Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere significa esplorare il mio mondo interiore, ma anche ricercare nelle persone che mi circondano, nei luoghi e nelle situazioni che vivo spunti e ispirazione.
Per me la scrittura è una ricerca a tutto tondo.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto, in questo come nel mio precedente romanzo. Tutti i personaggi portano dentro un frammento di persone che ho conosciuto o incontrato anche una sola volta e che hanno lasciato in me una traccia. Spesso le situazioni descritte nascono da stati d'animo che ho realmente provato e che rielaboro attraverso la scrittura.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Quest'opera è l'espressione della mia libertà creativa. Non vi è nulla di realmente accaduto, ma c'è tanta verità. Inoltre, il taglio ironico riflette una parte della mia personalità che non sempre riesce a emergere. È una sorta di "rovescio della medaglia".
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta è stata molto semplice, è nata spontaneamente mentre descrivevo il protagonista.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In questo momento porterei l'ultimo libro di Fabio Volo, "Tutto è qui per te", o forse Fabio Volo stesso. È sempre riuscito a "centrare" le emozioni che ho provato anch'io nelle diverse fasi della vita che evidentemente abbiamo attraversato entrambi, visto che siamo quasi coetanei.
Ebook o cartaceo?
Assolutamente cartaceo. Vuoi mettere il profumo della carta, lo scorrere delle pagine sulle dita...
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
In realtà ho sempre avuto questo desiderio, fin da ragazza, ma ci credevo poco. Poi le cose sono maturate, quasi per caso ho preso coraggio e ho inviato il mio primo manoscritto. La sfida maggiore è sempre stata terminare le mie opere, perché dopo "l'ispirazione iniziale", mi sono ritrovata più volte a non sapere come procedere. Sono quella che si definisce una scrittrice "giardiniera", che getta il seme e poi non sa come crescerà la pianta. Spero di riuscire a diventare più progettuale.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo romanzo è stato iniziato bel diciassette anni fa, al ritorno da una vacanza a Praia a Mare, in Calabria. L'entusiasmo iniziale mi ha fatto scrivere le prime trenta pagine e poi, come dicevo prima, mi sono arenata. Nel frattempo, i miei pensieri e le mie energie sono stati assorbiti dalla nascita dei miei due figli e il libro è rimasto lì, nel vecchio PC. Dopo i consensi ottenuti con Casa Pagliero, l'ho ripreso in mano. È stato difficile proseguirlo, perché la ragazza trentenne che lo aveva iniziato era molto diversa dalla donna di quarantasette anni di oggi. Alla fine ce l'ho fatta, ed è stato anche divertente.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Non vorrei sembrare blasfema, ma è un po' come partorire. Si fatica, si soffre, ma poi la soddisfazione è tanta. In più, il libro è una "creatura" fatta a immagine dell'autore, mentre i figli, si sa, sono dardi lanciati attraverso di noi.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
È stata Claudia, un’amica che ama la mia scrittura. Per scherzare la chiamo "la mia lettrice della strada".
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che l'innovazione dell'audiolibro vada incontro alla dinamicità e alla complessità della vita di oggi. La lettura di un libro richiede fermezza e concentrazione. L'audiolibro, invece, può essere ascoltato anche mentre si fanno altre cose, dal passeggiare al fare lavori manuali (conosco donne lo ascoltano mentre stirano). Non dimentichiamoci che è uno strumento utile anche per gli ipovedenti. Quindi ben venga, anche se io preferisco sempre il cartaceo.