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05 Giu
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Intervista all'autore - Arturo Viale -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Ventimiglia in una casa di campagna lungo la via Julia Augusta in cui la nonna Lilla ha gestito una osteria per decenni nella prima metà del Novecento e fino alla sua morte.
A vent'anni, pur conservando profonde radici, sono sceso in città a lavorare in banca per oltre quarant'anni.
La nonna, che negli anni di guerra aveva tenuto un diario della zona Intemelia, è stata uno dei primi semi verso la scrittura.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Dato il legame dell'autore col mio territorio consiglierei il Barone Rampante
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Personalmente, data l'età, uso l'eBook solo parzialmente quando voglio fare ricerche veloci, reperire testi che non ho sottomano etc.
Sono molto più attratto dai Podcast che considero più favorevolmente degli Instant Book. Per pigrizia uso a volte gli eBook anche per farne una "lettura ad alta voce" utilizzando le funzioni delle applicazioni.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La voglia di scrivere è con me dall'età di diciotto anni inizialmente per un richiamo verso Pavese, Fenoglio, Vittorini etc.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Una delle mie passioni principali è quella di "salvare la memoria" quasi fare un "backup". Agli spunti familiari e personali che sono sempre presenti si sono aggiunte scoperte, notizie, informazioni che ho incontrato progressivamente.
Ad esempio, mio nonno, Arturo come me, a bordo nella Regia Nave militare "Fieramosca", aveva raggiunto Ushuaia a marzo del 1906. A me questa storia era parsa degna del capitano Achab o di Benito Cereno.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Credo che ognuno possa trovare il proprio messaggio; ci sono migranti italiani in cerca di fortuna e soldati italiani che aspettano di tornare in patria. Ci sono situazioni disperate e scoperte fortunose. Ci sono atti di eroismo e di vigliaccheria. È un mondo che non esiste più, a cui si fa fatica a credere.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Ho sempre scritto in modi diversi, per un certo periodo stampando in proprio
"librini" che utilizzavo come strenne agli amici.
Poi quando è stato possibile ho pubblicato con piccole tirature storie di carattere locale a cavallo della frontiera tra Liguria di Ponente e Provenza sempre con attenzione alla conservazione dei ricordi.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ho ricordato che quando ero bambino, nell'osteria della nonna Lilla c'era appeso alla parete della sala un quadro con una cornice fatta con conchiglie di mare che riproduceva la Regia Nave Fieramosca e in un piccolo medaglione il ritratto del nonno Arturo, che non ho conosciuto, raffigurato al rientro nella Darsena di La Spezia.
Poi negli anni non ho più visto quel quadro ed ho pensato che fosse stato incluso nel feretro della nonna, quando anche lei se ne era andata.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Ho avuto maggiori difficoltà che in passato a pubblicare il libro. Ma ero deciso a stamparlo scegliendo tra le diverse soluzioni quella più accettabile.
Credo, come sostengo spesso, di essere stato anche questa volta fortunato.
 
Il suo autore del passato preferito?
Prima di tutti Cesare Pavese che è stato il primo autore che ho letto e poi tra gli altri Jorge Luis Borges.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come ho già accennato preferisco lo strumento del Podcast.
Per una lettura agevolata del libro mi accontento anche degli strumenti esistenti che non ricorrono a prestazioni di attori. Avevo già sperimentato audiolibri in cassetta C60 della Mondadori negli anni '70 ma faccio tuttora resistenza all'utilizzo in sostituzione del libro.

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