Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è un obbligo; non posso vivere senza la scrittura: so di non poterne fare a meno, anche se sono consapevole che costituisca un lavoro ingrato, faticoso e frustrante. Non ne posso però fare a meno.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
L'esperienza diretta o indiretta, ovvero la realtà, non può che costituire la base, il punto di riferimento indispensabile di ogni racconto, di qualsivoglia cosa venga narrata. Non si può perciò chiedere fino a che punto si sia coinvolti personalmente in quel che si scrive. Senz'altro si parte da quel che si vive, dall'esperienza di lavoro e di studio, da ciò che si sente e si conosce. Io ho espresso la mia interpretazione di quanto osservo e mi colpisce, cercando di essere fedele ai fatti, che in un determinato momento storico si evolvono in qualcosa che supera la storia del singolo e si trasformano in sforzo collettivo di cambiamento e di democrazia.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ogni opera di scrittura è un arricchimento interiore. È mettersi a confronto con le proprie forze e sperimentarle, tra dubbi e insicurezze, che si devono superare. Si è in colloquio con sé stessi, ma, nello stesso tempo, si deve cercare la chiave giusta che apre alla comunicazione, agli altri, a chi dovrà leggere e il cui interesse verso ciò che si è scritto va suscitato e stimolato.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo che, mi auguro, sia quella giusta, non mi ha creato nessun tipo di difficoltà. Nella mia vita ho fatto sindacato; conosco quale sia il valore, nella dinamica politica e democratica della storia del nostro Paese, del "sindacato “e come sia importante salvaguardarne la libertà e la forza e rispettare e rendere merito a chi si impegna per difendere i diritti dei lavoratori o delle classi più umili e indifese.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Vorrei con me tutti i libri di Dostoevskij.
Ebook o cartaceo?
Cartaceo.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Da sempre. Ho fatto lettere classiche per amore della letteratura e della scrittura. Al Liceo era per me un piacere fare il compito d'Italiano. Ho vinto, grazie a qualche tema ben svolto, le borse di studio. Scrivere è per me come per un pianista suonare il piano. È sudore della fronte, ma è anche qualcosa di connaturato, di indispensabile, come l'aria, l'acqua, etc.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Come ho già detto, ho sempre seguito la vita del sindacato. Ho conosciuto persone impegnate, serie, disponibili. Nel sindacato si è formata la mia gioventù e l'età adulta. Al sindacato sono rimasta nostalgicamente legata.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Piacere, senz'altro.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio marito.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non ho conoscenze di questo genere. Ho sempre accanto a me una pila di libri, con cui devo mantenere un rapporto "materiale" di contatto diretto, intimo, strettamente personale. Può darsi che attualmente se ne faccia un grande uso e che possa l'audiolibro portare anche a risultati buoni, assolutamente positivi. Come, d'altronde, vedere un buon film. Se chi ascolta riesce a mantenere l’attenzione e a comprendere, e cioè ad entrare nel senso del libro, perché non servirsene?
