cui entravo in classe, i loro sguardi, le loro domande, le loro battute.
Mi mancano anche gli scontri, che qualche volta mi mettevano in difficoltà, ma non ho mai sentito nei loro toni astio o qualsiasi altro sentimento negativo e ho un bellissimo ricordo di quegli anni trascorsi con loro. Io sono nata a Bolzano, ma ho vissuto praticamente a Torino e nella cintura della città. Non c’è stato un momento in cui io abbia deciso di fare la scrittrice, ho incominciato a scrivere in un momento difficile della mia vita e, poi, ho capito che era come immergersi in un mondo tutto mio, dove nessuno poteva interferire o farmi soffrire e da allora ho continuato e, molto probabilmente, sebbene io speri di sbagliarmi, scrivere dà molto più a me che ai miei lettori.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La sera è sicuramente il momento in cui il computer ed io troviamo la massima sintonia. Incomincio a navigare su internet per informarmi su quanto accade nel mondo e inevitabilmente, poi, mi ritrovo a rileggere quello che ho scritto il giorno precedente e la storia continua, quasi per magia. Scrivere, per me, è rilassante ed è come vivere in un’altra dimensione e mi dà una pace incredibile. Un po’, come spero, accade a coloro che leggono un libro e si immergono nella storia, affezionandosi a qualche personaggio che più li rappresenta e vivono le sue avventure. Devo ammettere, però, che la stesura dell’ultimo libro ha avuto un percorso meno lineare, forse perché non sono stata benissimo e il desiderio di poterlo finire, mi ha portato a scrivere in qualunque ora del giorno.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Sicuramente mi piace molto la scrittrice Isabel Allende sia per la varietà di tematiche che esplora e sia per il modo genuino con cui affronta gli argomenti legati alla spiritualità, alla condizione delle donne e alla giustizia sociale
 
Perché è nata la sua opera?
Sono una mamma di tre figli: due maschi e una femmina. Sappiamo molto bene tutti quanto sia dura e difficile fare il genitore, quanto siano disarmanti alcune risposte che ci danno i nostri ragazzi e come si sentiamo inutili e impreparati di fronte a situazioni che ci coinvolgono, ma delle quali non ci è permesso di farne parte. Della sofferenza e delle preoccupazioni, che ci investono e ci lasciano senza forze. Il libro “Il figlio Ideale” vuole farci immergere in un contesto, che conosciamo molto bene, ma che ogni volta è nuovo e ogni volta ci sorprende e ci fa capire come non basti una vita intera per prepararci a questo lavoro difficile, ingrato a volte, ma anche incredibilmente meraviglioso.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Parecchio. Ognuno di noi riflette il contesto sociale che ha vissuto e che lo ha formato. Io sono sicuramente il frutto di una famiglia e società patriarcale dalla quale ho cercato di fuggire e credo di esserci riuscita. Oggi la condizione della donna è decisamente migliorata, ma di lavoro ce ne è ancora da fare, basta sentire ciò che accade nel mondo per capire che siamo ancora molto lontani per raggiungere la vera uguaglianza fra uomo e donna
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me, è sicuramente un modo per evadere la realtà, ma nei miei romanzi c’è molta realtà. Io racconto, romanzando, episodi di vita che ho visto e a volte vissuto anche in prima persona. Spesso ci si stupisce come la realtà superi la fantasia e come sia crudele o bellissima. Io vivo i miei romanzi, che io stessa mi emoziono e li rivivo, quando li rileggo.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C’è molto, perché sono un’insegnante e ho visto scorrere davanti a me storie su storie di giovani ragazzi con i problemi più disparati. Ho avuto modo di capire i vantaggi e gli svantaggi di un comportamento educativo da parte dei genitori, i quali molte volte credono di essere nel giusto, di comportarsi in maniera adeguata, ma i risultati lasciano intendere che non sempre agiamo per il verso giusto, non sempre abbiamo ragione anche se i nostri desideri e le nostre preoccupazioni ci indirizzano verso certi traguardi. Dobbiamo imparare ad ascoltare e non solamente a pensare, perché la loro vita non è la nostra e loro non rappresentano la nostra gioventù e, soprattutto vivono in un’epoca diversa.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, non c’è qualcuno in particolare, forse le innumerevoli discussioni con i miei figli: la lotta affinché trovassero una loro dimensione e un futuro. I vari confronti con amici che, a loro volta, erano spesso in conflitto con i loro rampolli. Effettivamente non esiste una figura in particolare che abbia fatto nascere la stesura di questo libro, perché scrivere è qualcosa che viene da dentro e sono i sentimenti, le emozioni che ti portano a elaborare pensieri su pensieri e si trasformano in una piccola opera.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mia mamma ha letto capitolo dopo capitolo e ha visto crescere e realizzarsi ogni storia, che spero riesca ad allietare e magari a dare forza a chi si trova in momenti di disagio. Riuscire a convivere con il dolore o con la malattia è una forza che pochi hanno, ma che si può imparare. Mia mamma è ed è sempre stata molto presente in tutti i miei scritti, forse da lei io traggo la mia ispirazione o semplicemente il fatto di leggerle, volta per volta, la continuazione dei miei scritti, mi ha stimolato ad andare avanti.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L’ebook rappresenta una risorsa importante e dà la possibilità, anche a coloro che per svariati motivi non possono acquistare o semplicemente portarsi in vacanza un numero discreto di libri, di avvicinarsi a più letture. Come ho già detto altre volte, l’odore e il rumore delle pagine che si sfogliano è qualcosa a cui non si vorrebbe rinunciare e io, personalmente, se posso, preferisco il cartaceo
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro, come tutte le risorse che sono nate per ottimizzare e invogliare le persone alla lettura, rappresenta, sicuramente, un passo avanti della tecnologia che, però, non potrà mai sostituire il libro cartaceo che invita il lettore ad una sua interpretazione, che viene meno nel momento in cui viene letto da un altro. Senza, poi, tener conto del fatto che al lettore venga a mancare la possibilità e il tempo di immedesimarsi e magari rileggere, alcuni passi che ritiene più significativi o più toccanti.

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