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23 Dic
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Intervista all'autore - Mario Meo -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
I miei nonni si sono recati in Tunisia all’inizio del XlX° secolo. Era l’unica soluzione per sopravvivere non essendo stato possibile per loro farlo nella Sicilia di quei tempi.
In seguito, i miei genitori, mio fratello Gianni ed io stesso siamo tutti nati in quel paese magrebino e vi abbiamo vissuto fino al 1959, anno in cui tutta la famiglia è tornata in Italia.
I motivi che mi hanno spinto a diffondere questi ricordi sul quotidiano in Tunisia sono emersi dopo avere constatato che in Italia poche persone conoscevano questa parte della stori dell’emigrazione italiana e soprattutto si ignorava come viveva la comunità italiana che lì si era andata formando nel tempo.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Essendo ormai in pensione non ho un orario specifico dedicato alla scrittura, questo può essere in qualunque momento della giornata seguendo l’ispirazione necessaria.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Citare un solo autore preferito mi è difficile, anche perché la mia formazione scolastica è iniziata alla scuola francese ed è proseguita in Italia, infatti posso leggere in francese gli autori francesi, da Hugo, Verlaine, Molière, Sagan a Camus e altri. Per l’italiano, oltre i classici leggo Vittorini, Moravia, Lidia Ravera, Camilleri, Carofiglio ed altri.
 
Perché è nata la sua opera?
Il mio lavoro ha avuto inizio durante la pandemia del Covid 19 che ha colpito il mondo. Come tutti, seguendo le prescrizioni che ci vietavano di uscire di casa per evitare troppi contatti con le persone ho pensato di utilizzare tutto quel “far niente” per realizzare un’idea che da tempo mi girava nella testa. Mi ero prefissato di far conoscere in Italia come vivevano e quali erano i rapporti fra le diverse comunità straniere che si erano installate in Tunisia già da vari decenni.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tornando in Italia ho scoperto delle situazioni nuove e per me quasi sconosciute. Alcuni fenomeni della vita sociale come la mancanza di lavoro, le lotte sindacali per ottenere miglioramenti economici a favore dei lavoratori, l’esistenza di grandi patrimoni e di ricchezze smisurate di pochi in contrapposizione con la povertà di larghe fasce di popolazione soprattutto nelle regioni meridionali, la solidarietà internazionale verso popoli penalizzati dai soprusi di altri e tutto questo mi ha fatto acquisire mano mano una coscienza critica e riflessiva che mi fa schierare sempre con i più deboli.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Ricordando la vita trascorsa in Tunisia, i fatti e le situazioni narrati sono ormai storici e irripetibili sia per i cambiamenti avvenuti nel paese magrebino sia perché le comunità straniere che vi risiedevano sono state assimilate alla cittadinanza autoctona o hanno lasciato liberamente il paese.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto il mio racconto narra fatti a me capitati personalmente o che mi sono stati raccontati da persone a me vicine e di mia fiducia.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia moglie Bruna è stata il pungolo continuo per portare avanti la stesura di questo mio lavoro fino al suo compimento. Un grande aiuto è stato dato anche dalla nostra Valentina.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Scaramanticamente aspetto la stampa definitiva del testo prima di parlarne pubblicamente.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non so se l’e-book sarà il futuro della scrittura ma per me sarebbe una grande perdita non avere più il contatto materiale dei libri su carta.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Pensando soprattutto alle persone con disagi fisici o economici potrebbe essere un vantaggio e un aiuto.

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