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BookSprint Edizioni Blog

08 Mag
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Intervista all'autore - Paolo Tolu -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Tutti i miei ricordi nascono dalla mia infanzia, fatta di miseria, nel difficile mondo agropastorale della Sardegna arcaica.
Primo genito di una famiglia di sette figli mia madre aveva patito la fame, così come avevano patito la miseria tante famiglie povere nel paese di San Giovanni Suergiu, paese natio di mia madre. La scrittura non nasce per caso, le radici, la creatività nel mondo dell'arte e della letteratura, è insita nel DNA di ogni persona. Sta' ad ogni essere umano coltivare le sue passioni, studiare, impegnarsi per arrivare a creare nella vita qualcosa di importante. Ho cominciato a scrivere sin da quando frequentavo la scuola elementare, quando vinsi il primo premio per il disegno e per una tema e fui premiato con cinquecento lire e un cappotto castorino della Lebole che mi spinse ad approfondire questa mia vena letteraria. Cominciai negli anni '70 a scrivere poesie. Nel '1977 su prefazione del maestro Enrico Baj pubblicai il mio primo libro di poesie. Un articolo sulla Prealpina di Alessandro Casarin, direttore di RAI 3, mi convinse che dovevo osare di più. Divenni anche un artista di spessore nel panorama artistico italiano. Nel '1977 dopo aver sostenuto un esame mi iscrissi alla SIAE. come autore della parte letteraria.
Il primo impegno come scrittore lo assunsi con il rampante editore Vito Pacelli della BookSprint, con il romanzo " Rivendita n.5 e "Legami, il fratello mancato".
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Tutto il mattino, fino a stancarmi. Scrivere per me è diventata quasi una ossessione, di cui non posso fare a meno.
Scrivere, correggere un testo, eliminare un capitolo e scriverne un altro rimane un arduo compito anche per gli scrittori di professione.
Refusi a parte, la bozza di un libro va riletta con con più occhi, altrimenti si rischia di cadere negli errori più elementari.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
In senso pittorico, sicuramente l'artista a cui sono rimasto legato di più è Enrico Baj col quale ho condiviso sin agli anni settanta la mia vasta esperienza.
Col lo scrittore Aldo Ricci e Mauro della Porta Raffo che mi ha rilasciato una intervista nel mio ultimo romanzo: " Rivendita n.5". Vorrei ricordare per la presentazione del mio libro anche la giornalista Ambra Pintore di Videolina.
 
Perché è nata la sua opera?
È nata come un impulso sentimentale per l'amore per la mia isola, la Sardegna che mi ha dato i Natali.
Descrivere il mondo agropastorale è il residuato adolescenziale di quando a soli undici anni fui costretto a fare il pastore di bovini nella sperduta montagna di Monte Crobu, per contribuire a sfamare la mia famiglia povera.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Quasi o niente ha influito nella stesura di questo romanzo: " Giulia e i due pastorelli", ambientato nella Sardegna arcaica, tra i paesi di Masainas e di Giba. La psicologica nel quale si intesse la trama del romanzo, riporta a scoprire gli antichi valori etici e morali dei nostri avi, dove un calcio nel culo dato dai nostri genitori, era semplicemente visto come un sano saluto per educare un bambino.
La morale comune di oggi ha eliminato questi valori, ucciso la scuola, i principi cardini dell'educazione e del rispetto, dove l'avere a tutti i costi uccide l'essere.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Lo è senz'altro. Evadere è come bere l'acqua cristallina
per chi ha sete e continua ad esplorare oltre la realtà che ci circonda.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto, o quasi tutto. La ricerca etimologica descrittiva del nostro idioma sardo la si attinge da una ricerca meticolosa e lessicale.
Evidenzio nella trama del romanzo tutto ciò che gravita nel mondo passato e presente con cui descrivo buona parte della mia mia autobiografia traslata dai pochi personaggi che reggono la struttura stessa del romanzo: Giulia i due pastorelli.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sicuramente sì! Mio nipote Marco che un autentico lettore dei miei romanzi e la Maida, una giornalista e pittrice della borghesia.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima bozza l'ho fatta leggere a Maria Plaisant un'amica professoressa che conosco da tanti anni. Poi l'ho fatto leggere a mio nipote Marco che non finisce mai di stupirmi.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Avrà senz'altro un futuro L'ebook. Ma la carta stampata, le pagine sgualcite di un libro, col suo odore di inchiostro, emana un risveglio che invita a sognare. Rimane invero, un ricordo tattile, indiscusso, quasi museale nelle circoscritte mura domestiche o nella libreria che fa da custode alle opere letterarie.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È sicuramente un traguardo ancora del tutto sconosciuto che abbisogna del tempo culturale non ancora assorbito nella nostra cultura quotidiana del sapere e del descrivere un'opera d'arte come quella di un libro.

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