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BookSprint Edizioni Blog

06 Mag
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Intervista all'autore - Massimo Viceconte -

Ci parli di Lei. Da dove viene,quando ha cominciato a scrivere ?
Sono sempre stato appassionato della lettura e della scrittura .Ritengo che la formazione dell’uomo non finisca mai e ciò mi invoglia sempre a leggere.
Leggere porta ad aumentare le proprie nozioni e soprattutto i propri orizzonti per cui viene spontaneo travasare questi arricchimenti spirituali in scritti anche per far partecipi gli altri di queste  conquiste.

Quale è lo scopo che ritiene di raggiungere coi suoi scritti ?
Come ho detto nella mia precedente intervista ,lo scopo è quello di affrontare, e quindi contribuire, a risolvere, le problematiche che, a mio parere, richiedono un approfondimento o raggiungere una  più vasta conoscenza di diversi aspetti della realtà.

Ci parli dei contenuti del libro
Nei documentari televisivi vediamo i  primi uomini aggirarsi nelle selve vestiti di pelle, armati con armi rozze (lance ,bastoni, asce di pietra) a caccia di animali per nutrirsi e a loro volta cacciati da altri animali. Questo, centinaia di milioni di anni fa. Poi ci guardiamo attorno e vediamo le nostre comunità ordinate e i loro abitanti vestiti con abiti cuciti da abili artigiani , sappiamo di vivere in un mondo che ha le sue regole, abitiamo in abitazioni confortevoli, non più esposti alle intemperie  e rifugiati in grotte. E’ stato fatto un cammino lunghissimo ma ne conosciamo solo una parte, quella che viene chiamata storia che può farsi risalire a 4-5000 anni fa. Di tutto il resto non si sa nulla  ,non vi sono documenti – se non qualche disegno su pietre o qualche resto umano  ritrovato dagli archeologi .Mi sono allora proposto di studiare il problema e vedere se fosse stato affrontato da qualcuno.
Nel  bagaglio delle mie conoscenze ho visto che non pochi pensatori si sono posti il problema delle origini della civiltà.
Tuttavia le visioni erano diverse. Ma in definitiva si potevano ridurre a due le soluzioni del problema. Da un lato chi ha pensato che le difficoltà , i pericoli della vita sregolata dei tempi primitivi, che non consentivano di godere dei propri beni (sempre minacciati da chi era più forte o da bande di predoni) e, spesso, minacciavano la vita stessa delle persone dovevano necessariamente portare ad un accordo, o  “patto sociale” , tra gli uomini, secondo il quale si rinunciava all’uso della forza  e si affidava a un entità terza   la regolazione  delle relazioni tra gli uomini e la soluzione dei contrasti, onde nacque lo stato. Dall’altro chi riteneva che si era arrivati a introdurre istituzioni che consentissero una vita pacifica ,e in particolare in primis la religione, poi i matrimoni  quindi ii tribunali per la naturale socialità dell’uomo.
Alcuni critici ,in ispecie, del Vico lo accusano, per via della sua teoria dei corsi e ricorsi, di non avere compreso che  il progresso è  illimitato. Ma a, mio parere questi critici, a loro volta, difettano nel non avere inteso che il merito del Vico medesimo è stato quello di avere compreso “come e perchè sia nata la civiltà”, come e perchè l’uomo primitivo, incivile, sia diventato civile.

E circa l’attualità del problema.
Vi sono due aspetti. Si dice che per costruire il futuro occorre non dimenticare il passato. A ciò abbiamo ritenuto di contribuire dando al lettore delle chiavi di lettura del suo passato: ”o uomo…ecco la   tua storia”, esclama Rousseau, all’inizio della sua narrazione. Circa l’altro aspetto, più sottile, c’è in questa storia un avvertimento importante, che l’uomo moderno (civile) in un certo senso contiene sempre in sè stesso l’uomo primitivo ( avido e violento), anche se tenuto a freno dalle leggi  civili, morali e religiose. Ma non si può escludere che l’uomo selvaggio possa riprendere il sopravvento. Ne abbiamo purtroppo significativi esempi nei continui eventi bellici e terroristici di questi tempi.

E sui nuovi mezzi di comunicazione digitali ( gli e-book, gli audio-libri) che ci dice?

Come dissi in precedenza  , in altra intervista, ben vengano non possono che arricchire il mondo delle comunicazioni, soprattutto per le nuove generazioni, ma, mi lasci dire, il cartaceo resta il mezzo principale di comunicazione perché consente ,a mio parere ,una maggiore riflessione, sfogliando le pagine,  nonché un rapporto più intimo tra il lettore e il testo ,quasi una simbiosi tra lettore e autore, su un piano di omogeneità  e concretezza. I nuovi mezzi accrescono i canali di comunicazione, soprattutto-lo ripeto- per le nuove generazioni, ma non possono sostituire del tutto il cartaceo; sono opportunità aggiuntive.

 

 

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