Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Calabrese trapiantato a Torino per motivi di lavoro. Attualmente pensionato.
Non mi considero scrittore non avendone basi culturali consolidate, ma un tenace amante della letteratura e un divoratore di libri.
Comunque la passione è antica e ad essa ho dedicato molto tempo della mia vita,
avendo cura, peraltro, per discrezione e pudore, di trattenere buona parte della "produzione" nel cassetto.
Ho deciso di dare alle stampe quest'ultimo "divertissement" per farmi un (meritato, penso) regalo.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Le ore antimeridiane.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono fermo a Eco.
Per i classici (Dostoevskij, Kafka, Calvino, Borges, ecc.) ho sempre tempo.
Perché è nata la sua opera?
Perché ho voluto salutare definitivamente la Calabria a modo mio.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, credo, ma credo altresì che abbiano influito gli esempi familiari.
Famiglia d'origine poverissima, eppure mio padre, quando poteva, non si faceva mancare un libro.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un modo del tutto personale di raccontare la realtà e, di conseguenza, molte espressioni gergali derivano da quella.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Lo spirito del protagonista corrisponde in toto all'antico giovanile spirito dell'autore.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno in particolare.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad una amica nella speranza di fattivo soccorso. Purtroppo ho ricevuto apprezzamenti, incoraggiamenti e null'altro. Ma basta contentarsi.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
No, il cartaceo, ha un fascino immortale.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ogni novità è benvenuta. Ma io resto antico