Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
In realtà questa decisione non c'è stata mai. A scuola avevo sempre odiato cordialmente l'italiano. Mi sembrava un lavoro inutile dover scrivere di qualcosa che di fatto non conoscevo e pesante l'esortazione a non andare fuori tema.
Mi salvavo solo con la proprietà di linguaggio. Nell'ultimo anno di liceo successe che i professori di lettere si scambiarono le classi, ne approfittai subito per svolgere un tema come pareva a me e il risultato fu di ottenere come voto un nove, invece del sette abituale. Da allora capii che la libertà dello scrittore consiste proprio nell'andare andare fuori tema, che il tema assegnato deve essere solo uno spunto, non un vincolo limitativo. Fino dagli anni dell'università cominciai a scrivere brevi racconti per divertire gli amici e le ragazze. Non smisi più perché se pur saltuariamente il narrare mi sviluppava la fantasia.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Ci sono due fasi diverse. La mattina di solito è più orientata verso la creatività, il pomeriggio verso la riflessione. Per questo ma mia attività è stata sempre molto occasionale, mi mancava il tempo necessario per applicarmi con profitto, infatti durante la professione non ho più scritto. Paradossalmente quando stavo bene non scrivevo, per scrivere dovevo trovarmi in una situazione di malcontento.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Ce ne sono molti. Personalmente ritengo che i russi siano i migliori narratori del mondo, seguiti dai sud americani per la fantasia, poi dall'ironia degli inglesi americani che tuttora scrivono le più vivaci sceneggiature cinematografiche.
Come esempi a caso: Bulgakov per i russi, Marques e Muti per i latini, Hemingway americano. Fra gli Italiani Cesare Pavese, Tomasi di Lampedusa, Pietro Chiara.
Perché è nata la sua opera?
Dopo tanti racconti su base fiabesca, che scrivevo durante gli ultimi anni della professione, quando ero di cattivo umore per la ripetitività del lavoro, decisi di intraprendere un lavoro di più largo respiro, un lungo racconto articolato in capitoli, perché affascinato delle vicende della famiglia di origine di mia moglie che ritenevo fossero un vero romanzo a saperlo scrivere, come sono nelle vite di tutti a saperle vedere. Udivo i fatti e mi piaceva immaginare come dovevano essere successi, visto che non c'erano più testimoni.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale direi pochissimo, salvo come ho detto l'evasione dalla noia e dal malcontento. La formazione dalle letture molto di più, soprattutto l'abbondanza della letteratura americana. Ma devo dire che anche quella italiana, ora poco apprezzata, da Manzoni a Verga e via dicendo, hanno lasciato una traccia significativa.
Devo dire che, nonostante il genere considerato di minore importanza, per me il maestro della narrativa per me è Simenon. Un vero genio nel far vivere i particolari come fossero presenti al momento.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Come già accennato lo stimolo è l'evasione. Ma poi se non si immagina la realtà raccontata si finisce per annoiare, almeno per me, il lettore deve essere attratto ma anche incuriosito per potersi identificare.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In realtà molto poco, se non una visione piuttosto ironica della vita. Se penso a Gogol (torniamo ai russi) mi ci ritrovo con divertimento.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Pensandoci bene mi viene da dire mia suocera. Il suo modo di riferire i fatti che conosceva, senza nessun commento ma con tanta partecipazione ha lasciato il segno.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Sempre mia moglie, sia per i numerosi racconti, sia per gli scritti di divertimento, persino le lettere se indirizzate a conoscenze comuni.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
In futuro penso che l'ebook sarà l'unica forma di lettura ancora accettata, spariranno anche i libri di scuola, visto che non legge più nessuno. Solo gli appassionati come me.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente considero l'audiolibro una grande frontiera, una forma di sogno ad occhi aperti, utilissima per esempio quando si affrontano lunghi viaggi e ci si vuole rilassare senza affaticarsi, estraniandosi per lungo tempo dalla realtà.
